“La norma sul fotovoltaico a terra, voluta dal ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, che consente di utilizzare i terreni agricoli per il loro scopo “naturale”, ossia quello di produrre, è un’ottima scelta. Questa è da sempre stata la posizione di Fratelli d’Italia, tanto che ancora nel settembre 2021 – quando eravamo all’opposizione del governo – io stesso firmai la petizione promossa dai giovani di Coldiretti per fermare quello che sarebbe stato un vero e proprio scempio e un attacco al patrimonio della nostra nazione e dei nostri agricoltori. Questa è sempre stata la nostra posizione, a dimostrazione di come la coerenza – in agricoltura così come in tutti gli altri aspetti – sia il nostro punto di forza“.
Così il senatore di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, presidente della IX Commissione Senato – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare commenta le norme sul fotovoltaico a terra contenute nel Decreto Agricoltura.
“In questo particolare momento storico, è necessario che i terreni vengano destinati alla produzione di beni agroalimentari. Abbiamo sempre contestato quelle politiche europee che volevano trasformare i nostri agricoltori in semplici giardinieri e che premiavano chi non produceva; gli scenari internazionali invece ci dicono che è fondamentale tornare a produrre, a farlo di più e meglio, e farlo in maniera innovativa. Per questo, la sfida energetica si può vincere con l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni abbandonati e sugli edifici esistenti e non certo occupando selvaggiamente le aree agricole utilizzabili”, continua De Carlo.
Sono poco meno di 18mila gli ettari occupati in Italia dagli impianti fotovoltaici: “Il fatto che si regolamenti un tema molto caldo come quello del fotovoltaico a terra, dando priorità alla produzione alimentare e seguendo il principio del zero consumo di suolo, non può che provocare grande soddisfazione” aggiunge Stefano Ervas, responsabile veneto di Fratelli d’Italia per l’agricoltura. “Si mette così il freno ad un fenomeno che avrebbe potuto creare solo delle bolle speculative sui prezzi dei terreni e avrebbe messo nuovamente in difficoltà gli agricoltori, che sarebbero stati costretti ad affrontare valori di affitto o di vendita per loro insostenibili. La logica del “green” va affrontata con particolare attenzione, e lo dico da allevatore biologico che non persegue la sostenibilità come ideologia, ma come modello di crescita professionale”, conclude Ervas.