Il 28 Marzo del 1923 con un decreto di Re Vittorio Emanuele III veniva costituita l’Aeronautica Militare Italiana, quella che per i tanti che hanno indossato la sua divisa è diventata “Mamma Aeronautica”.
Legato al mondo aeronautico lo è di certo Vincezo Arcobelli, esponente di primo piano di Fratelli d’Italia in Nord America e Presidente del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, che si lascia andare ad un racconto affettuoso dell’Aeronautica Militare.
Sin dai primi anni del diciannovesimo secolo, ricorda Arcobelli, con il primo volo dei fratelli Wright e con lo scoppiare della Prima guerra mondiale si rese palese l’importanza di istituire con urgenza una forza aerea nell’ambito delle forze armate.
L’arma azzurra ha reso orgoglioso il popolo italiano non solo in Italia ma anche fuori dai confini nazionali. I nostri Aviatori Italiani, infatti, si contraddistinsero sia in ambito militare; infatti, tra gli eroi del primo conflitto spiccò Francesco Baracca, “Asso dei caccia” o “Asso dei cieli”, un pioniere, un visionario e sperimentatore di volo, che lo rese celebre alla storia per aver abbattuto ben 34 velivoli avversari.
Baracca era un romantico dei cieli, diceva ai componenti della squadriglia “di puntare sull’aereo”, quello del nemico si intende, per poterlo abbattere ma cercando di preservare la vita del pilota nemico. Da varie testimonianze, infatti, risulterebbe che dopo un combattimento in aria che lo vide vincitore verificò che il suo nemico, caduto a terra, fosse ancora vivo.
Forse un codice di onore, certamente di altri tempi, ma il suo valore ispirò gli aviatori di ieri ma quelli di oggi anche grazie al suo cavallino rampante, simbolo evidenziato nella fusoliera del suo velivolo, che divenne non solo lo stemma del 4° stormo di Grosseto, ma anche lo stemma che Enzo Ferrari ha reso immortale e famoso in tutto il mondo, come simbolo della Ferrari.
In breve tempo, continua Arcobelli, lo sviluppo dell’aviazione è cresciuto rapidamente e per l’Italia gli aerei rappresentano il modello perfetto di innovazione tecnologica, modernità, eroismo, capacità di impresa e promozione della genialità che il nostro Paese può esprimere.
Così sin dalla nascita l’aviazione civile e militare italiana fu protagonista di numerosi primati e record, alcuni ancora oggi imbattuti, come ad esempio quello di altitudine effettuato su un biplano a pistoni che nel 1938 il pilota Mario Pezzi porto oltre i 17000 piedi.
E come non ricordare le eroiche e romantiche trasvolate, con il volo “Roma-Tokio” nel 1920, i cui protagonisti furono Arturo Ferrarin e Guido Masiero e due giovani motoristi, Gino Cappannini e Roberto Maretto.
Nel 1925 toccò poi al pilota Francesco De Pinedo e al motorista Ernesto Campanelli, che volarono per 55mila chilometri, da “Sesto Calende a Melbourne, a Tokio e poi a Roma”. Due anni dopo, sempre De Pinedo, insieme a Carlo Del Prete e Vitale Zacchetti, furono autori di una crociera di 46.700 chilometri sul percorso “Elmas-Porto Naval – Rio De Janeiro – Buenos Aires – Asunciòn -New York – Terranova – Lisbona – Roma”.
E tra le più importanti avventure come non ricordare la straordinaria trasvolata oceanica guidata da Italo Balbo, con i 24 idrovolanti Savoia Marchetti SM55 che decollarono da Orbetello per arrivare a Chicago e poi a New York in occasione del decennale dell’Aeronautica militare.
In tutte queste occasioni, spiega Arcobelli, le comunità Italiane all’estero accolsero gli equipaggi con una straordinaria accoglienza, basti pensare ai 500.000 italiani che salutarono gli Aviatori con i tricolori italiani al Madison Square Garden di New York, mandando alle stelle l’orgoglio nazionale.
Ma l’ammirazione, la simpatia ed il rispetto non si è fermato tra le comunità italiane, per esperienza diretta, racconta Arcobelli, tutti gli astronauti italiani che sono stati ad Houston, alla sede Nasa, tra cui Vittori, Nespoli e Parmitano, e tutti i piloti che si sono addestrati nella base di Sheppard, in Texas, che è una delle più grandi basi Nato al mondo.
