Tra i tavoli più partecipati della recente Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, tenutasi a Milano lo scorso weekend, sicuramente troviamo quello organizzato dal Dipartimento Italiani nel Mondo guidato da Roberto Menia.
Una riunione durata sette ore, con oltre settanta partecipanti a rappresentare trentadue Paesi e tutti e cinque i continenti, che ha visto anche l’intervento della Presidente Giorgia Meloni (CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO) che ha ricordato l’importanza degli italiani all’estero.
Tra i punti programmatici per gli Italiani nel Mondo, condivisi da tutti gli intervenuti, la necessità di tutelare il voto, la cittadinanza, il Made in Italy e il ripristino del Ministero per gli Italiani nel Mondo. Strumenti per invertire la rotta e valorizzare, come necessario, una delle risorse più importanti del nostro Paese: l’Italia al di fuori dei nostri confini.
I punti programmatici elaborati dal Dipartimento Italiani nel Mondo sono in occasione della convention sono stati i seguenti:
CITTADINI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO
Secondo i dati dell’AIRE – Anagrafe Italiani Residenti all’Estero – aggiornati al 1 gennaio 2020, sono 5.486.081 gli italiani che vivono all’estero per trasferimento o nascita.
Va notato che i dati AIRE non comprendono tutti gli italiani all’estero ma solo quelli iscritti all’anagrafe. I numeri ufficiali sono dunque certamente più bassi del reale (secondo Il Sole24ore anche del 40%).
Dal 2006 al 2020 la mobilità italiana è aumentata di oltre il 70% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’AIRE a 5 milioni e mezzo. Quasi la metà degli italiani iscritti all’AIRE è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32,0% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord (il 18,0% dal Nord-Ovest e il 17,5% dal Nord-Est) e il 15,6% dal Centro.
E’ quindi in corso una vera e propria emergenza epocale: al 1à gennaio 2020, si riscontravano 197.800 nuovi emigrati italiani. E solo negli ultimi dieci anni sono ormai 1 milione gli italiani che si sono trasferiti all’estero. Ormai il 9% dei cittadini italiani vive fuori dai confini del nostro paese.
Il flusso degli italiani che decidono di trasferirsi all’estero determina anche una perdita per il nostro paese di figure qualificate: nell’ultimo anno qui preso in esame, il 53% di chi se n’è andato è in possesso di un titolo di studio medio-alto: si tratta di circa 33mila diplomati e 29mila laureati
LA DESTRA PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO
FdI rivendica la tradizionale posizione della destra che guarda con patriottismo e orgoglio a quell’Italia che vive fuori dai nostri confini: 60 milioni di italiani oriundi, che conservano il nome e spesso la lingua in ogni angolo del mondo; 5,5 milioni di cittadini italiani che sono il frutto sia della “vecchia” emigrazione italiana, sia di quella “nuova”, spesso di cervelli, di ricercatori e laureati, molti giovani ma non solo; ed una presenza socioculturale che parla di più di 400 organi di stampa e tv, 100 istituti di cultura, 500 comitati della Dante, migliaia di esercizi commerciali, ristoranti, il made in Italy diffuso…
Non a caso nel “manifesto di fondazione di FdI si scrive: “Guardiamo alle comunità italiane all’estero come parte integrante del nostro popolo e come una ricchezza per l’intera nazione, connazionali ai quali deve essere garantita piena uguaglianza dei diritti civili e politici garantiti dalla costituzione. Tutelare l’italianità nel mondo anche come prezioso strumento di facilitazioni delle relazioni diplomatiche, economiche e commerciali con gli stati esteri”.
VOTO ALL’ESTERO, UN DIRITTO CHE NON SI TOCCA
Ecco perché la conquista del voto per gli italiani all’estero non può essere messa in discussione ed anzi va rivendicato come bagaglio storico di una grande battaglia della destra ed in particolare dell’indimenticato Mirko Tremaglia. Il diritto di voto è strettamente connesso alla cittadinanza e non può quindi essere limitato nè condizionato per i residenti all’estero, come da più parti si adombra adducendo soprattutto motivazioni di spesa.
IL CORAGGIO DI CAMBIARE. VOTO ELETTRONICO ALL’ESTERO
Il vero problema del voto per corrispondenza non è tanto e solo quello della spesa ma piuttosto quello dei brogli (il recente voto del Senato che ha escluso un eletto in Argentina ne è l’ennesima dimostrazione) e delle gravi lacune che denuncia soprattutto rispetto alla mancata garanzia della effettività e della segretezza del voto.
La nostra proposta è che, con password personali e sistemi di sicurezza garantiti dallo Stato, si possa esprimere il voto in forma elettronica garantendo la sua personalità, segretezza ed effettività. Vista la ormai generale diffusione dell’alfabetizzazione informatica, sembra priva di fondamento l’obiezione che un tal sistema escluderebbe le fasce più dall’accesso al voto.
Sarebbe anche utile rivedere il sistema di attribuzione dei seggi nella circoscrizione estero (4 senatori e 8 deputati), la cui attuale divisione in quattro diversi sotto-collegi, con enormi sproporzioni numeriche, non appare rispettosa del principio di proporzionalità.
LA RAPPRESENTANZA DI BASE: COMITES E CGIE
Le recenti elezioni dei Comites, (Comitati per gli italiani all’estero) cui ha partecipato meno del 3% degli aventi diritto, hanno dimostrato come sia totalmente da ripensare il sistema della rappresentanza degli italiani nel mondo. Sono 120 i Comites che, nelle diverse circoscrizioni diplomatico-consolari, sono stati istituiti al fine di contribuire ad individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della comunità di riferimento; promuovono iniziative nelle materie attinenti alla vita sociale e culturale, con particolare riguardo alla partecipazione dei giovani, alle pari opportunità, all’assistenza sociale scolastica, alla formazione professionale, al settore ricreativo, allo sport e al tempo libero.
Lo stesso CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’estero), attualmente in fase di rinnovo, con la sua struttura pachidermica e lottizzata, ha dimostrato di non essere adeguato a reggere le sfide del presente.
CITTADINANZA
In un’Italia a crescita demografica zero il tema dell’immigrazione di ritorno può essere un’opportunità. Il calo demografico va contrastato con politiche serie di sostegno alle famiglie e alla natalità e qualora si renda necessaria una quota di immigrazione facendo ricorso a un’immigrazione compatibile con i nostri modelli culturali e valoriali; in primis i cosiddetti “oriundi”.
Abbiamo con amarezza dovuto prendere atto, da diverse fonti, di come sia estenuante la trattazione delle pratiche di cittadinanza, sottoposta a burocratismi, lungaggini, “distrazioni” e carenza di risorse che stridono con la ben diversa attenzione che viene riservata alla “regolarizzazione” di chi immigra nel nostro paese anche illegalmente.
Nel momento in cui in Parlamento si riapre il dibattito sulla concessione della cittadinanza per “jus culturae”, non può non mettersi all’ordine del giorno la questione del riacquisto della cittadinanza italiana già posseduta per “jus sanguinis” e perduta quando non esisteva la doppia cittadinanza.
SERVIZI CONSOLARI
Da sempre richiediamo il rafforzamento della rete e dei servizi diplomatico- consolari. Vogliamo l’apertura di nuove sedi consolari e un corretto finanziamento di quelle esistenti attraverso misure di riqualificazione della spesa e reperimento delle risorse.
