Si celebra oggi la Giornata internazionale della lingua madre e per l’occasione il giornale on-line ‘In Terris’ ha pubblicato un’intervista al vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, che ha presentato nei mesi scorsi due pdl che chiedono di ‘salvaguardare la lingua italiana come patrimonio prezioso da tutelare’. L’esponente di Fratelli d’Italia ha dato concreta testimonianza della sua premura: presiedendo i lavori dell’Aula, ha sostituito da un testo degli uffici i termini ‘marketing’ con ‘commercializzazione’ e ‘web’ con ‘rete’.
Rampelli entra nel merito e spiega le sue pdl: “Una proposta intervenire sulla Costituzione italiana che ignora clamorosamente la lingua italiana come lingua del popolo italiano. L’altra è una proposta di legge ordinaria che serve ad incoraggiare l’uso, la diffusione e la difesa della lingua italiana, che è oggi presa d’assalto da una serie di convenzioni linguistiche prevalentemente di matrice anglosassone che stanno snaturando il nostro idioma. Si fa talvolta fatica, soprattutto in alcuni settori della società, a pensare in lingua italiana: spesso bisogna tradurre dall’inglese all’italiano.
La battaglia, condivisa da molti colleghi, nasce da una sensazione di fastidio dovuta soprattutto al fatto che persino leggi e decreti italiani hanno iniziato ad avere titoli e terminologie di matrice straniera. Non si tratta soltanto di salvaguardare cultura e identità, ma anche di affrontare un problema di accessibilità: gli atti pubblici dello Stato italiano devono poter arrivare a tutti.
Dal mondo della cultura, a parte qualche resistenza, ho ricevuto sostegno da fondazioni e istituzioni, penso alla Società Dante Alighieri e all’Accademia della Crusca”. Sul ddl di cui si parla in questi giorni, che prevede una certa percentuale di musica italiana da trasmettere in radio, Rampelli evidenzia che “tutti coloro i quali operano in Italia, come media e non solo, devono sentirsi responsabili della diffusione e della tutela della nostra lingua. La lingua italiana è la quarta più studiata al mondo e c’è anche la necessità di tener vivo un rapporto con il mondo cattolico, il cui linguaggio si basa prevalentemente sul latino da cui deriva l’italiano”. Il vicepresidente della Camera ha poi sottolineato come la “battaglia non può essere efficace se non viene combattuta insieme a tutte quelle realtà che fanno cultura, prima tra tutte la Rai”.
Purtroppo il palinsesto della tv di Stato è pieno di trasmissioni e rubriche che hanno i titoli in lingua inglese: è un colpo al cuore. La Rai dovrebbe svolgere un ruolo di promozione e difesa della nostra lingua. Ma oltre alla Rai, anche altre Istituzioni dovrebbero contribuire adeguatamente. Negli aeroporti e nelle stazioni siamo assaliti da vocaboli inglesi, non viene nemmeno contemplato il bilinguismo, dunque può capitare che scendiamo da un aereo in Italia e non troviamo cartelli con scritto ‘benvenuto’ bensì ‘welcome’”.
“Nessun sciovinismo in questa battaglia. Siamo una Nazione di grandi relazioni internazionali: il nostro cibo, il nostro stile, il nostro genio, la nostra musica, la nostra capacità manifatturiera sono apprezzati in tutto il mondo. Difendere le lingue specifiche dei popoli, la nostra è la quarta più studiata al mondo, significa arginare l’omologazione planetaria, che sarebbe una prospettiva triste, perché vedrebbe morire le differenze che da sempre costituiscono ricchezza” – ha concluso il vicepresidente della Camera Rampelli.