Il testo integrale della lettera del presidente di FdI pubblicata venerdì 10 aprile 2020 dal quotidiano «La Verità»
Gentile Direttore,
il governo ha posto la fiducia al Senato sul decreto Cura Italia, facendo così decadere ogni emendamento presentato dalle opposizioni e smentendo nei tatti la volontà di condivisione raccontala in pubblico. Il decreto non era stato condiviso con le opposizioni durante la sua stesura, non lo è stato neppure con il passaggio parlamentare. Con buona pace della presunta centralità del Parlamento. Il premier Giuseppe Conte ha probabilmente mal interpretato l’invito del Presidente della Repubblica alla collaborazione tra forze politiche: sembra aver capito che a lui e al suo governo siano stati dati pieni poteri e all’opposizione solo il compilo di tacere e votare qualsiasi provvedimento. Una nuova e bizzarra versione di unità nazionale. Ma il problema qui non è lo spazio politico concesso alle opposizioni, né le ore buttate in inconcludenti cabine di regia. Se il governo procedesse spedito a colpi di decreti e norme in grado di fare il bene dell’Italia saremmo ben felici di lasciar fare Conte, Di Maio, Gualtieri. Purtroppo, non è così. Diciamo che una mano ai signori di Pd e M5S servirebbe parecchio, e visto che sono alla guida di una nave con a bordo 60 milioni di italiani la questione ci preoccupa.
Migliaia di persone sono morte, milioni sono state private di colpo della fonte di reddito. Il presente spaventa, e ancora di più il futuro. Siamo e saremo responsabili, non c’è bisogno di chiedercelo. Ma la nostra responsabilità la mettiamo solo al servizio dell’Italia. Questo vuol dire aiutare il governo a fare bene, ma anche dire con chiarezza quando sbaglia. È quello che abbiamo fatto fin dal primo giorno di questa maledetta epidemia. Ma chiunque abbia la pazienza di guardarsi indietro scoprirà che le nostre proposte sono state fin qui tutt’altro che pretestuose. Quando qualcuno parlava ancora di «panico immotivato da coronavirus» segnalavamo al governo la necessità di porre in quarantena chi arrivava da zone a rischio, garantire la tenuta del servizio sanitario nazionale che rischiava il collasso, mettere in sicurezza i settori strategici della nostra economia attraverso una golden power rafforzata arrivata solo pochi giorni fa. Ci hanno accusati di demagogia quando abbiamo detto che sarebbero servite decine di miliardi per fronteggiare l’emergenza, quando abbiamo parlato di sospensione delle imposte, di cassa integrazione per tutti, sostegno ai lavoratori autonomi, congedi parentali e molto altro ancora. Oggi siamo tutti d’accordo: non erano «sparate». E molti suggerimenti avremmo voluto dare anche per il Cura Italia. Non è stato possibile per la rigidità ideologica delle forze di maggioranza. A causa dell’emergenza vengono limitate drasticamente tutte le libertà fondamentali: la gente è serrata dentro casa, le imprese chiuse, il Parlamento congelato, ma in tutto questo non vengono scalfite le rigidità burocratiche e normative care alla sinistra.
Abbiamo chiesto di dare subito 1.000 euro sul conto corrente di tutti coloro che si sono ritrovati senza reddito mentre lo stato si prendeva i giorni necessari a varare provvedimenti più strutturati. Ci hanno detto che eravamo come Cetto Laqualunque: loro, che si sono inventati il reddito di cittadinanza. Abbiamo chiesto di togliere l’obbligo della contrattazione sindacale e dell’iscrizione agli enti bilaterali per accedere alla Cig. Ci hanno detto di no. Ora nessun lavoratore dipendente o autonomo vedrà un euro prima di fine aprile, nella migliore delle ipotesi. Abbiamo chiesto di dare subito liquidità alle aziende: hanno varato un decreto con il quale i primi prestiti arriveranno, a condizioni tutt’altro che generose, tra mesi, quando molti saranno già falliti. Sarebbe servito anche un contributo a fondo perduto alle aziende, perché non si può chiedere a chi è stato costretto a chiudere di indebitarsi per continuare a lavorare.
Abbiamo chiesto di liberare l’economia da vincoli e fardelli, di abolire il decreto Dignità, l’abolizione degli Isa, tetto al contante e minimi contributivi; abbiamo chiesto voucher lavoro liberi in tutti i settori, soprattutto in agricoltura. Nulla da fare. Per l’agricoltura non vogliono i voucher, come affermato dal ministro Teresa Bellanova: preferiscono una sanatoria per gli immigrati clandestini. Di liberare l’economia non se ne parla: hanno già fatto capire che appena possibile l’Agenzia delle entrate ricomincerà a bastonare famiglie e imprese. Anche in piena crisi sanitaria, sociale ed economica, il governo più a sinistra della storia d’Italia non rinuncia ai suoi dogmi ideologici. Così rischiamo la desertificazione del nostro tessuto produttivo e una ecatombe occupazionale.
Fratelli d’Italia continuerà a formulare le sue proposte nell’interesse dell’Italia, e nell’interesse dell’Italia continuerà a dire con chiarezza quando il governo sbaglia. Questo è il compito di una opposizione responsabile e patriottica.
Giorgia Meloni
Presidente Fratelli d’Italia