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Il 2023 è stato un anno record per l’immigrazione irregolare, con 157mila stranieri sbarcati in Italia e 380mila ingressi illegali alle frontiere europee. Numeri che non si registravano dal 2016, ossia dagli anni della crisi migratoria innescata dai conflitti in Siria, Iraq e Afghanistan. A spingere i migranti, soprattutto economici, verso le nostre coste è stata la difficilissima congiuntura internazionale: dalla guerra in Ucraina, al conflitto tra Israele e Hamas, all’ondata di instabilità politica ed economica che ha investito molti Paesi africani.
Nonostante le proporzioni epocali della sfida che si è trovato ad affrontare, il Governo italiano ha subito messo in campo una serie di provvedimenti per contrastare i trafficanti di uomini e ricondurre i flussi migratori in una cornice di legalità, lavorando con successo per riportare la questione al centro dell’agenda europea. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è riuscita ad imprimere una vera e propria “svolta culturale” in Europa sulla priorità da conferire alla “dimensione esterna” della lotta all’immigrazione illegale e sulla necessità di condividere le responsabilità.
La strategia italiana prevede un approccio a 360 gradi: difesa delle frontiere, rimpatrio di chi non ha diritto a rimanere sul territorio dell’Ue, lotta ai trafficanti e alle partenze illegali attraverso una cooperazione paritaria con i Paesi di origine e di transito. Il rinnovo del Memorandum Italia-Libia e l’intensificazione della cooperazione con questo Paese sull’immigrazione, il Memorandum Ue-Tunisia, raggiunto grazie agli sforzi diplomatici del Governo italiano, il partenariato strategico tra Ue ed Egitto e l’accordo tra Italia e Albania per la creazione di hotspot e centri per i rimpatri in territorio albanese vanno in questa direzione e hanno determinato una netta inversione di rotta.
Nel 2024, infatti, gli sbarchi si sono fermati a 66mila, con un calo del 57,7% rispetto al 2023 e del 36,6% rispetto al 2022. Da alcuni Paesi, come la Tunisia e la Costa d’Avorio, gli arrivi sono crollati di oltre l’80%. Questo ha contribuito ad una diminuzione del 38% degli attraversamenti irregolari su tutto il territorio dell’Ue: è il dato più basso dal 2021, quando i flussi migratori risentivano ancora della pandemia Covid.