“Quanto rivelato oggi da La Verità allunga pesanti ombre sull’ex pm, oggi senatore del M5S e componente della Commissione Antimafia, Roberto Scarpinato. Infatti, risulterebbe che prima dell’audizione di Gioacchino Natoli in Commissione i due si sarebbero sentiti per ‘aggiustare’ domande e risposte. Un comportamento grave, che ostacola e rischia di depistare l’attività della Commissione, volta all’accertamento della verità su quanto accaduto nel 1992 a via D’Amelio in cui trovarono la morte il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta. Scarpinato quindi smentisca, chiarisca o si dimetta perché è inaccettabile che un componente di un’importante commissione, quale quella Antimafia, ne ostacoli la ricerca della verità. Ci attendiamo anche che il presidente Conte esiga da Scarpinato spiegazioni o dimissioni”. Lo dichiara il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan.
“Se i fatti sono come rappresentati da La Verità, non si può evocare l’opportunità o meno della permanenza del sen. Scarpinato in Commissione Antimafia – come sollevato in più occasioni nei confronti del suo collega di partito on. Federico Cafiero De Raho – ma di un’impossibilità per Scarpinato di potere continuare a farne parte. Accordarsi con un audito per precostituire un racconto e, quindi, indurre la Commissione ad apprendere non la verità dei fatti ma quella che interessa a un suo componente, al netto dell’eventuale rilevanza penale, attesta una precisa volontà politica di depistare la Commissione Antimafia da parte di un suo membro. A tacere dell’ennesimo schiaffo recato da una siffatta condotta ai figli del giudice Borsellino, ancora alla ricerca della verità sull’uccisione del padre e delle complicità che l’hanno permessa quando non favorita. Delle due l’una: o Scarpinato è in grado di dimostrare subito la sua estraneità alla vicenda o deve senza indugio dimettersi”, afferma il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.