No al licenziamento di 187 dipendenti e delocalizzazione azienda in Polonia. “L’azienda K-Flex, nata nel 1989 a Roncello (Monza e Brianza), si appresta a licenziare i 187 dipendenti del suo primo stabilimento per spostare la produzione in Polonia, dove già operano 250 lavoratori. Lo stabilimento, che produce e distribuisce isolanti termici e acustici, dopo quasi trent’anni di attività, altri dieci impianti ed oltre 2mila dipendenti in tutto il mondo, e dopo – soprattutto – milioni di euro incassati dallo Stato per lo sviluppo e la ricerca vuole chiudere. Il ministro Calenda sappia che non arretreremo mai su questi temi e proprio per questo ho presentato una urgente risoluzione in Commissione. Vuoi delocalizzare? Prima restituisci i soldi che la collettività ti ha dato per fare rimanere il lavoro in Italia”.
È quanto dichiara il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Walter Rizzetto, vicepresidente della commissione Lavoro, che ha presentato una risoluzione in commissione.
Ecco il Testo:
RISOLUZIONE IN COMMISSIONE Vice Pres. Rizzetto
La XI Commissione,
premesso che:
l’Isolante K-Flex SpA è un’azienda italiana per la produzione e distribuzione di isolanti termici ed acustici nata nel 1989 a Roncello (MB), e che attualmente è presente a livello mondiale con nove impianti produttivi e sedi commerciali in quattordici Nazioni;
nello scorso mese di gennaio la K-Flex ha annunciato la propria decisione di licenziare i 187 lavoratori dell’impianto produttivo della provincia di Monza per delocalizzare la produzione nello stabilimento sito in Polonia e di mantenere in Italia unicamente attività di natura commerciale e di supporto logistico;
i dipendenti ai quali è stato comunicato il licenziamento sono in sciopero permanente dal 24 gennaio ma l’azienda ha già escluso la possibilità di ricollocamento del personale in esubero;
lo scorso 8 marzo il Ministro dello sviluppo economico, rispondendo a un atto di sindacato ispettivo sulla vicenda, ha ribadito che «K-flex è una multinazionale che opera in dieci Paesi, con oltre 1.500 addetti, e non è pertanto un’azienda in crisi, come mostrano gli stessi bilanci che evidenziano tra l’altro investimenti in crescita»;
al fine di cercare una soluzione alla difficile situazione, il Ministero dello sviluppo economico ha attivato un tavolo di confronto con la partecipazione delle istituzioni del territorio e delle organizzazioni sindacali, ma lo scorso 15 marzo l’azienda ha disertato l’incontro per la seconda volta, affermando in una nota di non avere «novità da comunicare riguardo alla propria decisione di cessare l’attività produttiva del sito di Roncello già espressa e confermata nel corso dell’incontro del 3 marzo scorso» e annunciando l’intenzione di non partecipare all’incontro;
la questione della delocalizzazione dell’impianto di Roncello è aggravata dal fatto che l’azienda ha percepito negli anni oltre dodici milioni di fondi pubblici da investire in ricerca e sviluppo, e che avrebbe sottoscritto un impegno secondo il quale nel 2017 nessun posto di lavoro sarebbe stato a rischio;
stando a quanto riferito in aula dal ministro dello sviluppo economico «Per quanto riguarda gli investimenti nel campo della ricerca e sviluppo, la società ha beneficiato di 7,7 milioni di agevolazioni; 5,1 milioni di euro su un progetto selezionato attraverso una procedura negoziale a sportello, finanziata con fondi della Cassa depositi e prestiti; 1,35 milioni di euro sul bando REACH ultimato; 1,2 milioni sul bando Horizon 2020 per un finanziamento agevolato non ancora erogato»;
di questi fondi, tuttavia, solamente 1,2 milioni a valere sul bando Horizon potranno essere revocati qualora venisse delocalizzato «in quanto l’attività di ricerca deve necessariamente essere svolta in Italia», mentre «per i precedenti due strumenti agevolativi, sulla base dei regolamenti comunitari, non è previsto il mantenimento dell’attività produttiva in Italia a seguito della conclusione degli investimenti» e quindi non si può chiederne la restituzione all’azienda;
la K-Flex ha, inoltre, beneficiato di oltre venti milioni di euro di contributi erogati dalla Società Italiana per le Imprese all’Estero, come confermato anche dal ministro nel corso del suo intervento in aula: «Tra il 2007 e il 2012 Simest ha supportato il processo di crescita internazionale di K-flex attraverso la partecipazione a cinque operazioni di aumento di capitale, per 17,2 milioni, e attraverso un fondo di venture capital per 5 milioni destinati a Paesi strategici quali gli Emirati Arabi Uniti, la Cina, l’India e la Malesia»;
il Ministro ha chiaramente affermato che «Il quadro di valutazione che emerge alla luce di queste considerazioni rende del tutto incomprensibile e non giustificata la decisione di cessare l’attività produttiva nello stabilimento italiano, quando, come risulta dagli accordi sottoscritti, vi erano impegni a non licenziare e ad avviare una riorganizzazione che avrebbe reso ancora più competitivo il sito»;
di fatto però non solo l’azienda K-Flex ha sfruttato gli incentivi economici offerti dallo Stato seguendo logiche dettate unicamente dalla massimizzazione del profitto, senza rispettare gli impegni e senza tutelare i propri dipendenti, ma allo stato si rifiuta anche di sostenere qualunque trattativa con le istituzioni e le organizzazioni sindacali per il ricollocamento degli oltre centottanta esuberi,
impegna il Governo,
ad assumere ogni iniziativa utile alla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali dell’azienda;
a verificare le modalità e le finalità con le quali sono stati spesi i contributi pubblici erogati alla K-Flex, accertandone la congruità rispetto all’impiego previsto dalle norme vigenti;
quali urgenti iniziative intenda assumere, se del caso anche attraverso le opportune modifiche normative e/o regolamentari, al fine di prevedere il rimborso tassativo e integrale dei contributi pubblici percepiti a qualunque titolo dalle aziende che successivamente procedono alla delocalizzazione della produzione, anche solo parziale.