L’ emergenza Covid ha evidenziato ed esasperato in diversi paesi notevoli problematicità e mancanze nei Servizi consolari. Al di là dei servizi emergenziali che hanno continuato a essere erogati, in diversi paesi i nostri consolati sono rimasti chiusi e tuttora, in una fase in cui è ormai superata la pandemia, ci viene segnalata da ogni continente una preoccupante diminuzione dei servizi, spesso resi all’osso o semplicemente di fatto cancellati
I VERI AMBASCIATORI DELL’ITALIA SONO GLI ITALIANI ALL’ESTERO
Siamo convinti che i nostri connazionali all’estero siano i veri ambasciatori dell’italianità intesa come modo di vivere, cultura, scambi commerciali , capacità imprenditoriale e lavorativa; spesso anzi sono anche i difensori dei simboli di questa italianità.
Siamo in prima fila a difendere l’”italian heritage” anche laddove la “cancel culture” è sempre più invasiva e arrogante. I nostri iscritti, tra Fdi e Ctim, sono stati e sono in prima fila a difendere simboli come il Columbus Day o le stesse statue di Colombo, vandalizzate o abbattute durante le manifestazioni dei Black Lives Matters; analogamente hanno fatto nel caso delle rimozioni dei monumenti da parte degli organi governativi o amministrativi in tutto il continente, dall’Argentina al Messico; a Santo Domingo i nostri rappresentanti hanno “adottato” la statua di Cristoforo Colombo e ne cureranno restauro, conservazione e sorveglianza.
In termini culturali dobbiamo rafforzare l’insegnamento e diffusione della lingua italiana che è sinonimo di presenza dell’Italia nel mondo: va promossa una politica di salvaguardia dell’italiano e di riacquisizione della conoscenza della stessa, soprattutto per le generazioni più giovani nelle famiglie di italodiscendenti di più antico insediamento all’estero che ne hanno perduto ormai l’uso. In questo senso vanno promossi viaggi di studio e scambi reciproci, soprattutto d’intesa con le regioni e le istituzioni scolastiche e universitarie.
MADE IN ITALY E INTERNAZIONALIZZAZIONE
Tutto ciò che produciamo in in Italia rappresenta un brand riconosciuto a livello mondiale. Il marchio del “made in Italy” è sinonimo di alta qualità, tradizione di famiglia, artigianalità, ma anche lusso ed esclusività. Abbigliamento, stile, enogastronomia, ma non solo: alta produzione tecnologica, ricerca scientifica e industriale, design, turismo e marketing territoriale. I tour dell’”italian way of life”, il nostro patrimonio artistico-culturale, le tradizioni locali si vendono in tutto il mondo.
“Fatto in Italia” è un brand che rappresenta per il Belpaese il suo modo di vivere, la sua storia, le sue radici culturali. La vocazione manifatturiera italiana è talmente apprezzata al mondo, da far considerare il Made in Italy uno dei brand più importanti a livello globale per qualità, autenticità e stile. Di fatto esso è costituito da un gruppo ristretto di imprese grandi, agili e interconnesse con una fitta rete di altre imprese di piccole/medie dimensioni.
Il valore del brand Italia è stimato circa di 2.000 miliardi di dollari: nonostante la caduta pandemica e le acquisizioni che hanno lo hanno interessato, il proliferare di nomi italiani nel mondo, il vero made in Italy resta ancora molto forte e riconosciuto a livello internazionale.
Il “Made in Italy” è dunque un elemento centrale della competitività e della presenza italiana nel mondo. Va quindi rafforzata la difesa della denominazione d’origine, la lotta alla contraffazione con sanzioni per chi acquista, l’obbligatorieta’ della marcatura d’origine, la promozione straordinaria nei mercati emergenti. L’internazionalizzazione, invece, deve essere vista come un freno alla delocalizzazione: proprio dall’esperienza del covid si è dimostrata la necessità di una “autosufficienza” nazionale pur nel quadro del mondo globalizzato.
