“Nel celebrare la Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro – dichiara Cinzia Pellegrino, Responsabile Nazionale del Settore Vittime dello Stato del Dipartimento Tutela Vittime di FdI-AN – non possiamo non fare una lunga riflessione sui dati pervenuti a marzo da parte dell’INAIL riguardanti gli infortuni e le morti bianche.
Appare chiaro che – più che stabilire norme atte a prevenire l’incidentalità – è necessario accertarsi che queste norme vengano effettivamente applicate, ovunque esse siano prescrivibili, sia che si tratti di una piccola impresa, che di una grande industria. Cultura della sicurezza e della prevenzione vuol dire rispettare sempre e comunque il diritto ad un ambiente sicuro e salubre a tutti i livelli. Per realizzarlo, datori di lavoro e lavoratori devono impegnarsi a mantenere i compiti di ognuno, accordando la massima priorità al principio di prevenzione e vigilando sulla sua osservanza.
Ben ardua e davvero complessa in Italia sembra essere in particolare l’applicazione di tale principio nello stabilimento dell’Ilva di Taranto, sempre più nell’occhio del ciclone, dopo l’avvio a gennaio 2016 di un’indagine approfondita della commissione europea per stabilire se il sostegno dato dallo Stato italiano all’acciaieria conferisca all’azienda un vantaggio indebito precluso ai concorrenti.
A noi sembra più urgente provvedere alla decontaminazione del sito, azione tra l’altro già sollecitata dalla commissione, che ha previsto la cessione delle attività dell’ILVA a un acquirente che le metta in conformità con le norme ambientali e le sfrutti a scopi produttivi, nonché un risanamento della grave situazione ambientale del sito, purché la spesa sostenuta sia poi rimborsata dall’inquinatore.
Questa rischia di prospettarsi però ancora una volta un’occasione mancata per lo stabilimento, oltre che una spesa impattante sul debito pubblico per 2 miliardi di euro; occasione che non sembra voglia essere colta nonostante una serie di leggi “ad personam” che consentono all’ILVA la priorità assoluta di pagamento anche rispetto ai debiti verso enti pubblici in caso di fallimento e lo svincolo di fondi provenienti dai beni sequestrati ai suoi azionisti ed ex dirigenti.
Aggiunge Vanni Caragnano, Referente del Dipartimento per Taranto e Provincia: “Per molti anni l’ILVA ha disatteso le norme ambientali, causando gravi problemi per l’ambiente e la salute pubblica nel tarantino. Dal 2013 la commissione porta avanti nei confronti dell’Italia un procedimento d’infrazione per non aver provveduto a che l’acciaieria rispettasse le norme ambientali UE per le emissioni industriali e la maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro.
Non possiamo non ricordare oggi che proprio negli ultimi due anni la frequenza dei sinistri, in un paio di casi anche mortali, sia aumentata. Restano sempre prioritari e necessari, aldilà di accertamenti da parte della Comunità Europea, assieme agli adeguamenti ambientali, anche gli ammodernamenti all’interno dello stabilimento che portino a maggiori attenzioni nei cicli produttivi e maggiore scrupolosità nel rispettare le norme sulla sicurezza sui posti di lavoro.
Questi di certo – conclude Caragnano – sono gli unici strumenti indispensabili per poter ridurre al minimo il tragico fenomeno delle malattie tumorali che sta colpendo la popolazione che vive nei quartieri vicini allo stabilimento e per poter far diminuire in modo drastico il numero e la gravità degli incidenti all’interno del sito.