Con tutti loro si sono instaurati rapporti di amicizia, estesi anche alle loro famiglie, e questo affetto dimostrato dagli italiani in america ha permesso loro di sentirsi un po’ più vicini a casa.
Non solo il 28 marzo ma nell’intero anno in cui ricade il centenario si sono celebrate e si celebreranno vari eventi nel mondo per ricordare l’Aeronautica Militare Italiana. Anche se molte cose sono cambiate dai tempi di Baracca resta invariata la passione, il coraggio ed il senso del dovere che anima i piloti e coloro che collaborano alle attività di volo, che ricoprono un ruolo fondamentale, magari meno visibile, considerando che oggi bisogna operare su macchine supersoniche di altissima tecnologia, di quinta generazione e con un’automazione sempre più complessa.
Il compito istituzionale dell’Aeronautica è garantire il controllo e la difesa dello spazio aereo dell’Italia ma anche, in forma integrata con le altre forze armate, dell’Unione Europea e dei paesi Nato, oltre a quello di partecipare alle missioni di pace in tutto il mondo. L’Aeronautica Militare poi si occupa anche di ricerca e salvataggio, trasporti sanitari e qualsiasi altro impiego che sia necessario per le popolazioni di tutto il mondo. Un’arma azzurra che si tinge sempre più di rosa, e che rappresenta un futuro sempre più intraprendente e importante per le tante donne che hanno scelto di volare. Una crescita del mondo aeronautico che è globale e che, tra i tanti esempi, ha portato qualche anno fa l’amministrazione americana a dar vita a “Space Force”.
Credo, afferma Arcobelli avviandosi a conclusione, che il mondo dell’aviazione militare in generale si stia avvicinando sempre di più a quello dello spazio, con iniziative a favore di voli suborbitali, che potrebbero rivoluzionare anche l’aviazione civile.
La conclusione del suo intervento Arcobelli la riserva al mondo dell’Aviazione, a cui appartiene, che ringrazia per essere mezzo di interconnessione e collante tra i popoli più lontani, favorendo la conoscenza reciproca che arriva anche a superare, nel caso delle stazioni spaziali internazionali, divisioni profonde che si vivono sulla terra e che danno speranza per una pace globale.
Centesimo anniversario dell’Arma Azzurra, in volo verso il futuro con gli auguri di Arcobelli
Il 28 Marzo del 1923 con un decreto di Re Vittorio Emanuele III veniva costituita l’Aeronautica Militare Italiana, quella che per i tanti che hanno indossato la sua divisa è diventata “Mamma Aeronautica”.
Legato al mondo aeronautico lo è di certo Vincezo Arcobelli, esponente di primo piano di Fratelli d’Italia in Nord America e Presidente del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, che si lascia andare ad un racconto affettuoso dell’Aeronautica Militare.
Sin dai primi anni del diciannovesimo secolo, ricorda Arcobelli, con il primo volo dei fratelli Wright e con lo scoppiare della Prima guerra mondiale si rese palese l’importanza di istituire con urgenza una forza aerea nell’ambito delle forze armate.
L’arma azzurra ha reso orgoglioso il popolo italiano non solo in Italia ma anche fuori dai confini nazionali. I nostri Aviatori Italiani, infatti, si contraddistinsero sia in ambito militare; infatti, tra gli eroi del primo conflitto spiccò Francesco Baracca, “Asso dei caccia” o “Asso dei cieli”, un pioniere, un visionario e sperimentatore di volo, che lo rese celebre alla storia per aver abbattuto ben 34 velivoli avversari.
Baracca era un romantico dei cieli, diceva ai componenti della squadriglia “di puntare sull’aereo”, quello del nemico si intende, per poterlo abbattere ma cercando di preservare la vita del pilota nemico. Da varie testimonianze, infatti, risulterebbe che dopo un combattimento in aria che lo vide vincitore verificò che il suo nemico, caduto a terra, fosse ancora vivo.
Forse un codice di onore, certamente di altri tempi, ma il suo valore ispirò gli aviatori di ieri ma quelli di oggi anche grazie al suo cavallino rampante, simbolo evidenziato nella fusoliera del suo velivolo, che divenne non solo lo stemma del 4° stormo di Grosseto, ma anche lo stemma che Enzo Ferrari ha reso immortale e famoso in tutto il mondo, come simbolo della Ferrari.
In breve tempo, continua Arcobelli, lo sviluppo dell’aviazione è cresciuto rapidamente e per l’Italia gli aerei rappresentano il modello perfetto di innovazione tecnologica, modernità, eroismo, capacità di impresa e promozione della genialità che il nostro Paese può esprimere.
