“La vertenza AMS sembra non trovare mai fine. Nel settembre 2015 questa società è stata fatta fallire, mentre i motori prendevano il volo per l’israeliana Bedek. A seguito di apposito bando di gara è stata poi venduta a una società statunitense. Sembrava che le attività potessero riprendere anche se sotto una diversa etichetta. In realtà: a oltre 6 mesi dall’acquisto, questa società non ha rimesso in moto l’officina, ma l’ha anzi soltanto depauperata di materiali e attrezzature che sono state portate negli USA, mettendo sempre più in forse la ripresa del lavoro”. È quanto denuncia il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli, che sulla questione aveva presentato diverse interrogazioni al Governo.
“E’ scandaloso come una struttura di assoluta eccellenza – ha aggiunto- sia stata sacrificata in questo modo. Nonostante i ripetuti inviti al Governo, nessuno né Renzi né Gentiloni sono riusciti a fermare questo ennesimo assassinio di una delle nostre migliori specializzazioni impedendo il processo di deindustrializzazione del nostro Paese. Settori importanti, strategici e delicati dal punto di vista della sicurezza vengono svenduti e smembrati, con le relative attività che finiscono ad aziende estere”.
“In questo caso – ha puntualizzato Rampelli – non c’è stato alcun risparmio per la compagnia di bandiera visti i risultati e, anzi, spreco di conoscenze, formazione e know how acquisiti nel corso di lunghi decenni, deprofessionalizzazione, e quel che è peggio, 240 lavoratori senza più un impiego, e con gli ammortizzatori sociali ormai in scadenza”.
“Nell’ambito degli impegni del Governo sul fronte Alitalia, dev’essere valutata l’internalizzazione di questo importante settore evitando di continuare a spedire motori all’estero e affidando il lavoro, invece, a tecnici italiani”.
L’esecutivo- ha concluso il capogruppo- assegni il giusto peso alla questione AMS, data la sua non rilevante entità, trovando un partner più affidabile, di diversa caratura industriale e più all’altezza della situazione rispetto a chi oggi evita anche il confronto con le istituzioni e con le parti sociali, per poter finalmente riavviare l’attività di manutenzione sull’aeroporto di Fiumicino, e tornare a dare un lavoro a 240 tecnici qualificati”.