“Le leggi elettorali si fanno nell’interesse dei cittadini che votano e non dei partiti che le scrivono. Questa proposta non sembra neanche lontanamente corrispondere a questo banale requisito”. È quanto ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni durante il dibattito sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate dal gruppo sulla proposta di modifica della legge elettorale.
“Trovo- ha detto- davvero singolare che si sia attesa, spesso decantata, la sentenza della Corte Costituzionale, per poi proporre un testo di riforma in buona sostanza identico al Porcellum, almeno per le parti sanzionate dalla Corte. Prima di essere ingiusta nei confronti degli italiani, questa proposta è, banalmente, incostituzionale”.
Per quel che riguarda le liste bloccate, Meloni rincara: “La Corte non dice che le liste bloccate, anche se più corte, sono costituzionali. Se noi andassimo a votare con la legge frutto della sentenza della consulta voteremmo con le preferenze, perché le preferenze sono il sistema che meglio consente l’esercizio della sovranità da parte del popolo, che sono il sistema che più fa contare gli italiani. Possibile che non interessi nessuno il fatto che in qualunque sondaggio la stragrande maggioranza degli italiani dice che vorrebbe le preferenze?”
“Abbiamo visto i risultati drammatici delle liste bloccate – ha sottolineato- Parlamentari nominati che hanno come unico compito quello di compiacere chi dovrà rimetterli in lista, e che se il capo lo chiede voteranno anche provvedimenti contrari agli interessi degli italiani, come abbiamo visto due giorni fa con le vergognose norme su Bankitalia. Parlamentari cioè che non rispondono agli italiani che li eleggono ma al capo che li nomina. Parlamentari spesso totalmente estranei al territorio nel quale vengono eletti, e molto altro si potrebbe dire”.
“E non venitemi a raccontare che le preferenze producono corruttela, il rischio di voto di scambio e quant’altro: è una tesi ridicola.Il rischio di un rapporto malsano tra eletto ed elettore è insito nella democrazia, ma si combatte combattendo la corruzione, non la democrazia stessa”.
“La Terza Repubblica non può nascere riproponendo il vizio delle liste bloccate. Non so dove trovi la faccia il segretario del Pd Renzi, che ci dice di essere il nuovo e, nei fatti, ci ripropone il peggio del vecchio. E poveri quei quasi 3 milioni di italiani che sono andati a votare alle primarie del Pd, che hanno perfino speso due euro, che si sono mobilitati, che si sono appassionati, perché credevano che sarebbe cambiato tutto e che adesso si sentono dire che le preferenze non si possono mettere perché non le vuole Berlusconi. Il quale Berlusconi, almeno, ha il coraggio di dirlo che le preferenze non le vuole. Perché tutti gli altri fanno finta. Fa finta Renzi, fa finta Alfano”.
“Il meccanismo di attribuzione del premio di maggioranza – ha aggiunto Meloni- è tale da determinare un’alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio fondamentale di eguaglianza del voto, di cui al secondo comma dell’articolo 48 della Carta. Il meccanismo della proposta nuova prevede la fissazione della soglia al 4,5% per le liste della coalizione che può determinare che la coalizione raggiunga la soglia del premio di maggioranza con uno solo dei partiti della coalizione. Questo partito potrebbe prendere, per esempio, con il 20% dei voti validi il 53% dei seggi, determinando un differenziale tra voti presi e seggi espressi addirittura maggiore in potenza di quello che si determinava con il Porcellum”.
“S’introduce – ha precisato- un altro curioso meccanismo: e cioè quello per cui il partito che supera la soglia del 4,5 – 5% si pappa anche voti degli altri. E si capisce da cosa sia motivata questa campagna di Renzi e Berlusconi contro i partiti non allineati. Dal tentativo di usare il consenso di altri per eleggere parlamentari propri. Che non è esattamente costituzionale, se si tiene conto del dettato costituzionale per cui la sovranità appartiene al popolo, dal quale si desume il principio di difesa della volontà dell’elettore”.
“Per quel che riguarda i partiti piccoli – ha proseguito Meloni- preferisco chiamarli ‘non allineati’. Perché un partito che prende il 4% prende circa 2 milioni di voti, e se 2 milioni di italiani che vanno a votare non contano nulla, allora temo che Renzi dovrà smettere di ricordarci ogni giorno che alle primarie lo hanno scelto quasi 3 milioni di italiani, perché evidentemente contano poco anche quelli. A maggior ragione se frutto di primarie ‘fai da te’ e non normate per legge come noi chiediamo: due milioni certi a fronte di 3 milioni asseriti o presunti”.
“Norma antiribaltone: non abbiamo chiesto – ha ricordato il capogruppo – la modifica delle soglie, ma riteniamo che sarebbe giusta una norma che dica che i voti dei partiti che all’interno della coalizione non raggiungano la soglia per esprimere propri eletti non vengano conteggiati ai fini del premio di maggioranza per la coalizione e non contribuiscano ad eleggere parlamentari dei partiti della colazione che abbiano superato quella soglia”.
“E non parliamo di quello che accadrebbe se è decidesse di formare una coalizione capace di arrivare alla soglia minima del 12% ma che non avesse al suo interno nessun partito capace di superare la soglia del 4,5%. Il 12%: si tratta di ben 5 milioni di voti. Li buttiamo nel cestino perché Renzi e Berlusconi non sono d’accordo con il voto espresso da questi italiani? E questo è costituzionale? E soprattutto, e democratico?”
“Le leggi elettorali – ha concluso- si fanno nell’interesse dei cittadini che votano e non dei partiti che le scrivono. Questa proposta non sembra neanche lontanamente corrispondere a questo banale requisito”