«C’era una volta la “locomotiva tedesca”. Oggi abbiamo la “sanguisuga tedesca”, perché da quasi 15 anni, grazie alla gabbia dell’euro, la Germania si arricchisce sottraendo ricchezza al resto d’Europa. Nel 2016 la Germania realizzerà un surplus record delle partite correnti attorno ai 310 miliardi di dollari, equivalente all’8,9% del PIL tedesco. È dal 2002 che la Germania ha un saldo positivo delle partite correnti ed è dal 2007 che lo fa violando le regole europee che stabiliscono che uno Stato membro non possa generare un surplus superiore al 6% nella media dei 3 anni. Il motivo di questa regola è semplice: se uno Stato membro esporta costantemente più di quanto importa vuol dire che si sta arricchendo impoverendo gli altri. È quello che fa la Germania. Perché è più brava? Forse, ma soprattutto grazie alla moneta unica europea. Prima dell’introduzione dell’euro la Germania aveva un saldo negativo delle partite correnti. Non è una coincidenza. Finché c’erano le monete nazionali, gli scambi tra gli Stati membri erano mitigati dal tasso di cambio delle valute. Questo meccanismo di regolazione naturale è venuto meno con l’euro: la Germania non ha più il problema di un Marco troppo forte per le sue esportazioni e l’Italia non ha più il vantaggio di una Lira che possa rendere più competitivi i propri prodotti».
Lo scrive il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in un editoriale pubblicato oggi dal quotidiano “Libero”.
«Certo, se la UE funzionasse, se l’Italia avesse un Governo serio che facesse sentire la sua voce, se la Merkel pensasse anche al bene del Continente e non solo agli interessi dei tedeschi, se la politica avesse più peso e la grande finanza meno, se, se, se, allora la moneta unica potrebbe anche funzionare. Ma allo stato attuale non funziona. Ce lo certificano i dati Eurostat sull’andamento del PIL, ce lo dicono i dati sugli scambi commerciali, i nostri tassi di disoccupazione, le famiglie sempre più povere e i nostri anziani sempre più in difficoltà. Cos’altro dobbiamo aspettare? Liberiamoci dalla zavorra dell’euro e vediamo come se la cavano i tedeschi a competere con le imprese italiane ad armi pari», conclude Meloni.