“La sentenza della Corte d’Assise di Lecce, che riconosce la premeditazione e le aggravanti per futili motivi e per stalking nell’omicidio di Sonia Di Maggio da parte del suo ex, segna la direzione verso la quale dovrebbero andare tutti i processi che riguardano simili delitti. Carfora aveva deciso che Sonia doveva essere sua e “di nessun altro”, ed è esattamente questo lo schema con il quale vengono compiuti tutti i crimini nati all’interno di relazioni malate che portano ad episodi di violenza sulle donne o addirittura all’assassinio. Non sono mai casuali. L’obiettivo è esercitare la proprietà sul corpo e la vita della ex compagna ad ogni costo, con freddezza ed accanimento, anche togliendole la vita. Mi auguro che l’eventuale processo di appello confermi la pena dell’imputato, perché siamo stanchi di sentenze ingiuste che si basano sulla atroce menzogna del raptus improvviso dell’assassino. Ringrazio, infine, l’associazione Gens Nova, che anche in questo caso ha dimostrato sensibilità e determinazione costituendosi parte civile nel processo.”
Lo scrive in una nota Cinzia Pellegrino – Coordinatore nazionale del Dipartimento tutela Vittime di Fratelli d’Italia – dopo la decisione dei giudici sull’omicidio avvenuto un anno fa a Specchia Gallone.