di Federico Novella
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli D’Italia, il governo ha diffuso i verbali del Comitato tecnico scientifico sulla gestione dell’epidemia. Ma restano molte ombre. «Dalla pubblicazione degli atti emerge che il lockdown dell’intera nazione era ingiustificato. Fratelli d’Italia già lo scorso aprile chiedeva di circoscriverlo alle sole zone rosse e di riaprire le scuole. Non siamo stati ascoltati. E non c’è da stupirsi visto che il premier Conte, a quanto pare, non ascoltava nemmeno gli esperti. Ma c’è un’altra considerazione da fare».
Quale? «Da quelle carte si comprende che non vi sono evidenze scientifiche per chiedere la proroga dello stato d’emergenza. Giuseppe Conte l’ha fortemente voluta non per tutelare la salute degli italiani, ma per la salute del governo. Cioè per continuare ad avere le mani libere».
Si riferisce, da ultimo, alla proroga dei vertici dei servizi? «Una decisione folle, presa ancora una volta in solitaria, senza informare nessuno. Evidentemente il governo non vuole rinunciare al potere enorme concesso dallo stato d’emergenza, e forse neanche alla paura che quell’emergenza crea tra i cittadini. Perché, quando non ci sarà più la paura a dare una mano a Conte, resterà solo l’inconcludenza, sua e dei suoi soci. L’ho detto e lo ripeto: ci troviamo di fronte a una deriva liberticida. Siamo gli unici in Europa a prorogare l’emergenza: e pensare che a sinistra se la prendevano con Orbàn».
Cosa c’entra Orban? «Persino in Ungheria lo stato d’emergenza è stato revocato. Se Orban è un pericoloso dittatore, come vorrebbe la sinistra, allora come dovremmo definire Conte?».
Pensa che lo stato d’eccezione soffochi la ripartenza economica? «Prevedo contraccolpi enormi. Pensiamo al turismo: chi mai deciderà di fare vacanze in Italia, che si dichiara ancora in emergenza, quando in Grecia, Croazia e Spagna l’emergenza non c’è? Chi investirà nel nostro Paese? Come potremo convincere commercianti e imprenditoria ripartire?».
Il decreto Agosto non è sufficiente? «Non sono ottimista; quando il ministro Gualtieri in Parlamento ha promesso provvedimenti su Cig e fisco, abbiamo detto: va bene, facci vedere le tabelle con i capitoli di spesa. Ma ovviamente non c’erano».
E gli 80 miliardi già stanziati con i precedenti scostamenti di bilancio? «Risorse in buona parte dilapidate. Cosa c’entra con il rilancio la proroga della concessione aeroportuale di Fiumicino ai Benetton? Cosa c’entrano i milioni di nuove consulenze per i ministeri? Cosa c’entrano i 30 milioni di nuove assunzioni per velocizzare le pratiche di regolarizzazione degli immigrati? Rischiamo un’ecatombe occupazionale. Se tarda la cassa integrazione per gli italiani, non frega niente a nessuno: poi però i migranti vanno regolarizzati a tempo di record».
È ancora convinta che il blocco navale sia la soluzione giusta per contrastare gli sbarchi? «È l’unico modo per fermare le partenze, soprattutto dopo la sanatoria del ministro Bellanova. L’avevamo previsto: si sono moltiplicati gli sbarchi. Il messaggio al mondo è il seguente; venite in Italia, vi manteniamo, vi regolarizziamo, vi daremo la cittadinanza. In pratica l’unico settore sostenuto dal governo è la filiera degli scafisti».
Pensa che in Europa il blocco navale sarebbe accettato? «Troverebbe più favore rispetto all’alternativa, che è quella di ridistribuire i migranti nei diversi Paesi. Tra l’altro proprio l’Europa ci sta chiedendo di procedere con i centri sorvegliati, dove trattenere i clandestini per 18 mesi mentre si valuta la richiesta di protezione. È l’Europa a dirci che i migranti sono clandestini fino a prova contraria, chiaro? Nella civilissima Germania questi centri esistono già: perché in Italia non si può fare?».
Che risposta si da? «Non hanno reali intenzioni di gestire i flussi, ma sono preda di una furia immigrazionista. C’è un disegno della grande speculazione finanziaria, che gioca sulla pelle dei disperati per rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori. E la sinistra è il braccio armato di questo disegno dei poteri forti. Abbiamo rincorso la gente sulle spiagge per il rischio contagio, e se i clandestini violano confini e quarantene, i droni spariscono. Non è surreale?».
