Riepilogando la sua storia personale e quella della sua famiglia, si presenta come la sintesi perfetta dell’abbraccio esiziale tra il partito democratico e i poteri forti di Caltagirone. La famiglia Marchini – militante del PCI, a cui ha donato la sede di Botteghe Oscure – ha devastato Roma costruendo proprio quelle periferie che il Marchini sindaco si dovrebbe impegnare a risanare. Alfio Marchini ha rivendicato pubblicamente più volte questa militanza politica sua e della sua famiglia, omettendo però alcuni fatti spiacevoli come l’arresto del mitico nonno Alfio arrestato per tangenti nella vicenda Italcasse. E già ci sembra un bel peccato originale.
Nel 1994 entra nel cda della Rai, nel 1998 diventa editore dell’Unità con il 49, 5 % della proprietà. Sempre perché lui non è di sinistra, ma è oltre i partiti. È stato in decine di consigli di amministrazione: a Roma Duemila spa che lavorò per il Giubileo del 2000, alla Banca di Roma, in Capitalia e poi in Unicredit fino al 2008. Tanto per fugare il dubbio della sua organicità con i poteri finanziari nazionali e romani. Ah, dimenticavamo il meglio: è consigliere amministrazione Cementir, holding del gruppo Caltagirone. Tanto per capire chi avrà il sostegno de “il Messaggero” in questa campagna elettorale.
Ancora dubbi? Alfio Marchini – che con sprezzante senso del ridicolo cerca di accreditarsi come esponente oltre i partiti, i poteri forti e la sinistra – ne è il miglior rappresentante. Di meglio non ci sarebbe. Il centrodestra per vincere a Roma deve trovare una candidatura unitaria, in discontinuità con il passato ma che sia l’esatto contrario di Alfio Marchini. Un candidato libero da condizionamenti, popolare, onesto e capace. Ultima chiamata. Possiamo vincere. Basta volerlo. E non sostenere Marchini.