L’intervista di Carmelo Lopapa
In piazza per la Festa della Repubblica. Giorno dell’unità nazionale. Inopportuno, vi è stato detto da più parti. Era proprio necessario, Giorgia Meloni? «Non vedo dove stia il problema. Anche a sinistra, se ritengono, possono manifestare».
Il presidente Mattarella ricorda che è il giorno dei «valori condivisi» e che «dividersi ora è inaccettabile». «Concordiamo. Nessuna strumentalizzazione da parte nostra. Quest’anno non ci sarà la parata e abbiamo pensato che fosse un giorno propizio per celebrare la Repubblica dando voce ai milioni di persone che non si rassegnano a un’Italia condannata al declino: dal Covid e dalle scelte scellerate di questo governo».
E il rischio sicurezza? «La nostra sarà una piazza simbolica: ci saranno soprattutto parlamentari e amministratori locali a Roma, a Piazza del Popolo. Stenderemo un enorme tricolore per via del Corso. Poi ci saranno iniziative simili in tutte le piazze d’Italia. Nel mio video di queste ore ho spiegato ai cittadini che non serve venire in piazza e che possono seguirci dai social, aiutandoci a diffondere le immagini della manifestazione. L’appuntamento di popolo è solo rinviato al 4 luglio, al Circo Massimo, se la curva del contagio lo consentirà».
A dire il vero, volevate andare anche a deporre fiori all’Altare della Patria. Il capo dello Stato non rappresenta già tutti? «È stata una polemica strumentale, quasi un’imboscata. Sono ancora basita. A noi sembrava un gesto bello. Abbiamo chiesto anche informalmente qualche parere, per capire se ci fossero ragioni ostative, non era certo nostra intenzione mancare di rispetto al capo dello Stato. Pareva non ce ne fossero. Così abbiamo presentato istanza formale. Dopo di che, alla Presidenza del Consiglio decidono che non si può fare, che sarebbe un’offesa al Colle. Ma anziché rispondere alla nostra istanza, danno notizia della bocciatura direttamente alla stampa. Noi lo abbiamo saputo dai giornalisti. Solo in serata riceviamo una mail con cui ci viene comunicata la “impossibilità tecnica”. Il Quirinale qui non c’entra: questa è la modalità Conte-Casalino. Uso strumentale di qualunque cosa a scopo di propaganda».
Poche ore dopo di voi, i gilet arancioni saranno nella stessa piazza. Nessun imbarazzo per quell’ultra destra che manifesta in scia e senza mascherine? «Punto primo. Questo fatto che dovremmo sentirci in imbarazzo anche per cose con le quali non c’entriamo nulla sta diventando stucchevole. È un altro movimento, un’altra manifestazione. Punto secondo, io non ho visto in queste manifestazioni simboli di alcun genere».
Eppure tra quei forconi e i ribellisti delle piazze di Milano e Roma nei giorni scorsi ci sono figure di Forza Nuova, di CasaPound, di Lealtà azione. Che rapporti ci sono con loro? «Ripeto: non so chi scenda in piazza dopo di noi. E non rispondo per altri. Noi siamo la destra. E con gli altri partiti della coalizione abbiamo scelto di manifestare in sicurezza evitando assembramenti. Dopo di che, attenzione a derubricare sempre tutto quello che non piace al governo come estremismo di destra. Si rischia di non focalizzare i problemi. Tutte queste manifestazioni, anche spontanee, raccontano un’altra storia».
Quale? «La gente sfida il Covid perché c’è un disagio sociale molto più forte rispetto a quel che si racconta. Conte non ha compreso il rischio dell’ecatombe economica, della cancellazione della classe media».
Sta giustificando i gilet arancioni? «Non giustifico nulla. Dico che c’è sgomento e paura e che le letture superficiali non aiutano ad affrontare i problemi reali».
Questo governo secondo lei sopravviverà alla crisi economica? «Abbiamo votato uno scostamento di bilancio da 55 miliardi, che si somma a quello precedente da 25 miliardi, con cui indebitiamo i nostri figli per i prossimi decenni. Sono sinceramente preoccupata per l’Italia, non per il governo Conte. Da patriota sarei contenta se fosse capace di portarci fuori da questo disastro. Ma non sono ottimista. Sta spendendo male queste risorse».
Ci aiuteranno i 170 miliardi destinati dall’Ue all’Italia. Lo ammetta, hanno spuntato gli slanci antieuropeisti di voi sovranisti. «Non hanno spuntato proprio niente. Se a Bruxelles si interrogano sulla necessità di cambiare passo è proprio grazie alla nostra protesta. Io sono sempre stata favorevole al Recovery Fund. Resta da capire quando quei miliardi arriveranno e a quali condizioni. Se dal 2021 e spalmati su sette anni, le aziende italiane faranno in tempo a fallire. Conte chieda garanzie anziché esultare».
Al voto per regionali e amministrative il 20 settembre. D’accordo? «Prima del 27 non si può, se non si vuole compromettere un’intera stagione turistica già ad alto rischio».