“Vorremmo sapere quale siano stati gli indicatori economici, ovviamente presunti…, sulla base dei quali Acqualatina ha deciso di mettere in cassa integrazione i dipendenti della società. Sappiamo dalla lettura dei bilanci che dal 2017 al 2018 (quando verrà caricato sul sito quello del 2019?) l’azienda ha risparmiato grazie ai tagli ben 8 milioni di euro e che il bilancio è in attivo. Peraltro, la società prima di prendere una decisione così importante e drammatica non ha presentato, almeno per senso di responsabilità territoriale e in quanto società con una maggioranza di capitale pubblico, il calcolo delle riduzioni di consumi da parte delle attività commerciali di cui parla che, presumiamo, possono essere abbondantemente compensate dall’aumento dei consumi privati. I profili dei dipendenti che andranno in cassa integrazione riguardano tutto l’organico della società o soltanto la parte consistente, quella cioè che subirà le pesanti conseguenze di una riduzione di stipendi? A questo punto, ci auguriamo che par condicio anche tutto il Cda si decurterà gli emolumenti in sintonia con le decisioni prese per i lavoratori. Desta sconcerto la risposta dell’amministratore delegato Lombardi: crediamo poco probabile che l’Arera abbia consigliato di ricorrere alla cassa integrazione in quanto tale compito non rientra nelle finalità dell’Agenzia. Possiamo sempre chiedere conferma all’Arera. Infine, alla frase secondo cui il ricorso a questo ammortizzatore sociale “è – parole dell’ad – cautelativo in un’ottica di continuità del servizio e di mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario aziendale” facciamo notare che la cautela non dev’essere fatta sulla pelle dei lavoratori. Non vorremmo che e proprio l’applicazione di questo principio cautelativo fosse utile a mantenere l’equilibrio economico-finanziario aziendale. Il che sarebbe comprensibile per un colosso privato americano, ma non certo per una società a maggioranza pubblica i cui soci sono i Comuni del territorio servito da Acqualatina”.
È quanto dichiarano il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia e il senatore di Fdi Nicola Calandrini.