«Voto convinto e favorevole di Fratelli d’Italia alla ratifica e all’esecuzione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Parliamo della violazione dei diritti umani più diffusa e, paradossalmente, meno conosciuta, perché quando ci si abitua a qualcosa, perfino alla violenza, si finisce per sminuirne l’importanza, si arriva addirittura giustificarne alcune forme inserendole in un contesto distorto di usi e tradizioni popolari. La Convenzione e crea un quadro completo di norme incentrato sulla prevenzione, sulla protezione delle vittime e sul perseguimento dei trasgressori e può rappresentare uno strumento di contrasto estremamente efficace. Inoltre offre un nuovo e importante approccio culturale al problema, ci consente di affrontare la questione in un’ottica globale e sancisce il principio che la violenza è un atto criminale. La sfida è coinvolgere sempre più e sempre meglio quelle aree del pianeta nelle quali sopravvivono convinzioni e usi odiosi, non tollerabili. Ma è necessario dare seguito alle prescrizioni che sono contenute nella Convenzione, perché la valutazione del collega Cirielli sul parere della Commissione Bilancio, che rischia di significare che le risorse non ci sono. Su questo auspico una maggiore attenzione da parte del Governo».
Sono alcuni passaggi dell’intervento in aula del capogruppo alla Camera, Giorgia Meloni, sulla ratifica della Convenzione di Istanbul sul femminicidio.
«I dati aiutano per capire la portata del fenomeno ma non rendono merito alla sofferenza. Vale la pena ricordare alcune storie e persone nascoste dietro le statistiche, come quella di Monia, 19 anni, uccisa chiusa in sacchi della spazzatura e gettata sotto un ponte. È una storia accaduta anni fa, tornata alla ribalta perché l’Agenzia delle entrate ha mandato ai genitori una richiesta di 2.000 euro per il deposito della sentenza di condanna del suo assassino nullatenente. Ho presentato su questo un’interrogazione al precedente Governo che non ha mai ricevuto risposta. Lo dico per la mamma di Monia, Gigliola, che con me ha atteso una risposta», ha continuato Meloni.
«L’approccio bipartisan che ha caratterizzato nella scorsa legislatura la legge sullo stalking, il piano nazionale antiviolenza e questa approvazione, racconta la capacità della politica di mettere alcune questioni al di sopra degli interessi di parte e di partito, per dare un segnale che ci sono dei temi sui quali si marcia insieme. Mi si consenta, però, una nota polemica. Anche in questo dibattito sono soprattutto le colleghe donne ad intervenire. Lo facciamo volentieri ma tradisce un problema culturale. Perché la violenza contro le donne non è un problema delle donne in Italia, ma di questa società nel suo complesso. O noi lo comprendiamo o non metteremo mai le basi culturali per affrontare e vincere davvero la guerra contro la violenza sulle donne», ha concluso il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia.
Roma, 28 maggio 2013