IL NOSTRO DECALOGO
In sintesi, questi i nostri 11 impegni a tutela degli italiani e dell’italianità nel mondo:
– ripristinare il Ministero per gli Italiani nel Mondo
– difendere la rappresentanza degli italiani all’estero, in primis la legge Tremaglia sul voto all’estero, garantendone una efficace attuazione con l’introduzione del voto elettronico;
– sostenere e favorire il processo di riforma e rilancio degli organismi rappresentativi delle comunità all’estero, Comites e CGIE;
– difendere i diritti, le conquiste, i servizi, degli italiani all’estero, con particolare riferimento al potenziamento dei servizi consolari, l’assistenza sanitaria in Italia per i residenti all’estero, l’equità nella condizione fiscale;
– riaprire il termini per il riacquisto della cittadinanza italiana per coloro che l’hanno perduta non per scelta ma per obbligo e opzione forzata quando non era previsto il regime della “doppia cittadinanza”;
– promuovere l’Italianità di ritorno, tanto in termini economici, quanto culturali, sociali e personali; favorire sinergie con istituzioni economiche, culturali, universitarie;
– impegnarsi per la promozione della lingua e della cultura italiana e la conservazione e la valorizzazione dei simboli e dei monumenti italiani all’estero;
– promuovere il turismo degli “Italiani in Italia”, creando un sistema di attrazione e scoutistica, dedicata ai cittadini all’estero e agli oriundi italiani, teso a invogliarli a venire in vacanza in Italia;
– introdurre agevolazioni fiscali per quanti ristabiliscano la residenza in Italia, contribuendo così a un maggior gettito di imposta sui redditi, e misure per il reinserimento dei connazionali particolarmente qualificati professionalmente .
– introdurre misure per facilitare i nostri ricercatori nella loro formazione all’estero e in Italia e promuovere forme di tutela dei nostri studenti all’estero;
– rivedere le priorità politiche che riguardano tutela, assistenza e sostegno ai cittadini italiani residenti o temporaneamente all’estero: i connazionali all’estero sono parte integrante del popolo italiano, della sua sovranità e identità nazionale. La lesione dei loro diritti aggredisce entrambe.
Dall’assemblea di Fratelli d’Italia i punti del programma per gli Italiani nel Mondo
Tra i tavoli più partecipati della recente Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, tenutasi a Milano lo scorso weekend, sicuramente troviamo quello organizzato dal Dipartimento Italiani nel Mondo guidato da Roberto Menia.
Una riunione durata sette ore, con oltre settanta partecipanti a rappresentare trentadue Paesi e tutti e cinque i continenti, che ha visto anche l’intervento della Presidente Giorgia Meloni (CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO) che ha ricordato l’importanza degli italiani all’estero.
Tra i punti programmatici per gli Italiani nel Mondo, condivisi da tutti gli intervenuti, la necessità di tutelare il voto, la cittadinanza, il Made in Italy e il ripristino del Ministero per gli Italiani nel Mondo. Strumenti per invertire la rotta e valorizzare, come necessario, una delle risorse più importanti del nostro Paese: l’Italia al di fuori dei nostri confini.
I punti programmatici elaborati dal Dipartimento Italiani nel Mondo sono in occasione della convention sono stati i seguenti:
CITTADINI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO
Secondo i dati dell’AIRE – Anagrafe Italiani Residenti all’Estero – aggiornati al 1 gennaio 2020, sono 5.486.081 gli italiani che vivono all’estero per trasferimento o nascita.
Va notato che i dati AIRE non comprendono tutti gli italiani all’estero ma solo quelli iscritti all’anagrafe. I numeri ufficiali sono dunque certamente più bassi del reale (secondo Il Sole24ore anche del 40%).
Dal 2006 al 2020 la mobilità italiana è aumentata di oltre il 70% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’AIRE a 5 milioni e mezzo. Quasi la metà degli italiani iscritti all’AIRE è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32,0% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord (il 18,0% dal Nord-Ovest e il 17,5% dal Nord-Est) e il 15,6% dal Centro.
