di Giorgia Meloni, 28 Gennaio 2013
Esattamente 19 anni fa, il 26 gennaio del 1994, nasceva la seconda Repubblica. Molti l’avevano aspettata con le lacrime agli occhi, mentre vedevano l’Italia inabissarsi anno dopo anno tra gli scandali, l’inconsistenza internazionale, lo stragismo, le disuguaglianze sociali. In pochi pensavano che sarebbe stato possibile superare il pentapartito e il cappio del consociativismo, in pochi credevano che l’Italietta post giolittiana sarebbe stata capace di dotarsi di un sistema bipolare, in pochi scommettevano sull’idea di riunire in un’unica coalizione percorsi diversi, uomini e donne che credevano nel cattolicesimo, nel liberalismo europeo, nella destra identitaria, nel riformismo socialista anticomunista. Ci scommettevamo in pochi perché era un’idea ardita, ai limiti dell’incoscienza. Eppure si realizzò, e da allora vinse molte volte. Ci ho creduto io, ci avete creduto voi, ma poi qualcosa non ha funzionato e le buone intenzioni hanno lasciato il passo agli errori. Finché qualcuno non si è deciso a porvi rimedio. E quel qualcuno siamo noi.
Siamo ancora in campo in nome della libertà, insieme al PdL e alla Lega, perché crediamo nel bipolarismo: o di qua o di là, come in tutte le grandi democrazie di questo tempo. E siamo contro la sinistra conservatrice, amica delle banche e dei poteri forti e nemica degli operai, dei precari e dei giovani. Lo dico a quelli che in queste settimane ci hanno suggerito di non stare nella coalizione con Berlusconi. Non favoriremo mai la sinistra e men che meno accettiamo lezioni da chi viene dalla storia della destra e si ritrova a sostenere la nuova balena bianca dell’oligarchico Mario Monti.
Ciò detto, se oggi siamo in questa sala è perché abbiamo scelto una strada nuova. Ci siamo imbarcati in un viaggio verso un luogo della politica in cui le parole partecipazione, merito e onestà smettono di essere sciroppo per gargarismi e diventano scelte di campo. Perché non ci stiamo più a doverci vergognare dei nostri compagni di viaggio. Se qualcuno sbaglia, ruba, inganna il popolo, in Fratelli d’Italia, banalmente, non può starci. Questo è il movimento che sceglie i propri rappresentanti sulla base sulla base della fedeltà che dimostrano non alle persone, ma alle idee. Questo è il Movimento che cambia i codici della politica, chi vuole conservarli qui non è ben accetto.
Potevamo dormire sonni tranquilli io, Guido e Ignazio nel PdL eppure ci siamo arresi di fronte a un’insopprimibile sete di avventura, di giustizia, riscatto, pulizia. Perché non abbiamo cominciato a fare politica per avere una poltrona, se quella poltrona non serve a costruire le nostre idee. Abbiamo cominciato a fare politica per cambiare le cose, lasciare un segno del nostro passaggio. E non abbiamo paura, altro che piccoli partiti e voto utile. Voglio ricordare che all’interno di una coalizione il voto è sempre utile nello stesso identico modo per qualunque partito che ne faccia parte. E voglio dire al Cavaliere e ai sondaggisti che si ostinano a non rilevare quel che già oggi è ben al di sopra del 4% e dopo il 25 febbraio rischiano la class action: non è nel vostro potere decidere se Fratelli d’Italia sarà un piccolo o grande movimento. Ringraziando Dio saranno gli Italiani a stabilirlo, e noi ci fidiamo degli Italiani.
Abbiamo grandi sogni da realizzare, e non vogliamo perderci nella miseria dei tatticismi. Sogniamo una politica capace di mettere il bene comune davanti agli interessi di parte e di partito; capace di insegnare agli Italiani a definirsi con il NOI e non con l’IO; capace di trovare uno stesso sentire sulla dignità dell’Italia nel rapporto con l’Europa, sulla politica estera, sulle riforme costituzionali, ma che allo stesso tempo non confonda il dialogo destra/sinistra nell’interesse della nazione con l’inciucio per garantirsi qualche poltrona.
