Intervista al leader FdI: “Servono due schieramenti. La parola ‘centro’ porta ad ammucchiate. Draghi al Colle? Il vantaggio è che si voterebbe”
di Pietro Senaldi
Onorevole Meloni, come si sente tutta sola e soletta all’opposizione?
«Sola non mi ci sento. Ho con me milioni di italiani».
Talvolta però tradisce nervosismo da sindrome d’accerchiamento…
«Mai avuto sindromi, anche se passo le giornate a dovermi difendere da insulti e accuse di ogni genere. Ma ogni stagione ha i suoi pro e i suoi contro, in questa ad esempio si riconoscono facilmente gli amici. Comunque, se avessi voluto cercare la compiacenza altrui e il plauso del potere, mi sarei iscritta al Pd…».
Baciata dai consensi, la presidente di Fratelli d’Italia non si accontenta di essere ormai stabilmente prima in ogni sondaggio. E stizzita dal basso livello della polemica politica quotidiana, preoccupata dalla tendenza ad appiccicare etichette, no vax, fascista, anti-europeista, che soffocano ogni possibilità di ragionamento politico. E il metodo, o forse l’ultimo rifugio, della sinistra, che «ha rinunciato ormai a cercare di dimostrare la propria presentabilità a livello di contenuti e per sfuggire il confronto, che non riesce più a reggere, si limita a criminalizzare l’avversario con intollerabili insulti e fameticazioni». Alimentate dai social, «ma anche da certi giornalisti».
Presidente, il centrodestra è maggioranza nel Paese ma le prossime Amministrative si annunciano in salita, malgrado la sinistra presenti minestre riscaldate. Come mai?
«Non sono pessimista. Nelle grandi città soffriamo perché lì è più forte il voto clientelare della sinistra, ma il centrodestra si presenta ovunque unito, nonostante le divisioni sul governo, mentre la sinistra, che in Parlamento sta insieme per interesse, poi si presenta spaccata nelle città».
Come mai avete fatto così fatica a trovare i candidati?
«Perché abbiamo deciso di pescare nella società civile e questo rende la ricerca fisiologicamente più complessa. Devi trovare uno di valore che si presti alla missione suicida di diventare sindaco, mal pagato ed esposto ai rischi giudiziari, senza cuscinetto politico».
Quanto può durare un centrodestra unito se una parte sta al governo e l’altra all’opposizione?
«Non è la prima volta che capita e siamo sempre riusciti a restare uniti. Noi stiamo all’opposizione perché non abbiamo un piano B oltre l’unità del centrodestra, e spero che questo sia vero anche per gli altri. Comunque, per rafforzare la coalizione, sono pronta a creare un coordinamento parlamentare comune».
Lega e Forza Italia pare lo stiano già facendo tra loro…
«E fanno bene, per difendersi dai giallorossi, secondo cui le larghe intese sono fare solo quel che dicono loro usando anche i voti degli altri. Questo governo pende a sinistra e Fdi all’opposizione è un valore per tutto il centrodestra. L’eventuale federazione tra Lega e azzurri non è una mossa contro di me, ma contro la sinistra».
Le va bene la divisione dei ruoli che si sta configurando: Fdi rappresenta la destra, Lega e Forza Italia il centrodestra?
«Destra e centrodestra sono etichette inutili. Fdi è la destra ma negli anni si è arricchita, aprendo a culture e provenienze diverse. Bisogna lavorare in modo che si vada verso un bipolarismo: da una parte la destra, dall’altra la sinistra. Il centro significa troppo spesso disponibilità all’inciucio. Io auspico due schieramenti contrapposti, ciascuno con sfumature diverse al suo interno. Le specificità finiscono per essere un valore comune».
Lei, come Salvini e come capitato a Berlusconi, rischia di vincere le elezioni ma non poter governare perché il sistema di potere si mette di traverso. Come pensa di ovviare al problema?
