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Il cosiddetto “DDL autonomia differenziata” presentato dal Governo Meloni dà attuazione all’articolo 116 della Costituzione, che prevede per le Regioni a statuto ordinario la possibilità di chiedere allo Stato la gestione diretta su determinate materie, ossia quelle elencate dall’arti- colo 117 della Costituzione: ad esempio, l’istruzione, la tutela della salute, la protezione civile, il governo del territorio, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali.
Per avere più autonomia in questi ambiti la Regione deve proporre un’intesa da stipulare con lo Stato e il Parlamento deve approvare una legge specifica a maggioranza assoluta. L’intero iter, dalla proposta dell’intesa all’approvazione ed ancora dopo durante la vigenza, conosce il coinvolgimento delle Istituzioni interessate e degli organismi di controllo, fino alla scadenza o al rinnovo dell’intesa stessa.
In via ulteriore, oltre al superamento del criterio della spesa storica,
dovranno essere preventivamente calcolati i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) su tutto il territorio nazionale, ovvero il costo minimo che deve avere un servizio che impatta sulla vita dei cittadini. Infatti, se una Regione chiede più autonomia su una materia, gli stessi costi devono essere previsti – e, quindi, coperti – anche per quelle Regioni che non hanno chiesto di avere competenze ulteriori. Inizialmente, dunque, le competenze saranno uguali per tutti. Solo in un secondo momento le Regioni che avranno i requisiti e che lo richiederanno potranno accedere alla differenziazione.
Fratelli d’Italia ha dato un contributo fondamentale per migliorare il disegno di legge. Grazie a noi sono stati riaffermati dei principi sacro- santi, quali il rispetto dell’unità nazionale; la coesione territoriale e sociale; il finanziamento delle Regioni più in difficoltà, anche se non firmano le intese; il coinvolgimento del Parlamento per determinarne il buon esito e la partecipazione attiva delle Istituzioni interessate.