Troppo tatticismo abbiamo subito, in questi mesi. Programmi fatti sulla base delle alleanze quando dovrebbe essere il contrario. Un centrodestra che sostiene Monti mentre fa a pezzi proprio quegli Italiani perbene che ci sostengono da vent’anni, che poi lo manda a casa sull’unica legge che andava votata, quella contro i ladri in parlamento. Che la settimana successiva lo invoca come suo leader e poi gli dichiara di nuovo guerra. E abbiamo visto Monti che la sera prima se la prende con i politici e poi si comporta come il peggiore dei politicanti, e si candida dopo aver detto che non lo avrebbe fatto senza neanche avere la dignità di dimettersi da senatore a vita per misurarsi in prima persona con il consenso degli Italiani. Senza contare quello che accade nel Pd, dove si passa dagli attacchi durissimi a Monti per non farsi scavalcare a sinistra da Ingroia a clamorose aperture di credito per paura di non riuscire a governare. E del resto, Bersani, questa campagna elettorale con quei manifesti che ti hanno fatto non la potrai vincere mai. Sono più grigi del pupazzo grigio degli Sgommati…
Nessuno sembra più avere un’identità da rivendicare, idee da difendere e costruire, ricette nuove e convincenti per affrontare i problemi degli Italiani. Allora noi siamo qui per dire che, comunque vada, sempre per sempre dalla stessa parte ci troverete. Se Fratelli d’Italia sarà forte nella coalizione di centrodestra in nessun caso darà il sostegno a un altro governo con la sinistra. Perché le visioni del mondo sono antitetiche e non si può frullarle e prendere in giro la gente. Ma dico di più. Ho sentito di una apertura di Monti a una alleanza di centrodestra. Ecco, se noi ci saremo sarà impossibile che il cenotrodestra torni a sostenere Mario Monti. Banalmente, perché se Monti è il candidato dei tedeschi, non può essere il candidato degli Italiani. Nessuna subalternità alle cancellerie straniere. In Europa ci stiamo da protagonisti e non prendiamo più ordini da nessuno.
E i risultati di un anno di governo Monti sono sotto gli occhi di tutti. Ancora pochi giorni fa il Fondo monetario internazionale rivedeva al ribasso le stime della produzione nazionale. Per uscirne bisogna fare l’esatto contrario del governo dei tecnici, ovvero abbassare la flessione fiscale e tagliare la spesa pubblica per risvegliare il più grande contribuente d’Italia, che è la crescita economica. Perché se l’economia è ferma, e tu continui ad aumentare le tasse a un certo punto ti trovi a tassare la povertà. Non possiamo fare finta di niente di fronte a una pressione fiscale che si colloca ufficialmente al 45,3% ma arriva in termini reali addirittura al 53%, un primato mondiale non più sostenibile. Per questo vogliamo introdurre in costituzione un principio che stabilisca che la pressione fiscale complessiva non può superare il 40% del PIL. Mai più, a nessun legislatore ordinario dovrà esser consentito di pareggiare il bilancio ricorrendo al fisco oltre una soglia prestabilita di umana sopportazione.
Per pareggiare il bilancio si taglia la spesa pubblica e si combatte l’evasione fiscale. Stop. Niente nuove tasse. Pensate all’Imu sulla prima casa. Era davvero una tassa inevitabile? No, se considerate che il gettito Imu sulla prima casa è di 3,4 miliardi a fronte di una spesa pubblica di 810 miliardi di euro. Lo 0,4%. Ora, è davvero possibile che non si potesse tagliare lo 0,4 della spesa pubblica tra pensioni d’oro, vitalizi, auto blu, mille parlamentari, le 4200 società partecipate dagli enti locali, ecc. , per impedire che famiglie che non arrivano a fine mese dovessero finire in ginocchio per pagare la tassa sulla prima casa?
