“Doveva essere un’audizione sulle periferie. È stata una fuga dalla realtà, un proclama elettorale fatto a elezioni finite da oltre un anno, una vera e propria ‘melina’ nel corso della quale i parlamentari 5 stelle hanno deciso di non partecipare, lasciandola sola. Dopo aver chiesto a prefettura e questura di Roma d’intervenire tempestivamente con le forze dell’ordine all’interno dei campi nomadi arrestando gli autori dei roghi in flagranza di reato, ho chiesto al sindaco di fare la sua parte. Ha il potere di inviare immediatamente l’Ama a sgombrare i campi dai rifiuti ingombranti, accatastati insieme ai cavi elettrici rubati, eliminando quindi il ‘combustibile’. E quello di ordinare al servizio giardini o alle cooperative convenzionate con il Campidoglio lo sfalcio dell’erba che quotidianamente brucia intorno ai roghi tossici.
Dopo averci informato che Roma ha 2.900.000 abitanti e i suoi ‘fruitori’ giornalieri sono 4 milioni di persone, che in molti quartieri a ridosso del GRA gli abitanti sono raddoppiati, che le responsabilità dei disservizi sono di altri e che molte speranze sono riposte nell’operazione ‘Roma ascolta Roma’, il sindaco ha detto di non avere gli strumenti per farlo. Incredibile ma vero. La periferia non ne può più, è fuori controllo ed è indispensabile intervenire per spegnere i fuochi, arrestare chi li appicca, impedire che il materiale continui impunemente a essere stoccato”. E’ quanto dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli, commentando il diverbio nato con la sindaca Virginia Raggi durante l’audizione in commissione Periferie.