«E surreale che ormai si dica apertamente che l’Italia è commissariata. Almeno prima avevano il buon gusto di nasconderlo. Una nazione seria si interrogherebbe sulla sua sovranità dimezzata. Alla sinistra va bene, perché gode del sostegno acritico di Bruxelles, ma gli italiani dovrebbero riflettere sul fatto che certe cose si pagano. Il prezzo è la svendita di pezzi di Italia. Il problema non è avere rapporti con l’attuale sistema di potere, il cosiddetto deep State, ma modificarlo grazie a competenze serie, professionali e manageriali».
Siamo a sovranità limitata per via del nostro enorme debito pubblico…
«L’Italia non è la Grecia. Se saltiamo noi, salta tutto, dobbiamo iniziare ad avere maggiore considerazione della nostra nazione».
Giorgetti ha detto che se Draghi diventa presidente della Repubblica, poi si va a votare. Ci sta?
«Certo questo è un elemento a favore della sua elezione».
Oppure, come leader dei Conservatori Europei, lei lo vedrebbe meglio con incarichi nell’Unione?
«Non sono il navigator di Draghi. Ci farà sapere quello che vorrà fare e lo valuteremo».
Quante possibilità ha Berlusconi di andare al Quirinale?
«Non molte. Però il centrodestra deve iniziare da subito a lavorare a un candidato comune, capace di raccogliere voti anche nel campo avverso».
Renzi voterebbe Berlusconi…
«Si, dopo avergli mandato un sms con su scritto “Silvio stai sereno”».
Eppure Renzi punta a prendere l’eredità di Berlusconi…
«Non credo ormai che sia in grado neppure di prendere la propria».
Cosa rimprovera al governo Draghi?
«La continuità con il governo Conte: sulle restrizioni alle imprese, il lassismo nella lotta all’immigrazione clandestina, la politica estera. Vedo che molti elettori di centrodestra sono arrabbiati e delusi e capisco».
Nella lotta al Covid quest’autunno ripartiamo meglio dell’anno scorso?
«No, forse peggio. A maggio consigliai a Draghi di non fare l’errore di non mettere il Paese in sicurezza. Scuola, trasporti, uffici: non è stato fatto nulla, ci sono solo il dio vaccino e la dittatura del green pass, ma è un errore in termini d’efficacia».
Cosa pensa dei vaccini?
«Servono, infatti mi sono vaccinata. Ma servono soprattutto alle categorie a rischio, anziani in particolare, per loro la valutazione rischi benefici pende nettamente a favore del vaccino, con il diminuire dell’età questo non è così scontato, almeno guardando i dati ufficiali. E soprattutto i vaccini da soli non fermano l’epidemia. Avanti così, rischiamo nuove chiusure. Il governo sul piano della comunicazione sta facendo un’operazione spregiudicata e pericolosa. Se Draghi dice che il green pass ti libera e il ministro Bianchi sostiene che se si è vaccinati si può stare in classe senza mascherina, si inducono comportamenti sbagliati solo per fare propaganda alla campagna vaccinale. Quali sono le evidenze scientifiche che i vaccinati non contagiano?».
Perché è ostile al green pass?
«Mi sembra che il suo obiettivo non sia fermare il contagio ma vendere il vaccino».
Direi indurre a vaccinarsi…
«Il governo non può chiedere ai cittadini di essere responsabili quando poièil primo a non assumersi le sue responsabilità, chiedendo agli italiani di assumersi il rischio di vaccinarsi senza obbligo. In primis, usi chiarezza. Non si dica che il green pass serve a evitare le chiusure, quando invece il suo scopo è solo introdurre surrettiziamente l’obbligo vaccinale. È il solito schema della sinistra, che disprezza il popolo bue e ritiene di doverlo educare, anche con le menzogne. Io invece stimo gli italiani e penso che, se fossero informati correttamente, saprebbero cosa fare e agirebbero bene. Certo però non può informarli Speranza, che prima della seconda ondata aveva già stampato il libro su come aveva battuto il Covid. Lo scetticismo non è colpa di chi ascolta, ma di chi parla».
Ritiene che il governo stia violando la Costituzione sul green pass?
«Più che la Costituzione, viola il buonsenso; ed è questo che aumenta i dubbi delle persone e le allontana dal vaccino. Perché se prendo il caffè in piedi non mi serve il green pass ma se mi siedo sì? Davvero sui treni a lunga percorrenza mi posso contagiare ma sui regionali no? Perché in trattoria serve Il passaporto sanitario, ma se si mangia nel ristorante di un albergo no?».
