“Il lavoro è un diritto! Giù le mani dall’Articolo 18” con questo striscione, esposto su via Labicana, i militanti della sezione romana di Colle Oppio di “Gioventù Nazionale”, organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, hanno fatto capolino al corteo organizzato questa mattina dalla Cgil contro il Jobs Act. «Abolire l’Articolo 18 non porterà di certo maggiore occupazione, quella norma è frutto di importanti lotte sociali e andrebbe piuttosto estesa a tutti i lavoratori. Se i datori di lavoro hanno difficoltà ad assumere, non si può pensare di risolvere il problema dando loro la possibilità di licenziare senza giusta causa. Verrebbero così legalizzate nuove forme di schiavitù, oltre a produrre ulteriore precarizzazione e abbassamento dei salari».
Lo rivendicano in una nota gli attivisti, ribadendo quanto già espresso nelle scorse settimane, quando hanno affisso manifesti in tutta Roma.
«Abbiamo voluto compiere questo gesto eclatante – spiegano – anche per lanciare un segnale ai sindacati, che oggi scendono in piazza dimenticando come in questi anni abbiano svenduto i diritti dei lavoratori. Non sono credibili e non ci stupiremmo se quella di oggi si rivelasse l’ennesima manifestazione di facciata, a discapito dei lavoratori che fanno finta di rappresentare. Ma c’è anche un problema di metodo: non si possono approvare provvedimenti così delicati esautorando il parlamento, tramite deleghe in bianco e votazioni in tarda notte con la scure del voto di fiducia sulla testa. Il tutto mentre il Presidente del Consiglio si trovava già a Milano per brindare con Merkel e Hollande. Sorge il sospetto che si tratti del prezzo da pagare da un Governo che, non avendo ricevuto alcun mandato diretto da parte del popolo, non è al popolo che si sente in dovere di rispondere. E non vorremmo che l’abolizione dell’art. 18 fosse solo un feticcio ideologico utile a spostare i riflettori da quelle che sono le vere sfide: detassare il lavoro; difendere il Made in Italy dalla concorrenza sleale; superare le discriminazioni tra lavoratori di serie A e lavoratori di serie B; livellare i diritti verso l’alto e non verso il basso, per tutti.
Questioni alle quali Renzi non ci sembra stia fornendo brillanti risposte».