«Fare e disfare i governi nelle segreterie di partito o nella direzione del Pd, composta più o meno da 130 persone non elette da nessuno, è un comportamento lontano da quell’idea di Terza Repubblica nella quale Renzi diceva di voler portare l’Italia. A me sembra piuttosto che ci stia riportando nella prima repubblica.
La simpatia degli italiani nei confronti del ‘Rottamatore’ era legata all’immagine di una politica basata sulla verità, di una persona spinta dal basso che cercava consenso contro l’establishment. Con questa mossa Renzi tradisce tutta la sua storia e si rende protagonista di una delle peggiori manovre di Palazzo della storia repubblicana. Questo è il terzo governo di fila nominato che passa sulla testa degli italiani, che a quanto pare devono pagare il 47% di tasse senza avere il diritto di decidere o dire nulla a chi gestisce quelle risorse».
Lo ha detto il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, intervenendo a ‘Radio Anch’io’.
«Renzi predica bene e razzola male – ha spiegato Meloni – Da segretario Pd e dunque da azionista di maggioranza del governo Letta ha votato una serie di provvedimenti per fare gli interessi di certi poteri forti, di una certa grande finanza, di certe certe caste. Ricordo, ad esempio, che il Pd ha bocciato la proposta di revoca delle pensioni d’oro di Fratelli d’Italia. In compenso ha sostenuto il blocco delle indicizzazioni delle pensioni da 1400 euro. Il Pd ha anche votato per la svendita della Banca d’Italia, una legge che considero un atto di alto tradimento nei confronti degli italiani perché svende quel residuo di sovranità monetaria e popolare rimasto e ci priva della nostra banca centrale regalando 7 miliardi e mezzo di euro agli istituti di credito. Ecco, su tutto questo Renzi non ha detto una parola ma in compenso ha richiamato il governo quando si trattava di correggere una norma che riguardava le tasse per ‘Google’, ovvero un’altra multinazionale. E a parte la smisurata intraprendenza di Matteo Renzi, l’unico motivo credibile per fare un’operazione che rinnega tutta la sua storia da segretario Pd potrebbe essere proprio la mobilitazione di certi poteri: non dimentichiamo che nei prossimi mesi ci saranno alcune nomine molto importanti da fare su alcune società partecipate dallo Stato, da Finmeccanica in poi. E non vorrei che qualcuno stesse chiedendo il conto».
Roma, 14 febbraio 2014