“Sono quasi 10 milioni gli edifici residenziali che in base alla direttiva europea andrebbero riqualificati energeticamente entro il 2030. Se si guarda all’obiettivo per il 2033, allora ad essere inadeguato energeticamente è il 77,6% degli edifici italiani. Da irresponsabili non essere preoccupati dai costi e dai metodi finanziamento dei lavori che dovrebbero essere svolti e che rischiano di pesare interamente sui proprietari. In Italia sono troppi gli immobili da ristrutturare nei tempi previsti dalla direttiva, si parla di milioni di edifici residenziali, il rischio è quello di generare “una tensione senza precedenti sul mercato”, come evidenziato da Confedilizia, e di causare una perdita di valore degli stessi immobili. Dobbiamo ricordare il valore straordinario dei nostri immobili storici, dei piccoli borghi antichi che caratterizzano la nostra Nazione, rendendola unica e come tale da trattare in modo particolare. Cosi come appare quasi banale sottolineare come la casa sia il bene rifugio principale degli Italiani, acquistata con grandi sacrifici. Nel ritenere che si debbano ridurre le emissioni di biossido di carbonio si deve tuttavia tener conto che i costi per la riqualificazione energetica degli edifici italiani non possono gravare sulle spalle dei cittadini già in difficoltà per il rincaro dei costi energetici derivanti dall’aumento dell’inflazione che sta incidendo sui tassi passivi dei mutui, dalla guerra in un’epoca in cui si rischia di impoverire ulteriormente il popolo italiano. L’efficentamento energetico auspicato dalla UE sulle case non può essere realizzato addossandolo interamente sulle famiglie italiane”.
Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni.