«Siamo abituati a pretendere per quello che valiamo». La sfida di Giorgia Meloni, ieri a Genova per sostenere la corsa di Giovanni Toti alla riconferma in Regione, si gioca anche in Liguria su due tavoli: contribuire a far vincere il centrodestra e far crescere i consensi per Fratelli d’Italia, aumentandone il peso specifico anche nel futuro assetto della coalizione.
Onorevole, le elezioni regionali segneranno una vittoria del centrodestra? «Mi sembra che la situazione sia molto positiva per noi, sia qui in Liguria che altrove. Ma le battaglie prima si combattono e poi si commentano i risultati».
Il centrodestra può strappare anche la Toscana alla sinistra? «Sono ottimista, anche in Toscana arrivano ottimi segnali. Ma sono troppo scaramantica per dire come finirà».
L’esito delle regionali può incidere sul governo? «Non so se potrà, ma di sicuro dovrebbe. La democrazia a casa mia conta, votano milioni di italiani e non si può non tenere conto della volontà popolare. Il Presidente della Repubblica non è un banale notaio: esiste lo scioglimento delle Camere quando c’è troppa distanza tra palazzo e popolo. In caso di una nostra vittoria, Mattarella dovrebbe fare una riflessione».
Lei ha detto che voterà «sì» al referendum sul taglio dei parlamentari. Non è un’occasione per dare una spallata al governo? «Abbiamo votato la legge quattro volte, è una nostra battaglia storica e i cittadini volevano un segnale su questo tema. Per coerenza ho detto che voterò sì, anche se quella norma è imperfetta. Scelgano gli elettori: se riterranno prioritario far cadere il governo non me ne farò certo un cruccio. Certo, nel caso vincesse il «no» sarebbe uno tsunami per il governo».
Parliamo di scuola: ha fatto scalpore la foto della classe di Genova con i bimbi inginocchiati: non si rischia di strumentalizzare il tema? «È una questione politica, non si tratta di strumentalizzare e non vedo nulla di male a parlare di scuola in campagna elettorale. Non mi è chiaro cosa il governo e il ministro Azzolina abbiano fatto in questi mesi: i banchi non ci sono, i tempi dei concorsi non si conoscono, gli spazi non sono stati trovati, sugli insegnanti di sostegno ci sono problemi atroci. La gestione del governo è surreale».