Lei cosa farebbe se guidasse il Paese?
«Se, come si dice e penso, il vaccino consente di non ammalarsi gravemente, salvo casi eccezionali, bisogna smettere di contare i contagi, uscire dallo stato d’emergenza, trattare il Covid come una malattia qualsiasi e preoccuparsi solo se si riempiono le terapie intensive. Se davvero il governo ritiene che il vaccino abbatta la mortalità, allora elimini le quarantene e i divieti».
Cosa risponde a chi la accusa di speculare sulle paure dei no vax?
«Qualsiasi cosa io dica, mi si accusa di speculare, anche se decido legittimamente di stare all’opposizione. Siamo il Paese più vaccinato d’Europa ma se riparte il contagio, vedrà che daranno la colpa a me e ai no vax, anziché alla mancanza di prevenzione su scuole, trasporti, posti di lavoro, e al liberi tutti sdoganato con il green pass».
L’atteggiamento della sinistra verso i no vax sfiora il razzismo?
«L’intolleranza e i metodi da regime sono il tratto della sinistra. Anche sui vaccini la sinistra è ideologica, insulta e non spiega. Trovo aberrante che l’assessore alla Sanità del Lazio pensi di non curare i no vax. È un pensiero che ribalta i principi del nostro Welfare: ti curo solo se sei un malato senza colpe. Cosa facciamo allora con i fumatori o gli obesi?».
Non sarebbe il caso di chiuderla una buona volta avviando una campagna mediatica che liberi Fdi dalla solita litania antifascista?
«L’antifascismo senza fascisti è già ridicolo di suo, ma stare al gioco della sinistra sarebbe ancora peggio. Il fascismo è una scusa con cui la sinistra vuole impedirmi di parlare di problemi veri. Fdi ha fatto i conti con la sua storia e non accetta esami del sangue da nessuno, soprattutto da chi non ha fatto i conti con il proprio dna e perciò non ha i requisiti morali per giudicare gli altri».
Fa il processo al comunismo?
«Andrebbe fatto, prima o poi. Ogni giorno da sinistra si alza qualcuno a dire come dovrebbe essere la destra. Io sono la destra e so cosa ci serve. La sinistra si preoccupi di sé, visto che è in crisi d’identità dal crollo del Muro di Berlino».
Perché il Pd non attacca Montanari, che sminuisce il genocidio delle foibe?
«Montanari mente, perché dice che nelle foibe morirono solo fascisti, quando invece si trattò di pulizia etnica. Poi giustifica moralmente le foibe perché hanno ucciso i fascisti, aprendo alla pena di morte senza neppure il processo. Questi sono i dem, che non criticano il professore perché in fondo lui afferma quel che tutta la sinistra sosteneva fino a pochi anni fa. Devono dimostrare gli ex comunisti di essere democratici e non violenti, non noi. D’altronde, chi è che ha esposto il mio libro a testa in giù? E se poi qualche studente sbalestrato mette in atto gli insegnamenti dei cattivi maestri rossi?».
Il Comune di Bologna, a guida Pd, le nega la piazza per il comizio del 26 settembre. La censurano?
«E un segno di grande debolezza: il Pd e la sinistra pensano di essere i proprietari dell’Emilia Romagna e di Bologna, non di governarle, ma sanno che non esistono più roccaforti rosse. Così usano la cosa pubblica in modo privatistico. Alle elezioni regionali mandavano le gru nei cantieri fermi da anni se FdI annunciava un sopralluogo e ora che si vota vorrebbero metterci a tacere a Bologna in campagna elettorale. I cittadini lo hanno capito e glielo dimostreranno».
Dio, patria e famiglia, i valori tradizionali. Ma dove sta la modernità dell’offerta politica di Fdi?
«Nel nostro tempo, tutto quel che ci definisce e caratterizza è trattato dalla sinistra come il nemico. Io sono Giorgia, donna, madre, cattolica: difendere i nostri valori fondanti, oggi sotto scacco, è la rivoluzione conservatrice moderna che salverà la nostra società».