L’intervento del presidente di FdI: «La risposta alla decadenza dei valori nelle democrazie non sarà mai l’autocrazia»
È trascorso più di un mese dalla brutale aggressione della Russia contro l’Ucraina. Un atto non provocato, ingiustificabile e inaccettabile, che i Conservatori europei hanno condannato a tutti i livelli e senza esitazione. In concomitanza con l’importante Consiglio europeo, la plenaria del Parlamento Ue e la missione europea del presidente Usa Biden ho riunito d’urgenza l’ufficio di presidenza dell’ECR, il partito dei Conservatori e riformisti europei che ho l’onore di presiedere. In apertura un doveroso pensiero alle vittime, in particolare ai civili, agli oltre tre milioni di rifugiati e all’orgoglioso popolo ucraino, che sta resistendo in condizioni estremamente difficili, manifestando una straordinaria devozione alla propria Patria e alla libertà. La libertà non è un valore negoziabile. La risposta alla decadenza dei valori nelle democrazie occidentali non potrà mai essere l’autocrazia, ma una battaglia ancora più coraggiosa per riempire di valori le democrazie occidentali. Questa è la missione dei Conservatori.
In questi giorni la crisi ucraina ha dato la sveglia a un’Ue sonnolenta, troppo impegnata ad aumentare la burocrazia e a promuovere il Natale “inclusivo”, per occuparsi della sua proiezione geostrategica. E ha riportato alla realtà le élite europee, troppo spesso timide e prive di visione. Questa realtà parla una lingua che noi di Ecr conosciamo meglio di altri. Non è un caso che tre primi ministri conservatori, i nostri Mateusz Morawiecki (Polonia) e Peter Fiala (Rep. Ceca), insieme a Janez Jansa (Slovenia), siano stati finora gli unici politici europei a rompere l’assedio di Kiev, dimostrando in modo concreto a nome di tutti noi la vicinanza al popolo ucraino. Non è un caso nemmeno che governi conservatori, spesso attaccati dal mainstream europeista per la loro presunta indisponibilità ad accogliere i rifugiati, siano invece in prima linea nell’affrontare la crisi umanitaria. A loro noi diciamo “grazie” e sarebbe il caso che lo stesso facesse l’Ue, dopo tanta insensata ostilità.
La realtà della guerra ci dice che l’offensiva russa è in stallo e che le sanzioni varate stanno sortendo alcuni effetti importanti. Ma oggi è indispensabile che l’Ue sostenga le nazioni che ne subiscono i maggiori contraccolpi con un apposito fondo di compensazione (come è stato fatto in occasione della Brexit) a cui vanno affiancate politiche monetarie flessibili da parte della Bce e delle altre istituzioni monetarie internazionali.
Sul piano militare, la scelta di inviare armi all’Ucraina, confermata dai vertici NATO e UE, non ha alternative in questo momento, se vogliamo scongiurare un’ulteriore escalation e portare la Russia ad un tavolo negoziale. Ma per il futuro, senza una visione di politica estera comune sarà difficile costruire una difesa comune e a ben poco serviranno i soli cinquemila militari previsti per l’avvio di una forza di reazione rapida Ue approvata ieri con la cosiddetta “bussola strategica”. Sulla questione energetica, dopo anni di ambientalismo ideologico sposato dalla Commissione Ue, si torna a parlare di gas e della necessità di diversificarne i fornitori per limitare la nostra drammatica dipendenza. Lo sollecitavamo da tempo, da ben prima della guerra, ma serve anche un’azione più incisiva per frenare il costo delle bollette che stanno strangolando famiglie e imprese. Anche sulla crisi alimentare la Commissione sembra aver superato alcuni dogmi ambientalisti liberando migliaia di ettari inspiegabilmente tenuti a riposo, ma ancora molto resta da fare sul supporto finanziario ad un settore da cui dipende un’altra fetta importante della nostra sovranità e della nostra stessa sopravvivenza. In questo senso dovrebbero essere riviste da subito le strategie climatiche dell’Ue, la strategia “Farm to fork” e tutte le norme che rischiano di limitare la nostra capacità di risposta alla crisi. A maggior ragione è assolutamente necessaria una maggiore flessibilità nell’attuazione del Next Generation EU e quindi nell’utilizzo delle risorse del nostro PNRR, che devono essere destinate in massima parte a sostenere i settori strategici in crisi. Questo è il momento del pragmatismo e noi Conservatori vogliamo far valere le nostre ricette, improntate al realismo e a un’Europa che sia davvero utile ai suoi cittadini.