L’intervento integrale alla Camera del presidente di FdI in dichiarazione di voto sulla fiducia all’Esecutivo Draghi
“Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati”. Potrei giustificare così, presidente Draghi, la scelta di Fratelli d’Italia: unico partito in questo Parlamento commissariato che oggi voterà contro la fiducia al suo Governo.
Ma la verità è che non avevamo scelta, per un fatto di coerenza, si certo, per un fatto di serietà. Esattamente come nessuno si fiderà più di qualcuno che sottoscrive un contratto e poi non lo rispetta, io penso che allo stesso modo i cittadini debbano diffidare di partiti che non mantengono la parola data. Ma al fondo c’è anche una grande questione politica che in troppi fanno finta di non vedere. Se anche Fratelli d’Italia fosse entrata nel suo Governo, l’Italia sarebbe stata protagonista di una duplice anomalia: unico Paese europeo ad avere alla guida del proprio governo una persona che non è stata né direttamente né indirettamente legittimata da un voto popolare e unica democrazia al mondo senza un’opposizione parlamentare. Questo avrebbe avvicinato sinistramente l’Italia più alla Corea del Nord che all’Occidente e avrebbe finito per indebolirci tutti. E avrebbe finito per indebolire anche lei.
La nostra è stata una scelta ponderata. Certo, scomoda ma ponderata. Noi scegliamo di dire no all’idea che l’Italia debba essere una democrazia di serie B e alla possibilità che ci siano partiti che hanno sempre meno consenso e sempre più poltrone.
Noi scegliamo di denunciare l’ipocrisia di quei soloni che ieri applaudivano Giuseppe Conte e oggi la ringraziano per averci liberato da Giuseppe Conte. E di una sinistra che usa il rischio Covid per scappare a ben altro rischio, cioè la possibilità che un centrodestra vincente alle urne possa eleggere un Presidente della Repubblica indisponibile a tenere il Pd al governo anche se perde continuamente le elezioni.
Intendiamoci, presidente Draghi, noi speriamo sinceramente che lei possa fare bene. Capiamo i tanti italiani in difficoltà, gli imprenditori, i professionisti e i lavoratori che gioiscono per la fine del governo degli incapaci e si aggrappano a lei nella speranza di un futuro migliore.
Il problema, presidente Draghi, è che neanche la sua autorevolezza riesce a nascondere il fatto che diversi di quegli incapaci sono ancora lì al suo fianco. E che in questo Parlamento la maggioranza ce l’hanno il Pd, i Cinquestelle e Renzi, cioè esattamente quelli che ci hanno condotto nella situazione nella quale ci troviamo. E lei capirà che è difficile spiegare che l’Italia si possa risollevare con gli stessi che l’hanno affossata. Anche perché dalla composizione del Governo, presidente Draghi, si direbbe che lei li tiene anche in significativa considerazione. Non so se si sia reso conto di quanti italiani sono rimasti basiti quando è stata letta la lista dei ministri: un governo in enorme continuità con l’Esecutivo precedente e che aumenta a dismisura il peso del Pd. E in molti speravamo che le cose andassero diversamente.
C’erano grandi aspettative sulle scelte che lei avrebbe fatto. Si diceva “nomen omen”, Draghi volerà alto sulle miserie dei partiti politici e ci consegnerà una squadra di Governo autorevolissima e snella.
Si guardi intorno. Mi dica se in cuor suo lei ritiene davvero che Luigi Di Maio sia il miglior ministro degli Esteri possibile per questa Nazione. Mi dica se lei in cuor suo pensa davvero che Roberto Speranza andasse confermato, mentre i suoi esperti dicono che ci vuole un altro lockdown, il che significa dichiarare che tutti i sacrifici che abbiamo fatto nell’ultimo anno sono praticamente vani e siamo al punto di partenza. E la conferma del ministro Lamorgese, che invece di fermare l’immigrazione irregolare ferma i decreti sicurezza, significa che lei condivide quella scelta. E perché, presidente Draghi, Domenico Arcuri è ancora lì? Con gli scandali e i milioni che ha fatto buttare all’Italia? Con mascherine comprate a più di un euro e la Regione Marche, guidata da un esponente di Fratelli d’Italia, compra quelle stesse mascherine allo stesso momento a 30 centesimi?
Sono domande che non ci facciamo solo noi. Certo, c’è qualche novità positiva per noi. Ci sono i nostri alleati del centrodestra ma purtroppo sono in minoranza e sarebbero stati in minoranza anche se Fratelli d’Italia fosse entrata al Governo. È la dura legge del pallottiere. A loro voglio dire che ovviamente so che sicuramente faranno del loro meglio, che ci saremo per dare loro una mano e che in ogni caso anche quando questa parentesi sarà terminata, ci troveranno qui sempre dalla stessa parte. E allora, se gli italiani lo vorranno, daremo a questa Nazione sì un governo autorevole ma anche libero dai compromessi, coeso, con una visione chiara e un forte mandato popolare.
Quanto a lei, presidente Draghi, ascoltandola ieri mi è venuto in mente Gandhi: sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Perché ci sono delle cose interessanti e condivisibili in quello che lei ha detto. Il problema è come si conciliano con le sue scelte.
Come si concilia il richiamo alla crescita economica – che significa liberare le aziende dai vincoli e garantire libertà di assumere – con la scelta di un Ministro del Lavoro esponente della sinistra più sindacalizzata?
Come si concilia l’enfasi sulle donne e i giovani, con un governo che ha contemporaneamente una scarsa presenza femminile e l’età media più alto dell’ultimo decennio?
Come si concilia il fatto, rispondendo ad una richiesta che le era stata fatta da Fratelli d’Italia e per la quale la ringraziamo, di dare vita ad un Ministero del Turismo ad hoc e il rilancio del turismo con la scelta del ministro Speranza – che lei ha condiviso – di chiudere la montagna poche ore prima che riaprisse? E con una apertura che era stata preparata per mesi?
Come si concilia l’auspicio che l’Italia torni ad essere protagonista nel Mediterraneo con la volontà di dialogare con la Turchia del sultano Erdogan, che porta avanti una politica imperialistica anche contro di noi?
E quando rivendica la spesa buona, elemento che condividiamo molto, significa che diremo basta alla vergogna del reddito di cittadinanza dato agli spacciatori e useremo quelle risorse per aiutare chi ha davvero bisogno, creando lavoro? Perché se lo farà presidente Draghi, ci troverà al suo fianco e non dovrà neanche darci una poltrona. Ma in compenso potrebbe trovarsi contro molti di quelli ai quali una poltrona l’ha data già.
Perché oggi li vede, sono tutti con lei, ma quando scatterà il semestre bianco e scopriranno che non possono andare a casa, vedrà quanti temerari dissidenti usciranno fuori. Vedrà…
Lei ha detto che il suo Governo sarà europeista. Mi consenta di dire che credo che sarebbe stato più corretto definirlo un governo ‘federalista europeo’, che è un’altra cosa. Perché, presidente Draghi, si può credere nell’idea di Europa anche contestando l’attuale costruzione europea, che ha fatto dell’Unione un nano politico e un gigante burocratico e finanziario. Ed è quello che facciamo noi: la nostra Europa non è l’Europa federale, con i suoi continui cessioni di sovranità. La nostra idea di Europa è confederale, cioè significa mantenere la sovranità degli Stati nazionali e cooperare su alcune grandi materie.
Questa visione – che De Gaulle chiamava “Europa delle Patrie”, che i Padri costituenti sintetizzavano nell’uniti nella diversità e che oggi accomuna i partiti conservatori che ho l’onore di guidare a livello internazionale – ha pieno diritto di cittadinanza nel dibattito europeo. E non consentiremo che l’ortodossia globalista ci dica che chi la porta avanti è un eretico perché non lo è.
Presidente Draghi, nei momenti drammatici il senso di responsabilità si può manifestare in modi diversi. Quello che abbiamo scelto noi è di rappresentare anche le voci più flebili, quelle dimenticate, che in mezzo all’applauso scrosciante della maggioranza non riescono a farsi sentire: chi aspetta da mesi i ristori che non arrivano, chi vorrebbe solo tornare a lavorare in sicurezza, le imprese che lei mi consenta ha sbrigativamente definito o giudicato sacrificabili.
La incalzeremo. La incalzeremo, ad esempio, ad utilizzare il golden power ogni volta che avremo delle aziende o pezzi del nostro sistema che rischiano di finire fagocitati da aziende straniere.
Faremo quello che dobbiamo fare. Lei non avrà il nostro voto di fiducia ma avrà il nostro stimolo e il nostro supporto per ogni decisione che reputeremo giusta, perché noi siamo prima di tutto dei patrioti.
Presidente Draghi, lei disse in un celebre discorso che avrebbe salvato l’Eurozona “whatever it takes” e aggiunse “credetemi sarà abbastanza”.
Oggi quello che noi ci aspettiamo da lei è che dica con la stessa determinazione che farà tutto quello che serve per difendere l’Italia, le sue aziende, il suo lavoro, i suoi confini, la sua identità. Noi la giudicheremo su questo, solo su questo, senza pregiudizi e senza sconti.
Perché anche noi, presidente Draghi, nell’ambito del nostro mandato, faremo tutto quello che serve per salvare questa Nazione e la sua democrazia. E non so dirle se sarà abbastanza, ma sarà certamente tutto quello che potevamo fare.