Intervento del vicepresidente della Camera Rampelli contro i giganti del commercio elettronico il turismo sta a meno 40%, compresi i circuiti della ristorazione; spettacolo ed eventi a meno 25 per cento. A fronte delle perdite titaniche dell’export, 15 miliardi di euro in meno, del made in Italy meno 22%, dobbiamo chiederci se si possa fare affidamento su qualche settore in attivo. Ci sta guadagnando ad esempio il colosso del commercio elettronico Amazon. E che cosa stiamo facendo nei confronti dei giganti del web che hanno fatto incassi extra approfittando delle disgrazie che hanno colpito il mondo: popoli, famiglie, lavoratori. Ma anche le telecomunicazioni sono in attivo, il settore energetico, le multinazionali del circuito idrico, il settore digitale che accusa ritardi nella consegn Pc a causa dell’esplosione della domanda. Ci sono iniziative da parte del governo?
Paradossalmente aumentiamo la pressione fiscale fino al 43,1% , colpiamo cioè le realtà produttive, i professionisti, le aziende, l’artigianato, il commercio e tutta la filiera dell’economia reale, ma non mettiamo in campo nessuna reazione rispetto ad Amazon. Il ministro Orlando si è svegliato dal letargo e finalmente ha convocato i vertici italiani di Amazon. Io spero che arrivi qualche soluzione perché non è possibile che un soggetto stranieri faccia due operazioni scorrette, anzi, mi correggo: vergognose! L’extraprofitto totalizzato è legato a due ragioni: lo sfruttamento del lavoratore precario, cioè del cosiddetto cartellino verde e secondo e della fase di difficoltà che gli consente di fare concorrenza sleale verso il commercio tradizionale, costretto alla chiusura intermittente e del conseguente crollo economico. Eerogano gli stessi servizi, ma lo fanno su strada, con una contrattualistica vincolante da cui non si possono sottrarre, pagando le tasse in Italia. Ecco l’ignominia, c’è chi approfitta e straguadagna e chi soffre la pandemia e viene mazzolato con l’aumento della pressione fiscale”.