“Attendevamo la sentenza e non ci stupiamo che ancora una volta i principi per cui le Vittime dell’eternit non abbiano mai Giustizia siano sempre due e sempre gli stessi:
1) l’insistenza nel non voler dimostrare alcun nesso causale tra la comparsa del mesothelioma e l’esposizione alla fibra, sia nel breve che nel lungo periodo, né con l’intervento di sostanze ‘acceleratori’ come la tremolite;
2) il presupposto che titolari e dirigenti d’azienda che lo impiegavano come materiale non fossero a conoscenza dei danni che l’amianto può causare e che conseguentemente non ne abbiano responsabilità.
Per inciso, già nel 1954 Italo Calvino nel suo reportage
per l’Unità sulla miniera di Balangero dava voce agli operai e denunciava “il grigio polverone d’asbesto della cava che dove arriva brucia, foglie e polmoni”, a dimostrazione che le conseguenze della sua inalazione erano già accertate e note più di 60 anni fa.
L’Italia ha poi dovuto attendere ben 38 anni per avere una legge che lo mettesse al bando, quando già era iniziata questa strage silenziosa.
La sentenza da alle fiamme anni di studi e di dati che supportano la tesi della fibra killer ad origine del tumore, prende in giro la scienza ed anche i familiari delle Vittime. Decine di lavoratori sono morti per l’esposizione all’amianto in Olivetti e non hanno avuto giustizia, e, con sentenze di questo tipo, non l’avranno mai.
Queste le dichiarazioni di Cinzia Pellegrino – Coordinatore Nazionale del Dipartimento tutela Vittime di FdI-AN – dopo che la corte d’appello di Torino ha ribaltato la condanna per le morti provocate dall’esposizione all’amianto negli stabilimenti Olivetti tra gli anni Settanta e i primi anni Duemila ed ha “assolto perché il fatto non sussiste” i dirigenti – tra i quali Carlo De Benedetti, il fratello Franco e Corrado Passera – che erano a processo per lesioni colpose e omicidio colposo.