Per noi, e per gli Italiani, la prima casa è un bene sacro e indisponibile. Significa che non soltanto non è tassabile, ma non può essere pignorabile. Perché una cosa è che tu decidi di ipotecare una casa per accendere un mutuo, altra cosa è che arriva Equitalia e ti pignora la casa per una multa non pagata o per un ritardo nel pagamento delle tasse. La prima casa non si tocca perché è la base su cui si fonda la società italiana.
E poi servono regole semplici per ridurre il carico di norme e adempimenti burocratici che pesano sulle aziende italiane per 23 miliardi l’anno pari ad un punto e mezzo di PIL. Roba da venire scoraggiati ancora prima di arrivare in banca e chiedere un prestito.
Ho detto prestito? Scusate volevo dire elemosina. Perché se sarete in grado di suscitare la pietà del direttore della banca forse riuscirete ad avere un prestito minimo, con tassi d’interesse altissimi ponendo in garanzia la vostra casa. Sennò niente. Peccato che la Banca centrale europea e quella italiana non facciano lo stesso con gli istituti di credito. Dove sono finiti i 225 miliardi che la BCE ha trasferito alle banche italiane al tasso dell’1% e che dovevano servire a erogare credito a famiglie e imprese? Sono finiti a finanziare le speculazioni finanziarie. A spese nostre.
Vogliamo dire basta a uno stato che aiuta le banche non aiutano gli italiani. Basta spremere le famiglie per sovvenzionare i soliti potentati. Vogliamo dire che è una vergogna aver usato l’equivalente degli introiti Imu sulla prima casa per tentare il salvataggio della Monte dei Paschi di Siena, che ha usato quei soldi per fare speculazioni con la finanza derivata e per acquistare titoli di Stato italiani: i famosi bond. Così lo spread, grazie agli acquisti, è effettivamente diminuito, e Monti ci ha fatto la figura dello statista in tutte le tv. Peccato che le famiglie e le imprese non abbiano praticamente visto un euro, e beffa delle beffe: Monte dei paschi è saltata lo stesso. Con grande rammarico del Partito Democristiano, che da sempre controlla l’istituto di credito senese. Quella di MPS è l’ennesima prova del legame sottobanco tra il partito agenda di Monti e il partito banca di Bersani. Non fate i vaghi signori della sinistra, perché gli italiani non hanno dimenticato quando Piero Fassino, parlando al telefono del tentativo di scalata Unipol su Bnl, esclamava felice: “Abbiamo una banca!”. Siete sempre, esattamente, gli stessi.
La riforma del credito in Italia è un’emergenza, e Fratelli d’Italia è l’unico movimento ad aver inserito nel proprio programma la necessità di separare le banche d’investimento da quelle commerciali, perché non tollereremo più che si speculi con i soldi degli Italiani. Sono giorni difficili, ben diversi da quelli spensierati degli anni ’80 in cui politicanti senza onore ammassavano un debito pubblico gigantesco per pagare le loro marchette elettorali. Le risorse a disposizione oggi sono scarse e dobbiamo fare delle scelte dolorose.
Personalmente, se posso aiutare qualcuno, decido di aiutare quella giovane coppia di ribelli che guarda in faccia questo tempo vigliacco e si getta nella sfida più coraggiosa che ci sia: mettere in piedi una famiglia. Li aiuteremo attraverso il credito e attraverso il credito e attraverso un’imposizione fiscale che favorisca la natalità. Quoziente familiare e terzo figlio fiscale, ovvero nessun onere aggiuntivo per le famiglie con più di due figli. Perché mettere al mondo un bambino non può essere un lusso ma deve essere una libera scelta.
Fratelli d’Italia non ha paura di scommettere sui giovani e schiera in prima fila le nuove generazioni. Siamo il movimento con più giovani nelle liste, e quello che rinnova di più nel centrodestra. Ci guardano dall’alto in basso per questo, perché in Italia sembra che chi non ha raggiunto l’età pensionabile non possa fare cose importanti. Ma è sotto gli occhi di tutti il risultato di un’Italia da sempre governata da ultrasettantenni. È successo che molti tra coloro che hanno buone pensioni o buoni stipendi abbiano pensato che bastasse difenderli per stare bene. Non è così. Oggi di diritti acquisiti non ce ne sono più, e forse per questo è il tempo che si misuri quella generazione senza futuro che non ha conosciuto il posto fisso, la pensione a 58 anni, ed è abituata a dover ricominciare da capo ogni giorno. Siamo noi che possiamo interpretare davvero questo tempo, non i garantiti che hanno percepito pensioni d’oro a quarant’anni e oggi si aggrappano alle gonne della Cgil o di Vendola per continuare a vivere di rendita, elargendo saltuariamente un po’ di carità ai propri figli e nipoti, che hanno trasformato in una generazione di schiavi.
