di Giorgia Meloni
31 gennaio 2014
Tito Livio, in Ab Urbe Condita – opera nella quale descrive anche alcuni dei principali accadimenti che formarono il “carattere” di Roma, facendola grande – riporta un episodio passato alla storia come emblematico della risolutezza di un Popolo. I Senatori Romani discutevano se lasciare Roma per trasferirsi a Veio dopo il sacco della città a opera del Gallo Brenno oppure restare e ricostruire l’urbe. Un centurione in marcia di ritorno dal presidio ordinò al vessillifero di piantare le insegne in mezzo al Foro nei pressi del comizio esclamando “Hic manebimus optime”, ovvero “qui staremo benissimo”, è il posto giusto per noi! Preferirono rimanere e ricostruire, piuttosto che fuggire e dimenticare. Ne nacque un Impero.
Mi viene in mente questo episodio quando sento l’ex direttore di Tg4, a Porta a Porta, offrire ospitalità nelle liste di Forza Italia ai candidati di Fratelli d’Italia. “Quelli di Fratelli d’Italia possono venirsi a candidare nelle nostre liste”, dichiara sornione. Mi permetto, allora, di rivolgere all’esimio consigliere di Silvio Berlusconi alcune dirette considerazioni.
Non so se le tue improvvide dichiarazioni siano frutto dell’incoscienza di chi non concepisce che la politica possa essere più dell’aspirazione a occupare una poltrona cambiando bandiera in base alla direzione del vento, oppure siano il frutto della falsa clemenza di colui che intende umiliare l’avversario offrendogli salva la vita in cambio della dignità. Ma so, caro Giovanni Toti, che il nostro Popolo è un’altra cosa. È fatto di uomini e donne che sanno sopravvivere alle sconfitte, e che cento volte si sono già rialzati dopo essere caduti, ogni volta più determinati. Di madri che hanno pianto i loro figli e figli che hanno giurato ai padri di amare l’Italia più di ogni cosa. Vedi, Giovanni Toti, non è facile spiegare quello che non si respira in un partito così diverso dal nostro, nato negli studi televisivi e cresciuto per le sole capacità del capo. Noi siamo quelli che a quaranta giorni dalle elezioni politiche hanno lasciato un partito che avevano contribuito a fondare credendo che potesse essere un glorioso argine alla sinistra, quando abbiamo capito che rappresentava altro. Non abbiamo rinnegato un solo minuto di impegno nel Popolo della Libertà, siamo stati grati ai suoi militanti e leali fino alla fine. Abbiamo rischiato tutto. Senza certezze, salvo una: che fosse nostro dovere tentare. Dovevamo salvare una Storia e una tradizione che stavano scomparendo. O almeno provarci con risolutezza, orgoglio, umiltà.
Allora, Giovanni Toti, cerca di capire – nei tuoi primi giorni di impegno politico – che c’è gente capace di credere fermamente in ciò che fa. Gente che fa politica per ciò che ama e non per uno stipendio o un ruolo. Una parte importante di quello che rimane di questa gente, oggi, è in Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale.
Ci stiamo benissimo nel nostro movimento, anche ora che due toscani furbacchioni provano a realizzare una legge truffa di tale squallore da far rimpiangere quella del 1953. Ci rimarremo, in Fratelli d’Italia, e affronteremo a testa alta anche questa battaglia, e gli italiani vi insegneranno ancora una volta che sono molto più intelligenti e consapevoli di come la vostra presunzione li dipinge. E spero di poterti, un giorno, ricambiare l’offerta. Ma sappi che i candidati li scegliamo con le preferenze e non per editto. In bocca al lupo.