Caro Direttore,
Le scrivo per condividere con Lei una bella soddisfazione ma anche un grande rammarico per una occasione persa dalla nostra Nazione. Il Fondo Monetario Internazionale darà vita alla prima mega emissione di Diritti Speciali di Prelievo (Dsp), pari a 650 miliardi di dollari, per fronteggiare la crisi planetaria causata dall’epidemia di Covid. I Dsp non sono un prestito e non sono vincolati ad alcuna condizionalità, sono liquidità internazionale creata in favore degli Stati membri in ragione della propria quota nel capitale dell’istituzione. All’Italia arriveranno 20 miliardi. Una boccata di ossigeno per molti Stati, con evidenti effetti positivi sull’economia mondiale, compresa quella italiana.
Una soddisfazione, dicevo, visto che proprio di questa ipotesi scrivevo nella lettera che il «Corriere» ha avuto la gentilezza (e il coraggio) di ospitare più di un anno fa, il 27 maggio 2020. Non era certo una mia estrosa intuizione: mi ero limitata a riprendere e fare miei studi e proposte già formulate, tra gli altri, dal Financial Times e dagli economisti Domenico Lombardi (con trascorsi al Fmi) e Jim O’ Neill (ex segretario al Tesoro britannico), per attivare un poderoso strumento privo di costi e trappole che avevamo a disposizione. L’unico onere – ma io direi, onore – sarebbe stato, per l’Italia, quello diplomatico di rendersi protagonista in sede internazionale promuovendo una simile proposta.
Da qui il rammarico. Né il Governo, né il circuito mainstream di economisti, intellettuali e giornalisti italiani hanno colto l’occasione di rendere l’Italia centrale nella scena internazionale facendosi promotori e sostenitori di questa coraggiosa iniziativa multilaterale di contrasto alla crisi di questi anni. Le critiche alla proposta di Fratelli d’Italia riguardavano i presunti tempi lunghi e l’irrealizzabilità concreta di una tale iniziativa. Ma non solo: la nostra proposta è stata dipinta come un’idea «anti europeista» perché osava alzare lo sguardo oltre i confini delle dinamiche UE. Insomma, una «boutade sovranista». Critiche bizzarre se si pensa che i Dsp sono nati nel 1969 per essere uno strumento universale a sostegno dell’intero azionariato del Fmi che, ad oggi, conta ben 190 Stati, di cui tutti i membri dell’Unione Europea.
Obiezioni scomparse dai radar ora che la direttrice generale del Fmi, Kristalina Georgieva, ha annunciato che la più imponente emissione di Dsp della storia, approvata dal Consiglio direttivo a fine giugno e confermata dagli Stati azionisti nel giro di poco più di un mese, sarà immediatamente utilizzabile dagli Stati, senza costi o condizioni, già dal prossimo 23 agosto. Peraltro, Domenico Lombardi e il suo collega Jim O’ Neill hanno da tempo sviluppato uno schema per amplificare la capacità finanziaria spettante all’Italia in ragione di un rapporto di almeno uno a cinque – si arriverebbe così a un impatto di 100 miliardi di dollari – con ovvie ricadute favorevoli per il nostro tessuto economico nella peggiore crisi che l’Italia sta attraversando dal Dopoguerra.
Mi auguro che questa volta Governo e presunti esperti mettano da parte la loro immotivata spocchia e prendano seriamente in considerazione la proposta. Così come è abituato a fare Fratelli d’Italia: senza preclusioni ideologiche, sempre e solo nell’interesse dell’Italia.