Tutelare le riserve auree conservate dalla Banca d’Italia ma che sono di proprietà dello Stato italiano. È quanto prevede l’ordine del giorno presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, e firmato dai deputati Massimo Corsaro e Fabio Rampelli, nell’ambito della sessione ordini del giorno al disegno di legge di conversione del decreto legge Imu Banca d’Italia sul quale il governo ha posto la fiducia venerdì scorso.
«L’Italia è il terzo Paese al mondo per consistenza di riserve auree dopo gli Stati Uniti e la Germania. La sua ricchezza è pari a circa 2500 tonnellate di oro, per un ammontare complessivo di 110 miliardi euro, con una costante crescita tendenziale annua. Nonostante la natura pubblicistica della Banca d’Italia il processo di privatizzazione realizzato con il decreto legge rende indispensabile un chiarimento: lo Stato deve ribadire che le riserve auree sono di proprietà dello Stato italiano e non della Banca d’Italia, e deve adottare iniziative affinché le riserve auree all’estero siano fatte rientrare nel territorio nazionale entro 12 mesi dalla conversione del decreto legge».
È quanto ha spiegato il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
«Con questo decreto, scritto sotto dettature delle banche azioniste di Palazzo Koch, in tutta fretta per la necessità di irrobustirsi in previsione degli stress test europei, il governo ha di fatto privatizzato la Banca d’Italia aumentando a dismisura le azioni delle banche quotiste, tutte private. Un regalo ultramiliardario a quelle stesse banche responsabili della stretta sul credito con cui stanno affossando l’economia reale di migliaia di imprenditori costringendoli alla chiusura. Non vorremmo che al danno si aggiungesse un’ulteriore beffa: l’esproprio delle riserve auree che di fatto rischierebbero di passare dalla Banca d’Italia alle banche azioniste. Per sventare questa possibilità il governo deve difendere l’interesse nazionale ribadendo che la proprietà delle riserve auree è degli italiani: un bene accumulato con il sudore di tutto il popolo italiano e che, in quanto tale, è e deve essere inalienabile», conclude Meloni.
Roma, 27 gennaio 2014