Né possiamo affidarci a Monti, che parla di responsabilità della politica, omettendo di essere stato il principale collaboratore di Paolo Cirino Pomicino proprio negli anni ruggenti in cui fu ministro del Bilancio, tristemente famosi per aver prodotto un record di impennata del debito pubblico italiano, pari al 44% in tre anni. Particolare che è stato sbanchettato da tutte le biografie. Si vergogna, professore? La capiamo. Allora non ci guardate come se fossimo pazzi perché ci candidiamo a governare l’Italia, chiedete piuttosto a questa gente perché si candida ancora. Perché quella generazione, per dirla con Giorgio Gaber, ha perso.
E poi sogniamo un partito fatto di gente semplice, non di colonnelli che scelgono personaggi da rotocalco per le liste elettorali. Niente veline né nomi altisonanti, perché non rincorriamo il titolo sul giornale. Nessun magistrato talebano politicizzato che si candidi laddove fino a ieri amministrava la giustizia in nome del Popolo italiano. Noi vogliamo rappresentarci attraverso chi è cresciuto sul territorio e ha già avuto il consenso degli italiani. Vogliamo rivendicare il valore di chi ha scelto di impegnarsi per le idee nelle quali crede molto prima di prendere per questo uno stipendio. Perché è facile affacciarsi alla politica direttamente dagli scranni del Parlamento, molto più difficile è farlo quando l’impegno politico significa sacrificare qualcosa di sé. Per noi, presidente Monti, non c’è scelta civica migliore di quella che ha fatto chi si è speso in una appassionata militanza, prendendosi cura dell’Italia e dei suoi problemi più di quanto abbia fatto di sé stesso e dei propri interessi personali.
Vogliamo un movimento di centrodestra capace di offrire una casa a culture e politiche diverse e dignitose, come accade in quasi tutta Europa. Abbiamo preso atto, nelle scorse ore, della precisione quasi chirurgica con la quale il PdL ha falcidiato, nella composizione delle sue liste, coloro che vengono dalle storie migliori del centrodestra, prima fra tutte quella della destra. E quello che stupisce è che tante persone capaci, oneste e preparate, con una lunga militanza alle loro spalle, siano state escluse per fare spazio a nuovi statisti del calibro di Razzi e Scilipoti, di Franco Carraro, dell’immancabile meteorina, alla riconferma di Luigi Cesaro o a quella del senatore Sciascia, condannato a due anni e sei mesi per aver corrotto la Guardia di Finanza. Basta con queste assurdità, e lo dico anche alla sinistra che ha commesso errori analoghi.
Vogliamo un movimento che appartenga non a una persona o a una oligarchia, ma a tutti coloro che vogliano farne parte. Un movimento che non pensi di poter comunicare con la gente solamente dai salotti televisivi ma neanche nascosto dietro il rassicurante schermo di un computer. Perché bisogna avere l’umiltà di mescolarsi con le persone, guardarle negli occhi, non trasformarle in banali percentuali da sondaggi taroccati, dati di audience, numero di follower. Sono persone, non numeri.
2494 anni fa un condottiero di nome Pericle scrisse le parole che fondarono l’idea stessa della democrazia: un uomo che non si interessa allo stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia frutto della libertà, ma la libertà sia solo frutto del valore. Qui ad Atene noi facciamo così.
Ecco noi consideriamo la politica la più alta missione civile inventata dal genere umano. E chi ruba ai cittadini per pagarsi le vacanze o le cene ad ostriche e champagne, viene cacciato a vita. In Fratelli d’Italia noi facciamo così.