Sta ripercorrendo il copione dell’ultima arringa alla Camera. Quella cui sono seguiti gli insulti personali sui social nei suoi confronti. Femminismo a corrente alternata? «Spiace che in tutto il centrosinistra solo tre persone mi abbiano trasmesso solidarietà. Se quelle frasi le avesse pronunciate uno di destra contro Laura Boldrini o Maria Elena Boschi, gli avrebbero mandato i carabinieri».
Si aspettava più solidarietà dalle donne? «Ma no, non me la aspetto più: ci sono passata tante volte. Ci ho fatto il callo e non me la prendo più di tanto. Ma non accetto il ritornello per cui i propalatori della cultura dell’odio siamo noi: vi sfido a trovare nella mia storia politica un solo insulto personale nei confronti degli avversari».
Di solito la linea difensiva è: mi attaccano in quanto donna. «Non mi piacciono le donne che fanno il piagnisteo quando vengono criticate. Non critico Azzolina o Castelli in quanto donne, ma in quanto incapaci. Detto questo, vorrei essere ripresa per le mie idee politiche, non perché bella o brutta, o come in questo caso, per come porto i capelli».
La destra non è stata veramente sdoganata? «La sinistra ritiene di avere la stessa superiorità morale di un tempo, smentita dai fatti. Coprono la debolezza delle loro idee con la criminalizzazione dell’avversario. È vero, in Parlamento ho attaccato Conte con veemenza, ma sul piano politico: siccome non possono rispondere nel merito, ecco che mi dipingono come un mostro».
Con Fratelli d’Italia quotata al 15%, forse è il momento di avere paura. O no? «Sento il peso della responsabilità. E in effetti ho sempre paura, magari che possano inventarsi qualche indagine contro di me. Quello che ho visto accadere a Salvini è la fine dello Stato di diritto. Con un salto di qualità».
Quale salto? «In Italia nessun ministro potrà fare qualcosa che non piace alla sinistra: anche se sono i cittadini a pretenderlo. In quale Paese, dopo la pubblicazione delle intercettazioni di Palamara, certi procedimenti sarebbero andati avanti? Anche dal presidente della Repubblica mi aspettavo qualche parola in più».
L’ascesa nei sondaggi comincia a infastidire anche gli alleati. Il governatore Luca Zaia avrebbe minacciato di non accettare alleanze con voi in Veneto se prima non sottoscrivete il piano sull’autonomia. «Fin dai tempi della devolution, abbiamo sempre accettato quel principio. Fratelli d’Italia ha una parola sola e ho dato la mia disponibilità. Ma se inquadriamo la questione a livello nazionale, nei patti debbono essere presenti le battaglie di ogni partilo».
Quindi? «E quindi sul piano nazionale l’autonomia deve essere accompagnata anche da una battaglia simbolo di Fdi, come ad esempio il presidenzialismo, che per noi è fondamentale. Siamo un’alleanza alla pari, dunque ci si siede e si trova una sintesi. Non c’è qualcuno che detta le regole e qualcun altro che esegue».
Certo, se i suoi candidati si imporranno in Puglia e nelle Marche, gli equilibri della coalizione cambieranno. «Sono sempre stata leale, e lo sanno tutti gli alleati. Voglio andare al governo per cambiare le cose. Per fare questo ho bisogno di numeri importanti che consentano di governare 5 anni. Quindi non ha senso per me crescere a discapito degli alleati, perché se gli altri scendono il saldo finale rimane lo stesso. Si può e si deve crescere tutti insieme».
Dipingerla come l’anti Salvini è il gioco dell’estate. «I giornali titolano: Meloni, cinque punti dalla Lega. Ma la notizia vera è che siamo a un punto e mezzo dal Pd e a un punto dai cinquestelle. Fra tre mesi i primi due partiti nazionali saranno di centrodestra, questa è la novità».
Guido Crosetto dice che state crescendo perché siete un partito noioso che non segue le mode. «Siamo noiosamente monogami, lo ammetto. Siamo un po’ come la mamma: sai che la pensa in un certo modo, sai che c’è, sai che potrai sempre farci affidamento».
È un’allusione alla battaglia della nuova stagione, in vista del Family day? «Anche quest’anno lavoreremo per rimettere al centro la famiglia, il vero soggetto dimenticato di questo lockdown, sia sul piano sociale che sul piano economico».
Dunque non esiste un Papeete meloniano? «La noia cui alludeva Crosetto si riversa drammaticamente anche sulle nostre vacanze. Il massimo della trasgressione sarà un bel romanzo».
Insomma, il vostro Papeete è una bocciofila. «Oddio, non esageriamo. Diciamo un ristorantino vecchio stile, sulla spiaggia, dove si mangia bene, con un buon bicchiere di vino in tavola. Una serenità tradizionale».