E’ quindi in corso una vera e propria emergenza epocale: al 1à gennaio 2020, si riscontravano 197.800 nuovi emigrati italiani. E solo negli ultimi dieci anni sono ormai 1 milione gli italiani che si sono trasferiti all’estero. Ormai il 9% dei cittadini italiani vive fuori dai confini del nostro paese.
Il flusso degli italiani che decidono di trasferirsi all’estero determina anche una perdita per il nostro paese di figure qualificate: nell’ultimo anno qui preso in esame, il 53% di chi se n’è andato è in possesso di un titolo di studio medio-alto: si tratta di circa 33mila diplomati e 29mila laureati
LA DESTRA PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO
FdI rivendica la tradizionale posizione della destra che guarda con patriottismo e orgoglio a quell’Italia che vive fuori dai nostri confini: 60 milioni di italiani oriundi, che conservano il nome e spesso la lingua in ogni angolo del mondo; 5,5 milioni di cittadini italiani che sono il frutto sia della “vecchia” emigrazione italiana, sia di quella “nuova”, spesso di cervelli, di ricercatori e laureati, molti giovani ma non solo; ed una presenza socioculturale che parla di più di 400 organi di stampa e tv, 100 istituti di cultura, 500 comitati della Dante, migliaia di esercizi commerciali, ristoranti, il made in Italy diffuso…
Non a caso nel “manifesto di fondazione di FdI si scrive: “Guardiamo alle comunità italiane all’estero come parte integrante del nostro popolo e come una ricchezza per l’intera nazione, connazionali ai quali deve essere garantita piena uguaglianza dei diritti civili e politici garantiti dalla costituzione. Tutelare l’italianità nel mondo anche come prezioso strumento di facilitazioni delle relazioni diplomatiche, economiche e commerciali con gli stati esteri”.
VOTO ALL’ESTERO, UN DIRITTO CHE NON SI TOCCA
Ecco perché la conquista del voto per gli italiani all’estero non può essere messa in discussione ed anzi va rivendicato come bagaglio storico di una grande battaglia della destra ed in particolare dell’indimenticato Mirko Tremaglia. Il diritto di voto è strettamente connesso alla cittadinanza e non può quindi essere limitato nè condizionato per i residenti all’estero, come da più parti si adombra adducendo soprattutto motivazioni di spesa.
IL CORAGGIO DI CAMBIARE. VOTO ELETTRONICO ALL’ESTERO
Il vero problema del voto per corrispondenza non è tanto e solo quello della spesa ma piuttosto quello dei brogli (il recente voto del Senato che ha escluso un eletto in Argentina ne è l’ennesima dimostrazione) e delle gravi lacune che denuncia soprattutto rispetto alla mancata garanzia della effettività e della segretezza del voto.
La nostra proposta è che, con password personali e sistemi di sicurezza garantiti dallo Stato, si possa esprimere il voto in forma elettronica garantendo la sua personalità, segretezza ed effettività. Vista la ormai generale diffusione dell’alfabetizzazione informatica, sembra priva di fondamento l’obiezione che un tal sistema escluderebbe le fasce più dall’accesso al voto.
Sarebbe anche utile rivedere il sistema di attribuzione dei seggi nella circoscrizione estero (4 senatori e 8 deputati), la cui attuale divisione in quattro diversi sotto-collegi, con enormi sproporzioni numeriche, non appare rispettosa del principio di proporzionalità.
LA RAPPRESENTANZA DI BASE: COMITES E CGIE
Le recenti elezioni dei Comites, (Comitati per gli italiani all’estero) cui ha partecipato meno del 3% degli aventi diritto, hanno dimostrato come sia totalmente da ripensare il sistema della rappresentanza degli italiani nel mondo. Sono 120 i Comites che, nelle diverse circoscrizioni diplomatico-consolari, sono stati istituiti al fine di contribuire ad individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della comunità di riferimento; promuovono iniziative nelle materie attinenti alla vita sociale e culturale, con particolare riguardo alla partecipazione dei giovani, alle pari opportunità, all’assistenza sociale scolastica, alla formazione professionale, al settore ricreativo, allo sport e al tempo libero.
