“L’Italia sta sottovalutando quanto sta accadendo in Libia. La Libia ormai è in balia di sé stessa e rischia di diventare una nuova Siria. È necessaria un’iniziativa strategica che vada oltre l’intervento militare e che coinvolga politicamente l’Italia e l’Unione europea”. Questo il messaggio che giunge dal convegno organizzato da Lettera22 “La guerra civile in Libia, il blocco navale e la difesa dei confini di fronte al pericolo di una ripresa degli sbarchi” che si è tenuto oggi in Senato. Sullo sfondo il libro di Fausto Biloslavo “Libia Kaputt”, che attraverso i fumetti racconta i recenti momenti più drammatici della storia libica, dalla caduta di Gheddafi all’esplosione della bomba migranti.
Crisi in Libia, che come ha fatto notare il generale, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore, Marco Bertolini “è stata una sveglia per l’Italia, nel senso che si ha fatto capire che la guerra è nel nostro giardino di casa e non possiamo fare finta di nulla”. Da qui però a pensare a un intervento diretto delle forze militari italiane ce ne passa. “Lo strumento militare – continua Bertolini – è importante ma ha un costo finanziario e militare. Ma soprattutto impone uno sforzo corale e una compattezza del cosiddetto fronte interno che al momento non c’è. Basti pensare alle divisioni che nella nostra Nazione esistono su altri temi fondamentali, come ad esempio sulla definizione di famiglia”. Ma dal punto di vista diplomatico l’Italia ha commesso numerosi errori, come sottolinea il corrispondente di guerra de La Stampa, Francesco Semprini: “Il nostro Paese in Libia era in una posizione di privilegio ma l’aver richiamato l’ambasciatore, ha garantito una posizione di vantaggio alle altre Nazioni, tra cui in particolare la Francia, con la conseguenza di penalizzare l’Italia. Oggi la Libia è in balia di sé stessa. Bisogna creare un partenariato, superare l’atteggiamento miope di questi anni e mettere in campo politiche strategiche che vadano oltre l’emergenza, e che fronteggino la questione migratoria del Sud del Paese”. E sul fronte politico sia il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia in Commissione Esteri, Andrea Delmastro, e il senatore di FdI, Adolfo Urso, vicepresidente Copasir, ribadiscono la necessità di un più serio e concreto impegno politico del nostro governo direttamente in Libia, pur non confidando nelle capacità del ‘Governo del Cambiamento’, e nel Parlamento europeo dove “il nostro eccellente gruppo di europarlamentari saprà indicare le scelte migliori” soprattutto nella difesa dei nostri interessi contro Parigi “il cui obiettivo è rimpiazziare Eni con Total e scatenare una tempesta di migranti che si riversi sull’Italia”. È necessario realizzare il blocco navale, sottolineando, che questo “rappresenta un’opzione non più rinviabile anche perché è la stessa Europa ad aver previsto l’ipotesi “blocco navale” al Consiglio Europeo del giugno 2017. L’Italia, allora, non colse questa opportunità e ad oggi il governo Lega-M5S, che si dipinge sovranista, fa molto meno rispetto alla cancelliera Merkel nel contrasto all’immigrazione”. E su un’azione più efficace dell’Italia è convinto anche il giornalista corrispondente di guerra de Il Giornale, Fausto Biloslavo che concludendo i lavori rilancia: “L’Italia dovrebbe intervenire di più e anche da sola se non c’è l’Europa. Abbiamo una presenza militare che potrebbe obbligare i contendenti a sedersi attorno ad un tavolo, e potrebbe anche farlo come forza di intermediazione, che fa da cuscinetto fra il governo e Haftar. La situazione è disastrosa. Rischiamo di avere uno scenario siriano ma alle porte di casa, e con l’ingerenza straniera di tutti gli attori regionali. Per questo non possiamo continuare a voltarci dall’altro lato”.