Ci stiamo avvicinando a una data, l’8 marzo, nella quale il mondo politico e quello della società civile si uniscono per ricordare che ancora oggi la donna non è libera. La discriminazione e molte forme di violenza contro le donne sono attuali e oggettive in ogni settore della loro vita e non si può abbassare la guardia, una guardia che deve restare
alta 365 giorni all’anno. Anzi, l’8 marzo non dovrebbe essere una festa, ma una “giornata” in cui non solo si denuncia, ma anche si fa il punto di cosa è stato fatto e di cosa manca, e in cui chi ha la responsabilità del cambiamento si prende impegni che l’anno successivo dovrà dimostrare di avere onorato. E qui vorrei aprire una parentesi con uno spunto che mi offre la cronaca. Le malattie dei disturbi dell’alimentazione, come anoressia e bulimia, sono in gran parte indotte da modelli culturali che devono essere contrastati attraverso azioni di sensibilizzazione e sanzioni per chi in qualche modo li alimenta e colpiscono in particolar modo le donne sotto i 30 anni. Proprio oggi, mercoledì 6 marzo, ritorna attuale la vicenda di Mariafrancesca Garritano, l’ex-etoile della Scala di Milano che nel gennaio del 2010 ha pubblicato il libro “La verità vi prego sulla danza”. Un testo che denuncia una realtà che molti immaginano, che gli addetti ai lavori conoscono, ma che nessuno aveva avuto il coraggio di rivelare nero su bianco. “Una ballerina su cinque – affermò la Garritano al periodico britannico Observer – è anoressica”. Quell’articolo le costò il licenziamento in tronco, da lì l’idea di rivelare tutto. In un libro. Non c’è ovviamente un’induzione diretta, ma pare, a sentire la ballerina classica e altre sue colleghe, che ci sia una forma di “violenza psicologica” che inciderebbe sull’instaurarsi della grave malattia. Noi non entriamo nel merito della diatriba legale tra la Scala e l’ex etoile per il licenziamento, ma riteniamo che le Istituzioni abbiano il dovere e l’obbligo di approfondire le denunce, cosa che il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, Presidente della Scala come per Statuto, pare non avere fatto. Al di là del caso singolo riteniamo che in presenza di denunce di tale gravità e su temi di largo interesse, sarebbe opportuno istituire una Commissione governativa con il compito di indagare se il problema sollevato è un fenomeno di portata nazionale. In caso affermativo, bisogna intervenire per regolare il settore attraverso norme che sanzionino le “violenze psicologiche” e limitino il modello culturale che vuole la ballerina classica (o la modella) magra fino ad ammalarsi. Il presunto ” danno d’immagine”, subito in questo caso dalla Scala di Milano secondo il giudice che si occupa del licenziamento per “giusta causa”, non può avere un peso superiore al danno fisico e psichico delle persone e al danno che i modelli sociali distorti provocano sulle nuove generazioni. E di modelli sociali distorti ne vengono proposti molti dai mass media e dalla pubblicità. Dobbiamo fare un passo avanti come richiesto anche dall’Europa e dall’ONU per tutelare la salute e la dignità della donna e cominciare ad applicare le Risoluzioni e Convenzioni che tardiamo a siglare. C’è poi, nel caso Garritano anche un altro problema che il mondo femminile spesso deve affrontare, quello del coraggio della denuncia che può costare il licenziamento, come è avvenuto qui, o molto peggio quando si tratta di violenza fisica.
È quanto dichiara Barbara Benedettelli, esponente di Fratelli d’Italia.