E siccome gli onori in politica bisogna meritarseli, noi proponiamo non solo l’abolizione di tutte le liste elettorali bloccate, ma anche stipendi parlamentari proporzionali all’andamento dei principali indicatori economici: tasso di disoccupazione, inflazione, debito pubblico, PIL, qualità della vita. Come se l’Italia fosse una grande azienda pubblica. Se le cose vanno bene si premia il Consiglio di amministrazione, se le cose vanno male, non si colpevolizzano le congiunture internazionali o il destino cinico e baro. Si lavora gratis come succede per le aziende in crisi che devono sopravvivere. In Fratelli d’Italia noi facciamo così.
Noi non aspettiamo di conoscere l’esito dio un sondaggio telefonico, prima di escludere dalle nostre liste un uomo inseguito da un mandato di cattura per attività camorristica. Non lo ricandidiamo e basta. In Fratelli d’Italia noi facciamo così.
Crediamo nel merito e nell’abolizione delle progressioni per anzianità nella magistratura e nella pubblica amministrazione. Chi vale lo dimostri, e venga ricompensato. Chi non vale, no. In Fratelli d’Italia noi facciamo così.
Noi che da una vita lottiamo per la vita, continueremo a cercare modi e strumenti per favorire le nascite piuttosto che nuovi farmaci per rendere più facile l’aborto. Premieremo una scienza che è al servizio dell’uomo e non il contrario, e continueremo a gridare che la droga non è libertà, ma schiavitù. In Fratelli d’Italia noi facciamo così.
Vogliamo un esercito forte, pronto a difendere la Patria in ogni momento, e soprattutto capace di difendere i suoi figli in divisa. Per questo consideriamo ipocriti quelli che chiedono pace e sicurezza, ma nello stesso tempo invocano il taglio delle spese militari. Quando già oggi siamo la Nazione al mondo che destina al proprio esercito la più bassa percentuale del proprio bilancio. In Fratelli d’Italia noi facciamo così.
Abbiamo scelto di schierarci dalla parte dei non garantiti, lasciamo alla sinistra la difesa dei privilegi e delle rendite di posizione. Pari diritti per tutti i lavoratori. Per liberare le imprese dal giogo della Cgil e dal costo delle nuove assunzioni. Difendiamo i lavoratori, non il posto di lavoro. In Fratelli d’Italia noi facciamo così.
Noi, se puntiamo un obiettivo, siamo liberi, onesti e decisi abbastanza per riuscire a raggiungerlo. Abbiamo puntato sulla più grande scommessa della nostra vita politica e civile: un nuovo movimento rivoluzionario, un contenitore di idee, di uomini e donne. Abbiamo puntato la vittoria e sfideremo il futuro senza paura. In Fratelli d’Italia noi facciamo così.
E certo, in tanti vorrebbero stare con noi, ma hanno paura di un salto nel vuoto, di lasciare qualcosa che conoscono in favore di qualcosa che non dà loro certezze. Pensando a loro, ieri sera, mi è venuto in mente il discorso di Mel Gibson pronuncia nei panni di William Wallace per convincere tanti che volevano disertare il suo esercito a rimanere e a battersi. Potrebbe adattarsi così: certo chi rischia può fallire, chi rimane al sicuro no. Almeno per un po’. Guardandovi davanti allo specchio, tra molti anni da oggi, quando il compromesso avrà spento ogni luce nei vostri occhi, ogni singolo spasmo di entusiasmo, ogni brivido rivoluzionario, siete sicuri che non sarete disposti a barattare ogni singolo giorno speso a partire da oggi, comodamente passati seduti su qualche poltrona, per avere un’altra occasione, solo un’altra occasione, di tornare qui, adesso, a dimostrare a voi stessi e all’Italia intera che il sistema non vi ha corrotto, che volete ancora cambiare il mondo e che posso togliervi un incarico, una consulenza o un vitalizio, ma non vi toglieranno mai l’amore per la vostra terra e il gusto di donarle un pezzo della vostra vita. In Fratelli d’Italia noi la pensiamo così.
Giorgia Meloni
27/01/2013