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Un breve post su Facebook nella notte di venerdì e si scopre che Giorgia Meloni, mentre Parigi brucia sotto i colpi dei terroristi dell’Isis e le televisioni di tutto il mondo mandano in onda dal vivo il blitz delle teste di cuoio,  si trova nella periferia della Ville Lumière per un fine settimana di riposo dopo la faticaccia di Bologna e il pressing sulla candidatura a sindaco di Roma. Poche parole: “Appena mi sarà possibile uscire dall’albergo porterò la nostra solidarietà a questa città ferita mortalmente. Non solo i francesi, tutti gli europei sono in guerra contro il fanatismo islamico che odia la nostra libertà”. Viene sommersa da centinaia di messaggi da Roma e da mezza Italia e per molte ore la leader di Fratelli d’Italia non è rintracciabile, anche se è costantemente on line su whatsap. Qualche ora dopo un altro post. Lapidario. «Parigi sotto attacco. Da oggi l’Europa non sarà più la stessa. Siamo in guerra e dobbiamo combattere».

Qualcuno lo aveva previsto ed è stato accusato di soffiare sul fuoco. Lei e Salvini, per non fare nomi

Il 13 novembre 2015 verrà ricordato come il giorno nel quale il fondamentalismo islamico ha dichiarato guerra all’Europa. Eravamo stati facili profeti di questa sciagura, avevamo tentato invano di mettere in guardia i nostri governanti sui rischi che stiamo correndo. Perché la verità è che il fondamentalismo odia la nostra civiltà, odia la nostra libertà. E per difendere quella libertà e quella civiltà oggi l’Europa è chiamata a una guerra, perché, ci piaccia oppure no, ci è stata dichiarata guerra e noi dobbiamo reagire.

Quindi auspica un intervento armato?

Non mi pare che i tagliatori di teste dell’Isis siano disposti a sedersi intorno a un tavolo. Dobbiamo dichiarare guerra all’Isis in Iraq, in Nigeria, in Siria, in Libia e ovunque il califfato abbia alzato le sue bandiere. Sono parole forti, per carità, ma fare finta di niente come è accaduto in questi anni, come si vede, non è stata la scelta giusta. Hollande chiude le frontiere? Beh, forse era ora. Noi diciamo basta con l’immigrazione musulmana almeno fino a quando l’Islam non avrà risolto i problemi di violenza interni alla sua cultura. È ora di opporsi senza se e senza ma all’immigrazione irregolare e clandestina: i clandestini devono tornare a casa loro. Basta con gli sbarchi. Vogliamo controlli serrati sui centri culturali islamici aperti in Italia. E che ci taccino pure di razzismo, è lo sport preferito dalla sinistra, laica, democratica cresciuta a pane e finto multiculturalismo.

Salvini inonda la rete di post ruggenti, lei è a Parigi per svago…

Doveva essere un romantico week end e invece mi sono ritrovattestimone di un attacco barbaro alla nostra civiltà. Un incubo. Adesso non c’è più spazio per alibi, scudi ideologici, schermaglie politiche. Sono mesi che Fratelli d’Italia chiede di fermare l’accoglienza dei profughi finché l’Isis non sarà cacciato dal Nord Africa. Va bene l’accoglienza vera, ma i flussi migratori li vogliamo scegliere noi e non farceli imporre dagli integralisti, come di fatto sta facendo il governo Renzi e il ministero degli Esteri. L’Isis controlla le coste libiche e gestisce il traffico di profughi, è l’Isis che decide chi viene decapitato sulla spiaggia e chi invece può imbarcarsi sui gommoni. Ma noi non possiamo consentire che i terroristi facciano la selezione all’ingresso della nostra nazione, perché è più che probabile che gli integralisti usino il traffico di disperati per far arrivare le loro cellule terroristiche. Il mondo piange con Parigi. Da oggi l’Europa non sarà più la stessa. Siamo in guerra e chi fa finta di non accorgersene è ipocrita e complice.