Lo stesso CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’estero), attualmente in fase di rinnovo, con la sua struttura pachidermica e lottizzata, ha dimostrato di non essere adeguato a reggere le sfide del presente.
CITTADINANZA
In un’Italia a crescita demografica zero il tema dell’immigrazione di ritorno può essere un’opportunità. Il calo demografico va contrastato con politiche serie di sostegno alle famiglie e alla natalità e qualora si renda necessaria una quota di immigrazione facendo ricorso a un’immigrazione compatibile con i nostri modelli culturali e valoriali; in primis i cosiddetti “oriundi”.
Abbiamo con amarezza dovuto prendere atto, da diverse fonti, di come sia estenuante la trattazione delle pratiche di cittadinanza, sottoposta a burocratismi, lungaggini, “distrazioni” e carenza di risorse che stridono con la ben diversa attenzione che viene riservata alla “regolarizzazione” di chi immigra nel nostro paese anche illegalmente.
Nel momento in cui in Parlamento si riapre il dibattito sulla concessione della cittadinanza per “jus culturae”, non può non mettersi all’ordine del giorno la questione del riacquisto della cittadinanza italiana già posseduta per “jus sanguinis” e perduta quando non esisteva la doppia cittadinanza.
SERVIZI CONSOLARI
Da sempre richiediamo il rafforzamento della rete e dei servizi diplomatico- consolari. Vogliamo l’apertura di nuove sedi consolari e un corretto finanziamento di quelle esistenti attraverso misure di riqualificazione della spesa e reperimento delle risorse.
L’ emergenza Covid ha evidenziato ed esasperato in diversi paesi notevoli problematicità e mancanze nei Servizi consolari. Al di là dei servizi emergenziali che hanno continuato a essere erogati, in diversi paesi i nostri consolati sono rimasti chiusi e tuttora, in una fase in cui è ormai superata la pandemia, ci viene segnalata da ogni continente una preoccupante diminuzione dei servizi, spesso resi all’osso o semplicemente di fatto cancellati
I VERI AMBASCIATORI DELL’ITALIA SONO GLI ITALIANI ALL’ESTERO
Siamo convinti che i nostri connazionali all’estero siano i veri ambasciatori dell’italianità intesa come modo di vivere, cultura, scambi commerciali , capacità imprenditoriale e lavorativa; spesso anzi sono anche i difensori dei simboli di questa italianità.
Siamo in prima fila a difendere l’”italian heritage” anche laddove la “cancel culture” è sempre più invasiva e arrogante. I nostri iscritti, tra Fdi e Ctim, sono stati e sono in prima fila a difendere simboli come il Columbus Day o le stesse statue di Colombo, vandalizzate o abbattute durante le manifestazioni dei Black Lives Matters; analogamente hanno fatto nel caso delle rimozioni dei monumenti da parte degli organi governativi o amministrativi in tutto il continente, dall’Argentina al Messico; a Santo Domingo i nostri rappresentanti hanno “adottato” la statua di Cristoforo Colombo e ne cureranno restauro, conservazione e sorveglianza.
In termini culturali dobbiamo rafforzare l’insegnamento e diffusione della lingua italiana che è sinonimo di presenza dell’Italia nel mondo: va promossa una politica di salvaguardia dell’italiano e di riacquisizione della conoscenza della stessa, soprattutto per le generazioni più giovani nelle famiglie di italodiscendenti di più antico insediamento all’estero che ne hanno perduto ormai l’uso. In questo senso vanno promossi viaggi di studio e scambi reciproci, soprattutto d’intesa con le regioni e le istituzioni scolastiche e universitarie.
