L’editoriale del presidente di FdI: «Consegnare ancora una volta un’infrastruttura strategica alla speculazione straniera è un vero e proprio atto di tradimento»
La rete di telecomunicazioni è un’infrastruttura strategica vitale per la sicurezza e la vita della Nazione, grazie ad essa gli italiani possono comunicare tra loro e con il resto del mondo. Grazie alla rete di tlc si muove l’economia e i capitali. Nessuno Stato avanzato del mondo può permettersi di non essere proprietario e non controllare un’infrastruttura essenziale per l’esistenza dello Stato stesso: non a caso in Germania e in Francia (per fermarci solo alle maggiori nazioni europee) lo Stato è proprietario e controlla la rete. Questo accade solo in Italia, grazie alle scellerate privatizzazioni selvagge degli anni ’90. Oggi la rete non serve più solo a telefonare, ma a muovere l’intera Nazione. Fratelli d’Italia ha sempre avuto le idee molto chiare sulle reti e sulle infrastrutture indispensabili alla vita della nazione italiana: i cittadini devono esserne proprietari.
Per questo lo scorso 16 luglio abbiamo presentato una mozione, approvata dal Parlamento, per dare un indirizzo molto chiaro al Governo: riportare sotto il controllo pubblico la rete di telecomunicazioni. Grazie alle privatizzazioni degli anni ’90 la rete di TLC è diventata di proprietà di Telecom, una società privata che nel corso degli anni è stata scalata da gruppi imprenditoriali francesi. Oggi ci troviamo nella paradossale situazione in cui aziende francesi controllano il flusso di dati scambiati ogni giorno da cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni italiane. Telecom ha agito finora da monopolista, “affittando” la rete agli altri operatori. Come accade in ogni regime di monopolio, chi ha il controllo della rete persegue l’unico obbiettivo di massimizzare i profitti, evitando di fare investimenti sull’infrastruttura. Questa politica industriale ha fatto accumulare al sistema delle telecomunicazioni italiane decenni di ritardo tecnologico.
Con l’avvento della fibra ottica lo Stato italiano ha deciso di investire creando una sua nuova rete di accesso grazie ad Open Fiber, società posseduta fino ad oggi da Enel e Cassa Depositi e Presiti. In questi anni tantissimi soldi dei cittadini italiani sono stati spesi per costruire una nuova rete. Nella mozione di Fratelli d’Italia approvata lo scorso luglio abbiamo messo nero su bianco la nostra visione: lo Stato deve ritornare proprietario della rete, gli operatori possono utilizzarla in regime di vero libero mercato vendendo il servizio a cittadini e imprese. Per questo abbiamo proposto la fusione delle reti esistenti (soprattutto quelle di Tim e quelle di Open Fiber) per creare una Rete Unica controllata dallo Stato italiano. Questo modello è anche lo stesso che vuole l’Europa, sancendo un principio sacrosanto: il proprietario della rete non può essere anche un operatore, non può vendere alcun servizio al dettaglio. Può e deve solo gestire l’infrastruttura e metterla a disposizione degli operatori.
Ora cosa sta facendo il Governo? Conte, Gualtieri e Patuanelli stanno facendo di tutto per far vendere ad Enel le sue quote di Open Fiber, la società proprietaria della nuova rete. Sostanzialmente è in atto un nuovo “1992”, una nuova strisciante privatizzazione della rete costruita coi soldi degli italiani. In questa maniera, si verrebbe a creare una Rete Unica dove Tim continuerebbe a giocare un ruolo dominante sull’intero mercato delle telecomunicazioni perché proprietaria della vecchia rete in rame (quella fatta negli anni ’60 dallo Stato tramite l’IRI che è stata privatizzata negli anni ’90). Perché il Governo non sta facendo quello che ha indicato il Parlamento lo scorso luglio? Che fine ha fatto la battaglia dei grillini su una rete di proprietà pubblica? Perché si sta facendo di tutto per difendere gli interessi di una società controllata dai francesi? Sulla fibra ottica, l’Italia si gioca una partita fondamentale per il prossimo decennio perché su questa rete passerà tutto il 5G e con questo tutto lo sviluppo industriale dell’intera Nazione.
Consegnare ancora una volta un’infrastruttura così importante alla speculazione straniera è un vero e proprio atto di tradimento. Non possiamo più permettere che gruppi finanziari stranieri senza scrupoli continuino a speculare sulle nostre infrastrutture. Dobbiamo tornare ad essere uno Stato sovrano, ne va della nostra esistenza. Nessuno Stato è sovrano se non è proprietario delle sue infrastrutture. Con la caduta del comunismo in Russia hanno preso il controllo delle infrastrutture gli oligarchi. La stessa cosa è accaduta in Italia, quando negli anni ’90 lo Stato è stato smantellato e dato in pasto alle oligarchie di casa nostra: gruppi industriali di amici degli amici che nel corso degli anni hanno fatto cassa vendendo le infrastrutture alla finanza straniera.
Ora è arrivato il momento di invertire la rotta e tornare ad essere una nazione come le altre. Con questa nuova mozione, Fratelli d’Italia vuole stroncare il bieco tentativo di una seconda privatizzazione, fatta contro ogni regolamento per continuare a garantire la rendita a gruppi industriali stranieri. Sulla pelle degli italiani.