Le catene globali del valore stanno attraversando un momento critico, strette tra una crescente domanda a livello internazionale conseguente alla ripresa economica post-pandemia da una parte e da una combinazione di carenza di approvvigionamenti e colli di bottiglia nel settore dei trasporti dall’altra. Questi due fattori stanno causando un aumento dei prezzi delle materie prime inimmaginabile fino a qualche mese fa.
“Le stime più recenti hanno segnato un aumento dei prezzi di alcune materie nell’ordine del 200% solo nell’ultimo anno e complice il crollo dei prezzi che aveva caratterizzato i primi mesi di pandemia da Covid-19, ha reso l’incremento così consistente – commenta il Consigliere Regionale di FdI Michele Barcaiuolo – il raddoppio dei costi dell’energia, delle emissioni in atmosfera e dei noleggi marittimi sommati ai rincari a doppia cifra delle materie prime, dei pallet e all’impossibilità di garantire ai clienti tempi ragionevoli e certi di spedizioni e consegne rischiano di trasformare il positivo rimbalzo post Covid in una profonda crisi per l’industria ceramica italiana”.
L’allarme arriva dal distretto delle piastrelle di Sassuolo che concentra l’80% di un Made in Italy leader mondiale per qualità e valore, ma che da anni, ben prima della crisi pandemica, denuncia divari competitivi che hanno contribuito a cancellare un terzo della produzione e 7mila posti di lavoro a vantaggio soprattutto dei concorrenti spagnoli.
“L’industria ceramica consiste in un giro di affari da 30 miliardi di euro in Europa e oltre 5 in Italia – incalza Barcaiuolo – la ripartenza a pieno regime degli stabilimenti industriali di questa estate e la mancanza degli stoccaggi ha scatenato una reazione a catena di cui si stanno pagando gli effetti sotto più punti di vista. L’industria ceramica è alle prese con i costi delle materie prime e in primis del gas metano e dell’energia elettrica necessari per fare funzionare i forni. I costi del fattore di produzione energia rappresentano per la ceramica circa il 20% di quelli totali”.
“Numerosi colossi del settore ceramico stanno risentendo dei rincari e della conseguente impossibilità di competizione sul mercato internazionale, al punto da essere costretti a valutare un prolungamento della chiusura invernale o, soprattutto nel caso di aziende di piccole-medie dimensioni oppure delle cosiddette aziende conto terzi, la chiusura definitiva” conclude il Consigliere chiedendo alla Regione quali azioni stia agendo per tutelare il il comparto ceramico e se la Regione intenda sollecitare il Governo nazionale affinché vengano recepite le richieste delle associazioni di categoria e intraprese azioni volte a calmierare i prezzi, tra le quali una maggiore liquidità del mercato nazionale del gas naturale, una ridefinizione delle condizioni economiche per il servizio di interrompibilità gas, interventi per fermare gli effetti speculativi nel mercato Ets e riconoscere le corrette compensazioni.