L’intervista di Marco Bonet
Presidente Giorgia Meloni, lei oggi è in Veneto, dove Fratelli d’Italia – secondo i sondaggi – si avvia ad un risultato senza precedenti. Merito dell’opposizione a Mario Draghi? «Merito dell’aver condotto un’opposizione dura al governo ma mai contro l’Italia. Gli italiani stanno premiando la coerenza e la capacità di essere al fianco di famiglie e imprese. E la competenza di una classe dirigente che vuole riconoscere il merito, aiutare chi lavora invece di sprecare miliardi nel reddito di cittadinanza, sostenere il tessuto produttivo e mettere al centro la famiglia».
Al governo si chiede ora di intervenire nella guerra del gas che sta mettendo in ginocchio il Paese. Lei che soluzioni propone? «Dobbiamo prima di tutto contrastare le speculazioni, fissare un tetto al prezzo del gas in sede europea e disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Quest’ultima è una misura che si può fare anche a livello nazionale, e che può avere un effetto immediato sulle bollette. E poi servono il credito d’imposta e interventi diretti mirati. Sul medio e lungo periodo bisogna continuare ad investire sulla diversificazione delle fonti, accelerare la realizzazione delle infrastrutture energetiche, sfruttare appieno le risorse presenti sul nostro territorio e aumentare gli investimenti sulle rinnovabili».
Lei è favorevole, come la Lega, ad un allentamento delle sanzioni alla Russia? «Salvini è d’accordo con me sul fatto che le sanzioni sono lo strumento più efficace per fermare l’aggressione russa all’Ucraina e che, allo stesso tempo, è necessario costruire un fondo di compensazione a livello occidentale per aiutare le nazioni più colpite dalle conseguenze delle sanzioni stesse. Siamo stati i primi a proporlo e abbiamo impegnato il governo con una risoluzione parlamentare».
Il Veneto ospita da anni senza polemiche – il rigassificatore a Porto Viro. Perché siete così perplessi all’idea di ospitarne uno a Piombino? «Il Comune di Porto Viro è guidato da Valeria Mantovan, sindaco di Fdl. La nostra posizione, evidentemente, non è pregiudiziale. Col sindaco di Piombino siamo in sintonia e siamo i primi a dire che i rigassificatori in Italia servono e che è necessario farli presto. Detto questo, bisogna ricordare che Piombino è una città che ha già pagato un prezzo alto e non ha mai visto le compensazioni promesse. Abbiamo l’obbligo di verificare, senza allungare i tempi, se possa esistere una sede più adeguata di quella. Se questa alternativa non vi dovesse essere, allora bisognerà dimostrare che esiste una politica più seria di quella vista in passato nel coinvolgere il territorio e nell’offrire le compensazioni».
Le imprese venete guardano con timore a qualunque ipotesi autarchica di uscita o allontanamento dall’Ue, che significherebbe la morte dell’export e dei loro mercati. Può rassicurarle a questo proposito? «Nessuno ha mai sostenuto l’uscita dell’Italia dall’Ue. È una delle tante fake news della sinistra. Crediamo che l’Italia debba stare a testa alta a Bruxelles per difendere il nostro tessuto produttivo, aiutare gli imprenditori ad affermarsi sempre di più sui mercati e combattere la concorrenza sleale».
Allo stesso modo si sente di rassicurare sul posizionamento atlantico dell’Italia? «A parlare per noi sono la nostra storia e le posizioni portate avanti in parlamento. Sono altri, a partire dal Pd di Letta, che dovrebbero spiegare perché si dicono atlantisti ma poi si alleano con la sinistra radicale che ha votato contro l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato».
Sui migranti la sensibilità a queste latitudini sta mutando: più «dell’invasione» preoccupano la mancanza di manodopera, con gli stranieri che prediligono altri Stati in cui lavorare, e la migrazione dei giovani italiani verso l’estero, a causa dei bassi stipendi, delle poche prospettive di carriera, dell’impossibilità di trovare una casa. Lei che politiche propone quanto ai primi e per i secondi? «Bisogna affermare un principio: in Italia si entra solo legalmente. Questo vuoi dire combattere l’immigrazione incontrollata e gestire in modo ordinato i flussi, garantendo a chi vuole venire qui per lavorare nel rispetto delle regole di poterlo fare. Siamo stati i primi a dire, durante la pandemia, che era necessario creare “corridoi verdi” per garantire all’agricoltura la manodopera qualificata di cui aveva bisogno».
E per i ragazzi? «Ai giovani italiani vanno assicurati una formazione adeguata e un lavoro vero affinché non espatrino e non rimangano inattivi. Servono politiche strutturali a sostegno della famiglia e rendere più incisive le misure a favore dell’edilizia pubblica e per l’acquisto di una casa grazie a mutui garantiti dallo Stato. Le risorse attualmente disponibili per il reddito di cittadinanza vanno utilizzate per sostenere chi non può lavorare ma, in gran parte, per creare lavoro, sostenendo imprese e formazione. Tra le nostre proposte c’è quella di una tassazione improntata al principio “più assumi, meno paghi”».
Che posizione ha Fdl sull’autonomia? Appoggerà la riforma e ne proseguirà l’iter oppure no? «Sulle autonomie la nostra posizione è sempre la stessa. Sosteniamo la riforma in un quadro di coesione nazionale e il programma comune del centrodestra, che coniuga autonomia e presidenzialismo, ne è l’ultima conferma. Certo, non è responsabilità di Fdl se in Veneto l’autonomia non è stata portata avanti in questi anni. Ci sono stati tre governi, di cui hanno fatto parte tutti meno noi, e dell’autonomia si è parlato poco o nulla».
Quali limiti e paletti porrete? L’autonomia la moneta di scambio per il presidenzialismo? «No. L’autonomia regionale ha il pregio di valorizzare il territorio e di favorire la massima partecipazione dei cittadini ma deve essere accompagnata e inserita in un quadro di unità nazionale. Ci sono temi di interesse nazionale strategico – dalle infrastrutture all’energia, ad esempio – in cui è utile lasciale al governo centrale i compiti di regia e alle Regioni altre competenze. Ma queste sono questioni specifiche su cui ci confronteremo con gli alleati se avremo la possibilità di andare al governo. Quello che conta è che oggi il centrodestra sia unito e che lavori compatto. Del resto autonomia e presidenzialismo sono priorità nel programma, tanto nostre che di altri alleati, e governando con Fdl si potranno realizzare. Una cosa non è in discussione: a differenza di molti altri Fdl non ha mai tradito un impegno preso».
Carlo Nordio sarà il prossimo ministro della Giustizia? «È prematuro parlarne. Certo, le competenze e l’esperienza di Nordio, che abbiamo anche votato alla Presidenza della Repubblica, sono indubbie e riconosciute trasversalmente».
Fdl si prepara ad ipotecare il prossimo presidente della Regione Veneto? «Siamo concentrati sulle Politiche del 25 settembre, è presto per parlare delle Regionali in Veneto del 2025. Certo, per noi l’unità del centrodestra è un valore aggiunto ad ogni livello, a partire dai territori. Fdl governa con gli alleati in 15 Regioni su 20: abbiamo dimostrato capacità di buongoverno e di concretezza, è un patrimonio che non va disperso ma valorizzato».