Se i numeri raccontano più delle parole gli effetti delle scelte, i dati sugli sbarchi dell’ultimo anno e mezzo sono l’emblema del fallimento delle politiche italiane sull’immigrazione. Negli ultimi due anni sono stati due i governi alla guida della nostra Nazione, uniti da comuni denominatori: i giallorossi di Pd e M5S che dettano la linea e il ministro Luciana Lamorgese al Viminale.
Quello che è accaduto nei primi tre mesi del 2021 è a dir poco disarmante. I numeri ufficiali pubblicati sul sito del Ministero dell’Interno non lasciano spazio alle interpretazioni: da gennaio a marzo gli sbarchi sono stati 8465 e dunque tre volte tanti quelli del lo stesso periodo del 2020. Nel pieno, ricordiamolo, di una pandemia globale che per mesi ha rinchiuso in casa gli italiani, ha messo in ginocchio la nostra economia e sta limitando fortemente le libertà individuali. Il dato è ancora più imbarazzante se confrontato con lo stesso periodo del 2019, quando il Pd non era al governo.
Cifre che lasciano di stucco e che risuonano come un campanello di allarme: se nei mesi invernali, quando di norma le condizioni del mare sono più difficoltose e i flussi più ridotti, gli sbarchi hanno superato quota 8 mila, non osiamo pensare a cosa potrà accadere con migliori condizioni climatiche.
Ma il tema non pare preoccupare il Governo impegnato a parlare di ius soli, a smontare i decreti sicurezza, a varare una sanatoria degli immigrati irregolari e ad allentare le norme di contrasto alle Ong. Ma non è l’unica attività del Viminale, perché mentre gli sbarchi continuano quotidianamente e numerosi, il Governo è impegnato a dispiegare uomini e forze per controllare gli italiani durante la Pasqua e la Pasquetta.
Dopo i fallimenti su gestione della pandemia, restrizioni e ristori, almeno sull’immigrazione ci si attenderebbe un cambio di passo dal nuovo governo. Fermare il traffico di esseri umani e l’immigrazione illegale di massa sono le proposte che Fratelli d’Italia porterà in Parlamento con l’auspicio che, anche alla luce del recente viaggio in Libia del premier Draghi, diventino proposte condivise da tutte le forze politiche.