“Dopo aver superato il processo di demonizzazione referendaria, oggi il Cnel deve sottrarsi alla nuova furia ideologica che rischia di ricondurlo, come in tutte le epoche rivoluzionarie, in prossimità della ‘ghigliottina. Il Cnel ha nell’architettura costituzionale una funzione strategica, compito delle forze vive della Nazione, Parlamento in testa, è adoperarsi per farlo correre al passo con i tempi, migliorarne l’efficienza, consentirgli il necessario aggiornamento di prospettiva, renderlo funzionale ai bisogni della nostra comunità, fornire gli strumenti per ottenere risultati all’altezza delle delicate funzioni che esercita. Occorre a mio giudizio serietà, non propaganda, né giacobinismo. Ricordo che la nostra Costituzione all’art.46 recita: ‘Alla fine della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende’. È essenziale la ridefinizione e il rilancio delle parti sociali, tutte, nessuna esclusa. L’articolo 99 della nostra Carta attribuisce al Cnel un doppio mandato: quello di rappresentare le categorie produttive; e quello di organo ausiliario di consulenza legislativa delle Camere e del Governo nelle materie di economia e sul lavoro. Si tratta di due aspetti di assoluta centralità soprattutto oggi in cui è evidente il pericolo di disarticolazione del rapporto tra Stato e corpi intermedi, e assistiamo, contestualmente, a una crisi della dell’istituto della legge. Non sono stati efficaci gli appelli degli ultimi venti anni ad accelerare il processo di semplificazione legislativa e delegificazione. La misura della qualità di un Parlamento è spesso conferita, bizzarramente, al numero delle leggi che approva. Non si lavora senza che nessuno abbia più il coraggio e l’ambizione di lavorare sul loro taglio, sui testi unici, sulla chiarezza del dettato normativo”.
È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli nell’indirizzo di saluto alla presentazione del Rapporto sui servizi pubblici, presentato oggi alla Camera, presso la sala della Regina.