Due casi uguali, sentenze diverse: il tribunale di Torino nega l’indennizzo a una vittima, quello di Milano lo riconosce
“Nei casi di violenza sessuale, lo Stato risarcisca le vittime dello stupro così come prevede la direttiva ce 80/2004. È paradossale che due casi uguali siano stati trattati diversamente da due diversi tribunali creando una disparità di trattamento tra donne vittime di violenza”. È quanto dichiara il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Walter Rizzetto che ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Il fatto: il Tribunale di Torino ha negato ad una donna (Rosa, nome di fantasia), vittima di uno stupro, il diritto di rivalersi sullo Stato per ottenere il risarcimento nonostante la legge preveda che in caso di indigenza dell’aggressore sia lo Stato a risarcire la vittima. Rosa ha subito violenza nell’ottobre 2011 da un uomo poi condannato a 8 anni e due mesi di carcere. Successivamente, la donna ha citato la Presidenza del Consiglio dei ministri davanti al Tribunale civile di Torino chiedendo che venisse condannata a pagarle un indennizzo, per l’omessa attuazione della «Direttiva Ce numero 80 del 2004» che impone agli Stati membri di garantire un adeguato ed equo ristoro alle vittime di reati violenti intenzionali. La direttiva, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea perché inadempiente nella sua applicazione, stabilisce che le vittime di reati violenti intenzionali debbano essere risarcite dallo Stato qualora «non possono ottenere un risarcimento dall’autore del reato, in quanto questi non può essere identificato o non possiede le risorse necessarie».
Ciò nonostante il giudice ha respinto il ricorso ritenendo che la vittima non ha dimostrato che il colpevole non era in grado di risarcirla.
La sentenza del Tribunale di Torino è del maggio 2017. Nello stesso periodo, è stato emesso un verdetto totalmente diverso dalla Corte d’Appello civile di Milano, condannando la Presidenza del Consiglio a risarcire con 220mila euro due donne, madre e figlia, vittime di rapina e stupro da sei aggressori. Un caso tragico, rispetto al quale i giudici di Milano, non hanno richiesto alcun tipo di accertamento ulteriore, riconoscendo il risarcimento sul presupposto che gli stupratori, poi condannati a 11 anni di carcere, non fossero pacificamente in grado di risarcire le vittime perché detenuti.
“Rosa- ha detto Rizzetto- non solo ha subito un gravissimo reato che le ha segnato l’esistenza, ma non otterrà neppure il dovuto indennizzo dallo Stato per un’ingiusta decisione del Tribunale di Torino.
“E’ paradossale – aggiunge Rizzetto- che altre vittime come lei hanno ottenuto il risarcimento di cui avevano diritto, grazie ad una diversa interpretazione della normativa in materia di altro giudice. Ciò rende evidente che c’è una grave stortura del sistema giuridico italiano, poiché a fronte dell’applicazione della medesima normativa, si ottiene giustizia o meno in base alla discrezionalità del giudice che deciderà la causa. Vorremmo sapere dal ministro Orlando quali provvedimenti intenda prendere affinché lo Stato provveda a risarcire al donna che ha subito la sentenza negativa di Torino”.