Intervista di Mario Ajello
Giorgia Meloni, Salvini dice che alcuni ministeri potrebbero essere portati via da Roma. Concorda? «Proprio no. Salvini ha ragione quando parla dell’esigenza di ricucire l’Italia, partendo dal Mezzogiorno e dell’impegno di tutti per Io sviluppo di quest’area cruciale della nazione. Su Roma, rispetto a lui, la penso diversamente e del resto le battaglie mie e del mio partito hanno sempre insistito sul dare a Roma più forza e non meno forza».
Traslocare alcuni ministeri significa spolpare Roma? «Roma va valorizzata e non punita. Ha già dato tutto e non bisogna chiederle più niente. Invece di dare, è venuto per la Capitale italiana il momento di ricevere. Finora, ha ricevuto soltanto chiacchiere. Anche il rilancio del Mezzogiorno ha bisogno di una Roma forte e con tutti i suoi pezzi al loro posto e ben funzionati».
Male su Roma e bene sul Sud: questo pensa delle parole di Salvini al Messaggero? «La politica sul Mezzogiorno, in questo concordo con lui, va ripensata completamente. Lo Stato negli ultimi dieci anni, per quanto riguarda le infrastrutture, ha investito il 70 per cento delle risorse al Nord e il 30 al Sud. La spesa va riequilibrata. E noi abbiamo anche tante altre proposte. Detassare le aziende che investono al Sud. Sostegni al lavoro. Superare divario digitale perché questa arretratezza meridionale impedisce alle aziende di investire. Me lo hanno detto chiaramente quando sono andata ad Amazon: senza sicurezza e senza digitalizzazione non possiamo andare nel Mezzogiorno. Se questo vale per un colosso mondiale, figuriamoci quanti può valere per una piccola o media azienda. Se queste e altre battaglie le facciamo insieme alla Lega, saranno ancora più efficaci».
Ma la Lega vuole delocalizzare i ministeri. «Ripeto: qui sbaglia Salvini. Non è all’ordine del giorno, e non lo sarà, lo spostamento dei ministeri. Guai a togliere qualcosa alla Capitale italiana. Serve invece dotarla dei poteri e delle competenze che hanno le altre capitali mondiali. 2 milioni e ottocentomila abitanti, più il milione tra turisti e pendolari che ogni giorno vivono questa metropoli, e in più Roma è il più grande comune agricolo d’Europa, ospita 27 organizzazioni interazionali e via dicendo. Non può essere governata con gli stessi poteri di un paesello di 1000 persone».
Salvini non capisce la complessità di Roma? «Non so se non la capisce. So che serve anche il suo aiuto, per affrontare la questione cruciale dei poteri di Roma. È urgente una legge speciale, che dia poteri e competenze nuove e vere. Va riempito un capitolo vuoto, perché Roma Capitale finora è stata solo un’etichetta, nient’altro che un titolo. D riconoscimento si è limitato, da parte dello Stato, a 100 milioni all’anno».
Lo Stato francese per la Grand Paris ha stanziato 40 miliardi. «Io non dico di arrivare a cifre come questa, ma neppure ci si può accontentare delle noccioline. Il problema non è solo di denaro. Ma di competenze. È mai possibile che Roma, tra sicurezza, pulizia, mobilità eccetera, spende tantissimo per l’area del Colosseo, e poi i soldi dei biglietti del Colosseo vanno ai Beni Culturali e non al Campidoglio? E la Roma-Lido e la Roma-Viterbo che sono gestite dalla Regione? Se non hai competenze, non puoi avere soldi e non sei padrone del territorio».
Lei si ricorda la sceneggiata del ministro leghista Calderoli, che nel 2011 finse di portare 4 ministeri a Monza, e perfino inaugurò quei 4 sgabuzzini? «Lo ricordo, e non fummo minimamente d’accordo. I ministeri non vanno portati né al Nord né al Sud. Devono restare a Roma, che – nessuno deve dimenticarlo – è la culla e il cuore della civiltà occidentale. Dai tempi dell’Impero romano in poi. Semmai, come abbiamo proposto, si potrebbe pensare a una cittadella dei ministeri da fare in periferia. Sarebbe un modo per favorire l’economia e il commercio di quelle parti di città e dell’intero sistema».
La sindaca Raggi però ha plaudito ai discorsi di Salvini sul Messaggero. Come mai, secondo lei? «Forse era distratta, stava pensando ad altro quando leggeva dello spostamento dei ministeri. E non avrà capito bene. Roma merita, da tutti i punti di vista, molto di più e non un po’ di meno. Bisogna pensare alle grandi cose, e anche alle piccole. Noi abbiamo appena proposto, e ne siamo fieri, di dedicare una via a un grande romano, Fabrizio Frizzi, derogando alla regola che devono passare dieci anni dalla morte prima di intitolare una strada a un personaggio».
Il prossimo governo avrà, finalmente, Roma tra le sue priorità? «Assolutamente sì, e sarà un pensiero fisso del nuovo governo, se io ne farò parte. Se io non ci sarò, vi posso assicurare che non smetterò di fare le battaglie per la Capitale, come prima e più di prima».