Così sin dalla nascita l’aviazione civile e militare italiana fu protagonista di numerosi primati e record, alcuni ancora oggi imbattuti, come ad esempio quello di altitudine effettuato su un biplano a pistoni che nel 1938 il pilota Mario Pezzi porto oltre i 17000 piedi.
E come non ricordare le eroiche e romantiche trasvolate, con il volo “Roma-Tokio” nel 1920, i cui protagonisti furono Arturo Ferrarin e Guido Masiero e due giovani motoristi, Gino Cappannini e Roberto Maretto.
Nel 1925 toccò poi al pilota Francesco De Pinedo e al motorista Ernesto Campanelli, che volarono per 55mila chilometri, da “Sesto Calende a Melbourne, a Tokio e poi a Roma”. Due anni dopo, sempre De Pinedo, insieme a Carlo Del Prete e Vitale Zacchetti, furono autori di una crociera di 46.700 chilometri sul percorso “Elmas-Porto Naval – Rio De Janeiro – Buenos Aires – Asunciòn -New York – Terranova – Lisbona – Roma”.
E tra le più importanti avventure come non ricordare la straordinaria trasvolata oceanica guidata da Italo Balbo, con i 24 idrovolanti Savoia Marchetti SM55 che decollarono da Orbetello per arrivare a Chicago e poi a New York in occasione del decennale dell’Aeronautica militare.
In tutte queste occasioni, spiega Arcobelli, le comunità Italiane all’estero accolsero gli equipaggi con una straordinaria accoglienza, basti pensare ai 500.000 italiani che salutarono gli Aviatori con i tricolori italiani al Madison Square Garden di New York, mandando alle stelle l’orgoglio nazionale.
Ma l’ammirazione, la simpatia ed il rispetto non si è fermato tra le comunità italiane, per esperienza diretta, racconta Arcobelli, tutti gli astronauti italiani che sono stati ad Houston, alla sede Nasa, tra cui Vittori, Nespoli e Parmitano, e tutti i piloti che si sono addestrati nella base di Sheppard, in Texas, che è una delle più grandi basi Nato al mondo.
Con tutti loro si sono instaurati rapporti di amicizia, estesi anche alle loro famiglie, e questo affetto dimostrato dagli italiani in america ha permesso loro di sentirsi un po’ più vicini a casa.
Non solo il 28 marzo ma nell’intero anno in cui ricade il centenario si sono celebrate e si celebreranno vari eventi nel mondo per ricordare l’Aeronautica Militare Italiana. Anche se molte cose sono cambiate dai tempi di Baracca resta invariata la passione, il coraggio ed il senso del dovere che anima i piloti e coloro che collaborano alle attività di volo, che ricoprono un ruolo fondamentale, magari meno visibile, considerando che oggi bisogna operare su macchine supersoniche di altissima tecnologia, di quinta generazione e con un’automazione sempre più complessa.
Il compito istituzionale dell’Aeronautica è garantire il controllo e la difesa dello spazio aereo dell’Italia ma anche, in forma integrata con le altre forze armate, dell’Unione Europea e dei paesi Nato, oltre a quello di partecipare alle missioni di pace in tutto il mondo. L’Aeronautica Militare poi si occupa anche di ricerca e salvataggio, trasporti sanitari e qualsiasi altro impiego che sia necessario per le popolazioni di tutto il mondo. Un’arma azzurra che si tinge sempre più di rosa, e che rappresenta un futuro sempre più intraprendente e importante per le tante donne che hanno scelto di volare. Una crescita del mondo aeronautico che è globale e che, tra i tanti esempi, ha portato qualche anno fa l’amministrazione americana a dar vita a “Space Force”.
Credo, afferma Arcobelli avviandosi a conclusione, che il mondo dell’aviazione militare in generale si stia avvicinando sempre di più a quello dello spazio, con iniziative a favore di voli suborbitali, che potrebbero rivoluzionare anche l’aviazione civile.
La conclusione del suo intervento Arcobelli la riserva al mondo dell’Aviazione, a cui appartiene, che ringrazia per essere mezzo di interconnessione e collante tra i popoli più lontani, favorendo la conoscenza reciproca che arriva anche a superare, nel caso delle stazioni spaziali internazionali, divisioni profonde che si vivono sulla terra e che danno speranza per una pace globale.
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