di Fabio Rampelli
3 giugno 2013
È ufficiale. C’è una sola forza politica che moltiplica i propri voti nella tornata elettorale che ha fatto registrare il record negativo di affluenza alle urne. Fratelli d’Italia esce dalle amministrative più che raddoppiata rispetto al risultato delle politiche di marzo. Risultato che già stupì molti osservatori, raccolto in appena 40 giorni dalla sua fondazione, e che ha permesso la costituzione di un gruppo parlamentare autonomo alla Camera. Dopo poche settimane, il dato percentuale registra notevoli salti in avanti in tutte le aree geografiche, ma quello che va fatto notare maggiormente, è che ad aumentare sono anche i voti assoluti. Tutti i partiti, compreso il ‘movimento’ di Grillo, subiscono un salasso di elettori, anche quando guadagnano in percentuale, pagando lo scotto della disaffezione e del crollo dell’affluenza. Fratelli d’Italia, invece, è stata capace di riportare alle urne pressoché tutti i suoi elettori, aggiungendo una fetta consistente di nuovi sostenitori. Solo per citare il caso più significativo, a Roma – dove alle politiche avevano votato per FdI 42.000 elettori, pari al 2,6% – ora si superano i 60.000, con una percentuale che sfiora il 6% e con altri 15.000 voti in più alle municipali (7%), stesso giorno scheda diversa. Risultato replicato a Viterbo, dove si sfonda la soglia dell’8%, raddoppiando la percentuale con 2700 voti rispetto ai 1600 delle politiche. A rendere ancora più significativo il successo, va considerato che alle elezioni amministrative il voto si frammenta in una miriade di liste civiche e candidati locali, che sottraggono consensi ai partiti tradizionali. Normalmente, per questi ultimi, le elezioni comunali segnano i risultati peggiori. È lecito perciò sostenere che, se oggi si fosse votato per elezioni politiche generali, Fratelli d’Italia avrebbe raccolto risultati ancora migliori.
A premiarci concorrono diversi fattori. Il radicamento territoriale, il contatto reale con i cittadini nelle piazze, nei mercati, nei luoghi di lavoro, è senz’altro il primo elemento vincente, con una dose di freschezza e umiltà che non dovremmo mai abbandonare. Senza la rete di amministratori locali, quadri e militanti diffusa in ogni quartiere e in ogni comune, non avremmo potuto compensare l’assenza di visibilità e riconoscibilità che paghiamo verso il grande pubblico. Le episodiche presenze dei nostri leader nazionali in qualche talk show, infatti, non possono sostituire la sistematica assenza che si registra nei telegiornali, nelle radio nazionali, nelle testate giornalistiche, dove qualche rapido flash o un piccolo box si conquistano con troppa fatica, quasi ci fosse un desiderio d’interrompere questa ‘ricrescita’. In un’epoca di disaffezione e rigetto per le istituzioni, ci presentiamo come gli unici, o tra i pochi, affidabili e credibili. Affidabilità e credibilità rafforzate, e questo è il secondo pilastro, dalla coerenza della linea politica sostenuta a livello nazionale. Aver rifiutato una comoda poltrona ministeriale, collocandosi all’opposizione del governo delle larghe intese, dopo aver chiesto l’elezione di un Capo dello Stato di svolta generazionale, evidentemente è stato premiato dagli elettori, che hanno trovato un’alternativa convincente e coerente dopo una campagna elettorale dove si faceva a gara nel dire che non ci sarebbero stati governi di ‘larghe intese’ né si sarebbe data vita a un’altra stagione di ‘tecnici’ al potere.
Ecco, abbiamo il vento in poppa, la nostra idea originaria si consolida, mentre intorno a noi c’è un grande fermento. Ma i progetti politici ambiziosi e popolari hanno bisogno di un’anima, di una visione della società, di leader, di una base militante, di capacità inclusiva, di coraggio e, soprattutto, del battesimo del popolo. Tre mesi fa abbiamo sofferto, ma siamo rimasti in piedi, oggi abbiamo dato un senso alle nostre gambe, da domani possiamo iniziare a correre. Verso il futuro.