MADE IN ITALY E INTERNAZIONALIZZAZIONE
Tutto ciò che produciamo in in Italia rappresenta un brand riconosciuto a livello mondiale. Il marchio del “made in Italy” è sinonimo di alta qualità, tradizione di famiglia, artigianalità, ma anche lusso ed esclusività. Abbigliamento, stile, enogastronomia, ma non solo: alta produzione tecnologica, ricerca scientifica e industriale, design, turismo e marketing territoriale. I tour dell’”italian way of life”, il nostro patrimonio artistico-culturale, le tradizioni locali si vendono in tutto il mondo.
“Fatto in Italia” è un brand che rappresenta per il Belpaese il suo modo di vivere, la sua storia, le sue radici culturali. La vocazione manifatturiera italiana è talmente apprezzata al mondo, da far considerare il Made in Italy uno dei brand più importanti a livello globale per qualità, autenticità e stile. Di fatto esso è costituito da un gruppo ristretto di imprese grandi, agili e interconnesse con una fitta rete di altre imprese di piccole/medie dimensioni.
Il valore del brand Italia è stimato circa di 2.000 miliardi di dollari: nonostante la caduta pandemica e le acquisizioni che hanno lo hanno interessato, il proliferare di nomi italiani nel mondo, il vero made in Italy resta ancora molto forte e riconosciuto a livello internazionale.
Il “Made in Italy” è dunque un elemento centrale della competitività e della presenza italiana nel mondo. Va quindi rafforzata la difesa della denominazione d’origine, la lotta alla contraffazione con sanzioni per chi acquista, l’obbligatorieta’ della marcatura d’origine, la promozione straordinaria nei mercati emergenti. L’internazionalizzazione, invece, deve essere vista come un freno alla delocalizzazione: proprio dall’esperienza del covid si è dimostrata la necessità di una “autosufficienza” nazionale pur nel quadro del mondo globalizzato.
IL NOSTRO DECALOGO
In sintesi, questi i nostri 11 impegni a tutela degli italiani e dell’italianità nel mondo:
– ripristinare il Ministero per gli Italiani nel Mondo
– difendere la rappresentanza degli italiani all’estero, in primis la legge Tremaglia sul voto all’estero, garantendone una efficace attuazione con l’introduzione del voto elettronico;
– sostenere e favorire il processo di riforma e rilancio degli organismi rappresentativi delle comunità all’estero, Comites e CGIE;
– difendere i diritti, le conquiste, i servizi, degli italiani all’estero, con particolare riferimento al potenziamento dei servizi consolari, l’assistenza sanitaria in Italia per i residenti all’estero, l’equità nella condizione fiscale;
– riaprire il termini per il riacquisto della cittadinanza italiana per coloro che l’hanno perduta non per scelta ma per obbligo e opzione forzata quando non era previsto il regime della “doppia cittadinanza”;
– promuovere l’Italianità di ritorno, tanto in termini economici, quanto culturali, sociali e personali; favorire sinergie con istituzioni economiche, culturali, universitarie;
– impegnarsi per la promozione della lingua e della cultura italiana e la conservazione e la valorizzazione dei simboli e dei monumenti italiani all’estero;
– promuovere il turismo degli “Italiani in Italia”, creando un sistema di attrazione e scoutistica, dedicata ai cittadini all’estero e agli oriundi italiani, teso a invogliarli a venire in vacanza in Italia;
– introdurre agevolazioni fiscali per quanti ristabiliscano la residenza in Italia, contribuendo così a un maggior gettito di imposta sui redditi, e misure per il reinserimento dei connazionali particolarmente qualificati professionalmente .
– introdurre misure per facilitare i nostri ricercatori nella loro formazione all’estero e in Italia e promuovere forme di tutela dei nostri studenti all’estero;
– rivedere le priorità politiche che riguardano tutela, assistenza e sostegno ai cittadini italiani residenti o temporaneamente all’estero: i connazionali all’estero sono parte integrante del popolo italiano, della sua sovranità e identità nazionale. La lesione dei loro diritti aggredisce entrambe.
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