Giorgia Meloni non fa marcia indietro sulla proposta di intitolare una strada a Giorgio Almirante, lanciata nell’anniversario della scomparsa dello storico leader del Msi. «A Roma – spiega – c’è anche viale Togliatti e sarei favorevole anche a omaggi are Marco Pannella, le cui battaglie non ho mai condiviso. Smettiamo di dividersi sul passato e guardiamo al futuro». Ma più che sulla polemica del giorno, la candidata sindaco di Roma per Fratelli d’Italia e Lega preferisce concentrarsi sul programma e sugli avversari per il Campidoglio. Sferzando, per l’ennesima volta, Virginia Raggi ad accettare il confronto. «Se ha paura – sfida Giorgia – mi mandi direttamente Davide Casaleggio».
Onorevole Meloni, neanche Alemanno è riuscito a intitolare una strada ad Almirante. Come pensa di farcela?
«La mia intenzione è quella di dire con lealtà e schiettezza quello che voglio fare già prima delle elezioni. In questo modo sarò vincolata a mantenere i miei impegni, altrimenti i romani me ne chiederanno conto».
Ma Roma è pronta per un percorso di pacificazione? Le polemiche sul corteo di Casa Pound dimostrano il contrario.
«L’Italia ha una storia drammatica e difficile, che però va contestualizzata. Solo in questo modo si può costruire un tessuto di condivisione. Personalmente sarei d’accordo nell’intitolare una strada anche a Marco Pannella, del quale non ho con diviso alcuna battaglia ma che considero una persona libera che tanto ha dato alla politica italiana. E poi ci sono altri due aspetti da sottolineare».
Quali?
«Roma ospita viale Palmiro Togliatti. Lo stesso che salutò come liberatrici le truppe dei parti giani rossi di Tito che occuparono Trieste. Occupazione durante la quale scomparvero diciassettemila persone. Per questo sostengo che le divisioni sul passato vanno archiviate. Tanto più che ben due presidenti della Repubblica – tra cui Napolitano – hanno riconosciuto il ruolo fondamentale svolto da Almirante nell’era repubblicana. Fu lui a evitare le spinte extraparlamentari da destra».
Torniamo all’attualità. Crede ancora in un’intesa con Forza Italia?
«Se prima del 5 giugno Berlusconi decidesse di fare un pezzo di strada con noi, condividendo sinceramente il nostro progetto, potremmo sederci e parlarne. Ciò che non posso accettare è mettermi a discutere di poltrone dopo il primo turno con chi ha tentato in tutti i modi di non farmi arrivare al ballottaggio».
Ma FI sulla scheda sarà accanto al nome di Marchini.
«Potrebbero invitare i propri elettori a sostenere me con il voto disgiunto».
Anche a Latina il centrodestra è diviso. È preoccupata?
«No, perché abbiamo scelto un ottimo candidato, Nicola Calandrini, attraverso delle primarie libere e partecipate nonostante Forza Italia abbia tentato di boicottarle. Sono sicura che Calandrini vincerà le elezioni».
Nonostante i litigi locali Brunetta dice che a ottobre nascerà il listone unico. È ottimista?
«Abbastanza. Che serva un nuovo centrodestra lo diciamo Su Berlusconi tutti. Il problema è stabilire chi debba farne parte. Sarò banale, ma insisto nel dire che difficilmente puoi stare nel centrodestra se ti accordi con la sinistra».
I risultati austriaci dimostrano che la destra può vincere anche senza «moderati»? «Dimostrano semplicemente che le persone stanno con chi difende i diritti dei molti a discapito degli interessi dei pochi. Ovunque si vota in Europa i cittadini scelgono chi li difende dalle mortificazioni della Ue».
Torniamo a Roma. Marchini ha presentato la sua squadra, Giachetti sta per farlo. E lei?
«Io terrò conto delle indicazioni dei romani. Presentare la Giunta prima del voto assomiglia al meccanismo delle liste bloccate: la politica si chiude in una stanza e decide da sola. Invece la mia Giunta, per una parte importante, sarà determinata dal risultato del voto. L’altra parte sarà composta dalle persone più competenti e adatte a realizzare gli obiettivi che presenteremo sabato prossimo».
Teme che il governo si esponga sempre di più per sostenere la corsa di Giachetti? «Ne ho la certezza. Il sottosegretario De Vincenti presenta un’iniziativa per sbloccare dei lavori con Giachetti, la Regione Lazio durante la campagna elettorale mette i soldi sulla Roma-Lido abbandonata da decenni, Renzi partecipa alla chiusura della campagna di Giachetti. Sono tutti fatti che dimostrano come le istituzioni e i soldi che gli italiani pagano con le tasse siano piegati agli interessi di un partito. Ma i romani non si faranno abbindolare».
Spera ancora che Virginia Raggi accetti di confrontarsi con lei?
«Ci spererò fino all’ultimo giorno disponibile, anche perché da lei continuano ad arrivarmi domande provocatorie attraverso la stampa. Sarò lieta di risponderle quando ci parleremo faccia a faccia. Altrimenti mi mandi Davide Casaleggio, così mi confronterò con la fonte e non con gli intermediari. Trovo surreale che lei sia disposta a dimettersi qualora Grillo glielo chiedesse. Significa che non le frega assolutamente nulla dei romani e che non ha un minimo di autonomia».