“Il ministro Alfano ha dato numeri parziali e relativi soltanto ad alcuni scrutini, non all’intero complesso delle operazioni che vedono lo spoglio dei candidati sindaci, quello dei candidati alla presidenza dei municipi e poi per liste e preferenze al comune e ancora nei municipi”. È quanto ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli replicando al ministro dell’Interno Angelino Alfano durante il question time di oggi.
“A noi – ha puntualizzato Rampelli – risultano problemi enormi, centinaia di casi di verbali in bianco o tabelle di scrutinio incomplete che avrebbero già dovuto prevedere un nuovo conteggio delle schede da parte del seggio centrale, anche per i voti di preferenza, come prevede la pubblicazione n. 20 del ministero degli interni. Perché ogni cittadino in democrazia ha il diritto inalienabile a vedere tutelata la propria espressione di voto. Ma così non è stato perché ci risulta che i magistrati che presiedono i seggi centrali abbiano ricevuto la disposizione di “forzare i dati”, cioè di prendere per buoni i riepiloghi dati informalmente e senza alcun controllo da parte del seggio dai messi comunali. Quelli che servivano per intenderci a dare notizie indicative ai media, dovendo accelerare le procedure per proclamare i ballottaggi”.
“In questa bailamme l’unico dato certo – ha proseguito- sono l’incertezza e l’inesattezza dei dati ‘definitivi’ derivati anche dalle condizioni disumane nelle quali i seggi sono stati costretti a lavorare, composti anche da donne, anziani e persone non selezionate in base a caratteristiche di resistenza fisica cui è stato imposto di lavorare fino a 48 ore filate, con conseguenti disastrose gestioni cui più facilmente allignano tentazioni di brogli elettorali. Avevamo ragione noi quando chiedevamo di votare due giorni, visto oltretutto che non si è totalizzato alcun risparmio diversamente da ciò che ha dichiarato il presidente Renzi. Ma anche chi ha disegnato la scheda dovrebbe essere mandato a casa dal ministro perché si è vanificato lo spirito della legge per l’elezione diretta del sindaco che prevede che si possa votare anche soltanto il candidato sindaco. Nella scheda che abbiamo avuto tra le mani questo tipo di voto era impossibile da esprimere perché il nome del candidato sindaco era poco visibile per dimensioni e posizione”.
“È stato un caso – ha osservato Rampelli – o una scelta subdola per svantaggiare candidati più carismatici come Giorgia Meloni rispetto ad altri decisamente meno popolari che potevano sperare unicamente sul voto di trascinamento del proprio partito? Restano comunque modalità di votazione e spoglio borboniche, che in alcune zone della penisola non garantiscono oggettivamente il diritto di voto da parte degli elettori”.
“Piuttosto che avere rischio di brogli nei cento passaggi di mano delle schede – ha concluso- meglio il relativo rischio di brogli di una modalità elettronica fu votazione su cui sono state fatte sperimentazioni onerose mai portate a termine”.