«Io ragiono con semplicità. Punto numero uno: Parisi non avrebbe i nostri voti se volesse andare al governo con Renzi. Punto numero due: Berlusconi dica se è favorevole ad un Renzi bis. Punto numero tre: il centrodestra deve avere programmi coerenti su Europa, banche, immigrazione. E per selezionare la classe dirigente ci vogliono le primarie perché non si può fare che arriva uno e dice “io sono il capo”. Parisi da quale parte della barricata sta? Ancora non l’ho capito. Io sono pronta a confrontarmi. Dice No al referendum? non basta. Noi abbiamo fatto un incontro sabato scorso ad Arezzo dove c’era quel pezzo di centrodestra e di Fi convintamente contro il referendum e i minestroni. C’erano Maroni e Toti, due presidenti di Regione e c’erano quasi tutti i sindaci dei comuni capoluogo. C’era un centrodestra che già vince sui territori. Da qui si riparte, dalla chiarezza e dalla coerenza»
Lo ha detto il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni in un’intervista al quotidiano “La Stampa”.
«Non metto bocca sulle questioni interne ad un altro partito. Il problema è un altro: Parisi è funzionale ad un governo Renzi bis in caso di vittoria del No al referendum? Certamente un governo di unità nazionale non avrà i nostri voti. Parisi ha detto senza infingimenti che in caso di vittoria del No Renzi può rimanere. Come la pensa Berlusconi non lo so: non ci parlo da quando ha deciso di sostenere Marchini a Roma. Osservo che la figura di Parisi è quella più dialogante con Renzi nella prospettiva che Renzi non sia autosufficiente dopo il referendum. Anche il nuovo protagonismo di Alfano è un sintomo di questa prospettiva: per lui essere moderati significa essere inciucisti e farsi eleggere da una parte e poi andare al governo con quella avversa. Basta ammucchiate: non siamo disponibili e non lo sono più i cittadini. L’esperienza di Roma ha dimostrato che puoi stipare tutti i pezzi che vuoi, mettere insieme Marchini e Storace, ma la gente non ti vota. Io sono da sola ho preso più del doppio di Marchini», ha detto Meloni.
«Se Renzi fosse un uomo di Stato dovrebbe proporre fin d’ora che di sederci attorno ad un tavolo e discutere e approvare in Parlamento un nuovo sistema elettorale in caso di vittoria del No. Sarebbe una clausola di salvaguardia che eviterebbe i laboratori politici dentro i Palazzi. Tutto si può fare tranne esperimenti di Partito della Nazione», ha spiegato Meloni.