A oggi muoiono 11 persone al giorno sulle nostre strade, per lo più giovani. Serve una stretta sulle sanzioni per quelli che devono essere chiamati reati stradali e non incidenti, prima che diventino omicidi. Servono pene effettive, cosa che oggi grazie agli istituti premiali e a giudici che partono sempre dai minimi, non ci sono.
Dai dati forniti dall’ACI – Istat nel 2011 emerge chiaro che siamo di fronte ad una guerra difficile da vincere nonostante si registri un sensibile calo degli incidenti: 205.638 sinistri nel 2011, con una riduzione del 2,7% rispetto all’anno precedente, che hanno causato 3.860 morti (-5,6%) e 292.019 feriti. Tante, troppe vite spezzat. L’Italia, infatti, ancora non raggiunge gli obiettivi europei, che chiedevano un calo del 50% dei morti sulle strade entro il 2010.
Da queste considerazioni è nata l’idea di un flash mob in tutta Italia davanti ai Tribunali o alle Corti d’Appello delle città. L’iniziativa si è svolta stamani, sabato 16 febbraio, anche a Firenze, davanti al Palazzo di Giustizia di Firenze. Un flash mob dal titolo “la protesta delle scarpe”. Le scarpe sono infatti la prima cosa che vola via quando viene colpita una persona. Sono state posate varie paia di scarpe davanti al Tribunale in solenne silenzio, poi con un megafono è stata chiesta l’introduzione di un reato specifico e più misure di prevenzione.
Presenti i parenti delle vittime della strada: L’ “Associazione Lorenzo Guarnieri” e L’ “Associazione Carlotta Fondelli”, Paolo Marcheschi, candidato al Senato per Fratelli d’Italia e Giovanni Donzelli, consigliere regionale
Il nostro partito ha messo tra i punti del programma l’inserimento dell’omicidio stradale nel codice penale, una battaglia che portano avanti molte associazioni già da qualche anno con esiti difficili”- questo il commento di Paolo Marcheschi, candidato al Senato per Fratelli d’Italia. Il dolore è costante tutti i giorni al di là di quello che poi possiamo fare, sono le parole, davanti al Palazzo di Giustizia di Firenze, di Luca Fondelli, padre di Carlotta, investita ed uccisa a 18 anni nel luglio del 2009- questa è una bella iniziativa, noi abbiamo trovato molti scogli e molte difficoltà per poter riuscire ad ottenere quello che è giusto e che in ogni paese civile ci deve essere”Ha proseguito Fondelli- “Fatto sta che oggi per due fotografie si va in galera 7 anni e 8 mesi e per aver assassinato qualcuno sulla strada non ci succede niente, si continua ad andare a lavorare a fare la propria vita e non viene neanche sospesa la patente. Una lotta quotidiana che ha visto in primo piano l’associazione ‘Lorenzo Guarnieri’ che si è mossa 2 anni fa con la raccolta di firme, proprio per l’introduzione del reato di omicidio stradale. Crediamo che i tempi siano maturi e ovviamente speriamo che con la nuova legislatura”- ha commentato Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, travolto e ucciso a 17 anni nel giugno del 2010- questa battaglia di civiltà arrivi alla fine e che si introduca questo reato ormai necessario. In Italia” – prosegue Guarnieri- “muoiono più di 2000 persone per omicidi stradali contro i 600 di omicidi volontari: questo è il vero problema di sicurezza, il problema di civiltà sulle strade e di giustizia.