di Barbara Jerkov
Presidente Meloni, sabato il centrodestra torna in piazza, perché? «Torneremo a chiedere libertà, lavoro e sicurezza per gli italiani. L’Italia sta vivendo la peggiore crisi dal Dopoguerra e le previsioni macroeconomiche sono catastrofiche. Vogliamo dare voce a milioni di cittadini esasperati da un governo che sembra vivere sulla Luna, che se ne va dieci giorni a Villa Pamphilj senza avere uno straccio di proposta e che l’unica cosa che sa fare è riempire i suoi provvedimenti di bonus e marchette inutili. Pd e Cinquestelle devono andare a casa e a Piazza del Popolo, e in tutte le maggiori piazze italiane, raccoglieremo le firme per chiedere eiezioni subito».
Nessun pentimento per gli assembramenti del 2 giugno? «Una cosa sono le norme per garantire la salute delle persone, un’altra quelle per garantire la salute del governo. Perché è davvero curioso che si faccia polemica sul distanziamento solo quando a scendere in piazza è il centrodestra mentre nulla è stato detto sugli assembramenti per l’inaugurazione del Ponte di Genova. il 25 aprile, le manifestazioni in ricordo di Floyd. Siamo in democrazia; portiamo le mascherine ma non ci faremo mettere il bavaglio».
Intanto però Conte vi ha invitato a palazzo Chigi: andrete? E a dirgli cosa? «Siamo sempre stati disponibili al dialogo e le centinaia di proposte che abbiamo presentato in Parlamento, poi puntualmente bocciate dalla maggioranza, lo confermano. Siamo pronti ad andare nuovamente da Conte, insieme agli altri partiti del centrodestra, ma chiediamo almeno di ricevere prima il documento conclusivo degli Stati generali. Una richiesta finora caduta nel vuoto. Comincio a pensare che il documento non esista, a conferma del fatto che questo governo non ha uno straccio di idea su come ripartire».
Berlusconi si dice pronto a far entrare FI in un nuovo governo se da una crisi di Conte dovesse nascere una nuova maggioranza: Fdl in tal caso cosa farebbe? «II titolo dell’intervista a Berlusconi mi è sembrato un po’ forzato. Probabilmente, lui si riferiva all’ipotesi che aveva fatto all’inizio della legislatura di un governo di centrodestra sostenuto con i voti di qualche transfugo. Ma è uno scenario che non mi appassiona. Solo un governo unito, con le idee chiare e una forte legittimazione popolare può essere in grado di affrontare la crisi economica ed essere rispettato in Europa. Per Fdl non ci sono altre strade percorribili».
Renzi è stato tra i primi a chiamare Berlusconi per esprimergli solidarietà sulla vicenda Mediaset: la preoccupano questi contatti ravvicinati tra FI e parte dell’attuale maggioranza? «Quello che abbiamo ascoltato sulla sentenza di condanna di Berlusconi ha lasciato sconvolti un po’ tutti. Fa rabbrividire l’idea che la legge non sia uguale per tutti e che in Italia ci siano giudici che usano il loro potere contro qualcuno. Renzi, per carità, fa bene ad esprimere solidarietà e a chiedere chiarezza ma credo che la sinistra, sui rapporti tra politica e magistratura, sia l’ultima titolata a parlare».
Dopo la pubblicazione dell’audio del giudice Franco, FI chiede una commissione d’inchiesta: la sosterrete? Che giudizio da dì tutta questa vicenda? «Se è una commissione circoscritta al caso Berlusconi si, siamo pronti sostenerla. Ma per il resto servono riforme. Non si può rimandare oltre quella della magistratura e del Csm. La sinistra dovrebbe imparare a combattere i propri avversari politici nelle urne, non avvalendosi di magistrati compiacenti».
Di questa improvvisa accelerazione sulla riforma elettorale che idea si è fatta? «Pd e M5S vogliono un sistema proporzionale per riportare l’Italia alla palude. Lo fanno i primi d’agosto sperando che gli italiani non se ne accorgano. Ma siamo pronti a fare le barricate per impedirlo».
Un anno fa Salvini era ancora alleato dei 5Stelle e volava nei sondaggi, oggi la Lega sembra avere qualche difficoltà, mentre è Fdl a rafforzarsi: lei che spiegazione ne dà? «Gli italiani stanno premiando la nostra coerenza e la concretezza delle nostre proposte. Ma il mio obiettivo non è mai stato quello di crescere a scapito degli alleati, ma di riconquistare la fiducia dei delusi e di quegli italiani scoraggiati da una politica che non dà risposte ai loro problemi concreti».
Salvini si dice pronto a votare qualsiasi misura serva ad abbassare le tasse, inclusa l’Iva. Lei cosa ne pensa? Non c’è il rischio che un taglio fiscale non mirato sia di fatto meno efficace? «Tagliare le tasse è una priorità e siamo sempre disponibili a parlare, a patto che si faccia con serietà. L’esatto contrario di quello che ha fatto Conte, che ha lanciato l’idea del taglio dell’Iva solo per fare un po’ di spettacolo e senza avere né una proposta chiara, né un disegno complessivo. Solo una riduzione generalizzata delle tasse può portare dei benefici al sistema. E non sono io a dirlo, ma la teoria economica».
Mes, la madre di tutte le battaglie ma Conte vuole votare a settembre. Pensa a una contromossa per portare il tema in aula prima? «Finora Conte ha impedito un voto parlamentare, violando anche la legge, perché sa bene che la sua maggioranza è spaccata. Il 17 e 18 luglio ci sarà il prossimo Consiglio europeo, presenteremo la nostra risoluzione e chiederemo che il Parlamento si esprima prima. Come, tra l’altro, impone la legge».
Infine, Roma, Presidente: sul nostro giornale Tajani ha indicato la necessità di un candidato sindaco “del fare”, modello Bertolaso, non politico di professione. Condivide l’identikit? «La Raggi e il M5S hanno governato la Capitale d’Italia senza una visione, senza l’umiltà di ascoltare le buone proposte che arrivavano dall’opposizione, e hanno sommato all’ideologia una buona dose di incompetenza. Non mi entusiasmano gli identikit e l’esclusione a priori di questo o quel profilo. Roma è una macchina estremamente complessa, e chi ha fatto politica nei municipi e in assemblea capitolina la conosce bene. Per me essere nelle istituzioni è un valore aggiunto, non una diminutio. In ogni caso faremo tutto quello che possiamo per dare finalmente a Roma un sindaco alla sua altezza».
Manca un anno al voto: perché il centrodestra ancora non esprime un nome per il dopo Raggi? Non sarà che amministrare Roma fa paura? «Non può dirlo a me che quattro anni fa mi candidai sindaco, oltretutto al sesto mese di gravidanza. Non abbiamo paura di nulla: più le sfide sono difficili, più ci piacciono».