L’intervista di Carmelo Lopapa
Giorgia Meloni, secondo lei il governo e la Protezione civile stanno facendo tutto quel che è nelle loro possibilità, sul fronte dell’emergenza sanitaria? «Non sono un virologo, da quel punto di vista non ho elementi compiuti. So per certo che sono stati commessi gravi errori di comunicazione. Siamo passati dalla sottovalutazione del fenomeno – della serie: abbracciate tutti i cinesi che incontrate, mentre noi chiedevamo la quarantena – alle riunioni di governo nel bunker della Protezione civile. Trasmettendo all’estero l’immagine di un Paese sull’orlo della catastrofe, chiuso per virus. Veloci e scrupolosi nell’individuare i casi di contagio, questo sì. Ma quando poi il premier Conte, nel tentativo di scaricare le responsabilità, ha detto che la falla era nel sistema sanitario, ha commesso un errore criminale».
Guardiamo avanti: e adesso? Lei si è detta disponibile a collaborare. Su quale misura ci sarebbe il suo sostegno? «A occhio, con questi ritmi di diffusione del virus, il rischio è che il nostro sistema sanitario non regga. Reputo che il Governo dovrebbe predisporre un piano per la tempestiva apertura di presidi sanitari temporanei in ogni struttura, da utilizzare se necessario: caserme, ospedali militari, ospedali da campo. Tra poco le terapie intensive al Nord non saranno sufficienti. E dovremmo igienizzare col cloro i luoghi aperti al pubblico per contenere il contagio».
Sono sufficienti invece i 3,6 miliardi (oltre ai 900 milioni già impiegati) che stanno per essere stanziati dal governo per far fronte all’emergenza economica? Oggi l’Ocse ha azzerato il tasso di crescita del Pil per il 2020. «Sono misure del tutto inadeguate. Il problema qui non è sospendere e rinviare i tributi, il problema è che io imprenditore quei soldi non li ho e non li avrò neanche tra cinque mesi perché nella migliore delle ipotesi la mia azienda avrà avuto un danno importante. E questo accade in tutta Italia, non solo nella zona rossa. Va rivisto l’intero sistema. L’emergenza economica è nazionale».
Appunto. Vi siete dimostrati perfino più responsabili dei vostri alleati. Di fronte all’emergenza, voterete intanto quel decreto? «Attendo di leggere il testo prima di decidere. E vorrei che una volta tanto la maggioranza mostrasse la stessa apertura e disponibilità nei confronti delle nostre proposte: non vengono mai accolte, nonostante tutti ne riconoscano la serietà. Ma intanto servono più risorse». E dove si trovano le coperture necessarie? «È qui che serve l’Europa».
Ma Bruxelles si sta svegliando adesso, ancora una volta in ritardo. «Non è in ritardo: è inesistente, diciamo le cose come stanno. Duecento milioni sono uno schiaffo, vuol dire che ci stanno prendendo in giro, vuol dire che stanziano meno che per la loro inutile sede di Strasburgo. Il fatto che noi abbiamo usato un protocollo più rigido rispetto ad altri vuol dire che non esiste nemmeno un protocollo unico per arginare una pandemia. E non è normale che ci stiano trattando come untori, solo perché abbiamo reso pubblici i nostri dati e il fatto che stiamo combattendo un’epidemia. Nessuno mi toglie dalla testa che negli altri Paesi il numero reale dei contagi venga tenuto coperto. Vedrà che con l’emergenza esplosa in Francia e Germania si stanzieranno risorse più ragionevoli. E anche questa è una brutta fotografia dell’attuale Europa».
Come concilia la sua disponibilità a collaborare col governo, con il no deciso a qualsiasi forma di unità nazionale, per lei sinonimo di inciucio? «Ma collaborare non vuole dire che si debba fare un governo insieme. Per me la Nazione viene prima della fazione, ma trovo stucchevole che si debbano tenere in piedi governi agonizzanti che usano il dramma del rischio sanitario e del tracollo economico per restare in sella e rimandare le elezioni. Siamo ancora in tempo: referendum, nuove regole elettorali in poche settimane e al voto in giugno. L’Italia ha bisogno di qualcuno che si assuma la responsabilità delle scelte. Io voglio mandarli tutti a casa. Non puoi dirmi che per l’unità nazionale devo governare con Renzi e con Di Maio».
Poche ore fa anche Salvini l’ha invitata a non insistere col sospetto di inciucio, perché se lui avanza proposte per uscire dall’emergenza non lo fa per andare al governo col Pd. Cosa gli risponde? «Sono contenta che abbia chiarito. Sono d’accordo con lui. Ma non sono io che ho proposto un governo d’emergenza nazionale. Lo hanno proposto lui e Renzi. Comunque ora sappiamo che non accadrà».
Il centrodestra è uscito sconfitto nel collegio della sua città, Roma. Non ritiene un campanello d’allarme per voi la vittoria schiacciante del ministro Gualtieri? «No, quel collegio di Roma centro è storicamente in mano alla sinistra, che forse dovrebbe preoccuparsi, dato che ormai vince solo dove i residenti hanno Cud a svariati zeri. E poi hanno dovuto nascondere ancora una volta il simbolo del Pd, si sono vergognati. Per non dire del M5S, scomparso dalla Capitale che purtroppo ancora amministra. Ringrazio il nostro Maurizio Leo, abbiamo combattuto in solitudine contro un ministro, Gualtieri, che pur di vincere ha violato ogni regola pre-elettorale. Questione che mi riservo di sottoporre alle sedi competenti».
Pensa che il 29 marzo si dovrebbe votare per il referendum sul taglio dei parlamentari, nonostante un pezzo del Paese sia in zona rossa? «Decideranno le autorità competenti, io sarei per rispettare la scadenza. Noi siamo per il taglio. E sia chiaro: sono convinta che quel referendum non accorci la legislatura ma la allunghi. Finché non si celebra il referendum ci diranno che non si può votare per le Politiche».
Donald Trump ha suggerito agli americani di non raggiungere l’Italia del Nord. Lei è considerata la più trumpiana d’Italia, ritiene abbia fatto bene? «In serata c’è stata una telefonata tra il Segretario di Stato Mike Pompeo e il ministro degli Esteri Di Maio e l’Amministrazione Usa ha tenuto a sottolineare che garantirà ogni supporto all’Italia. È stato giusto chiarire. Dagli alleati ci aspettiamo solidarietà e sostegno».